SWarD Project

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CNR-IRCrES

'Scholars at War Digital Library' is an Innovative Environment for Advanced Documents Management. Its purpose is to offer a repository of primary sources about knowledge and politics, written by academics between the extremes of the Franco-Prussian War (1870) and the fall of the Berlin Wall (1989).


80 objects

A proposito dell’Università italiana in Trieste

Graziadio Isaia Ascoli
Nel vibrante saggio epistolare scritto a Milano, Graziadio Isaia Ascoli analizza con lucida passione la necessità di fondare un’università di lingua italiana a Trieste, allora sotto l’Austria. Dialogando idealmente con interlocutori scettici, Ascoli elenca i vantaggi culturali, scientifici ed economici che un grande ateneo adriatico apporterebbe agli italofoni dell’impero, smonta i timori di Vienna circa l’irredentismo e richiama gli esempi delle università francesi in territorio straniero. Il testo, punteggiato da ironia e argomentazioni stringenti, denuncia l’insufficienza dei sussidi governativi alla Dante Alighieri e invita a un’azione trasparente, graduale e coraggiosa per l’ampliamento dell’istruzione superiore italiana oltreconfine, anticipando temi che saranno centrali nel dibattito sull’autonomia universitaria del Novecento.
1903

Adunata Solenne del 15 Giugno 1919

Francesco d’Ovidio
La seduta solenne, onorata dalla presenza di Vittorio Emanuele III, celebra la ripresa delle attività dell’Accademia dopo l’intervallo bellico. Nel vibrante discorso inaugurale, d’Ovidio intreccia elogio monarchico e riflessione sul ruolo della scienza nella ricostruzione morale del Paese. Seguono commemorazioni dei soci caduti, resoconti sui Premi Reali, sui concorsi ministeriali e sull’imponente revisione statutaria intrapresa per modernizzare l’istituto. Tra retorica patriottica e puntuali dati amministrativi, il rendiconto offre uno spaccato della comunità scientifica italiana alle soglie del dopoguerra, oscillante fra entusiasmo per la vittoria e consapevolezza delle sfide che attendono ricerca, educazione e industria nazionali.
1919

Alle porte orientali d'Italia : dialetti e lingue della Venezia Giulia (Friuli e Istria) e stratificazioni linguistiche in Istria. Con un’appendice di testi dialettali e una carta linguistica della Venezia Giulia

Matteo Bartoli, Giuseppe Vidossi
Nel volume sono confluiti materiali di precedenti lavori. L’intento era di «esporre […] le condizioni linguistiche dei territori contesi» alla fine della Seconda guerra mondiale, informando l’opinione pubblica e contribuendo a sostenere i «negoziatori» (p. 5). Nell’esporre il quadro linguistico dell’italianità istriana, gli autori mettevano in campo anche l’argomento del bilinguismo, più diffuso tra slavi che tra italiani (pp. 30-33), a conferma di un prestigio e di una capacità di irradiazione linguistica che pendeva tutta a favore della koinè veneta e dell’italiano, con l’implicito corollario del diritto a una prevalenza politico-amministrativa.
1945

Anti-Chamberlain : Betrachtungen eines Linguisten über Houston Stewart Chamberlains 'Kriegsaufsätze' und die Sprachbewertung im allgemeinen

Leo Spitzer
Il saggio di Leo Spitzer offre una lucida analisi degli scritti di guerra del filosofo britannico Houston Stewart Chamberlain, celebre per le sue teorie razziste e nazionaliste. Con rigore intellettuale, Spitzer smaschera le contraddizioni e le fragilità insite nelle argomentazioni di Chamberlain, mettendo in discussione le sue posizioni linguistiche e culturali. Questo saggio si erge come una vibrante apologia della diversità linguistica e culturale, opponendosi con fermezza alle visioni monolitiche e xenofobe sostenute dall'autore britannico.
1918

Auf rauhem Wege. Jugenderinnerungen eines deutschen Professors

Mark Lidzbarsk
Nei suoi ricordi d’infanzia, la città di Plock appare come un crocevia di contrasti. Le strade polverose e le case modeste racchiudono un mondo fatto di rigore e devozione, dove il giovane Lidzsbark, nato nel 1868, muove i primi passi. La scuola ebraica, una stanza spartana illuminata da poche finestre, risuona delle voci di ragazzi impegnati a decifrare antichi testi sotto lo sguardo severo del maestro. "Il Talmud era il nostro mondo", ricorda, un labirinto di domande e risposte, attraverso cui si cercava la verità. La madre, immagine di devozione silenziosa, lo vede come l’erede spirituale del fratello rabbino, sperando che segua quella stessa via. Eppure, dietro la disciplina e la vita scandita dalle preghiere, nasce in lui il desiderio di conoscere altro, di esplorare il mondo esterno, fatto di lingue nuove, idee vive, in un delicato equilibrio tra passato e futuro.
1927

Aus dem Wörterbuch des Unmenschen Fanatisch

Gerhard Storz
Subito dopo la catastrofe del 1945, la rivista «Die Wandlung» apre un laboratorio etico intellettuale nella Heidelberg in macerie, raccogliendo filosofi, storici, scrittori e testimoni che vogliono rifondare la coscienza tedesca. Nei sei fascicoli del primo annata compaiono interventi di Karl Jaspers, Hannah Arendt, Hans-Georg Gadamer, Ernst Robert Curtius e molti altri, in un serrato dialogo tra diario, saggio politico, reportage documentario e analisi lessicale. Gli autori riflettono sul fanatismo, sulle rovine morali del Reich, sul futuro della democrazia, e ricollegano la tradizione umanistica europea a una speranza di rinascita civile. Ne risulta un mosaico polifonico, lucido, severo, vibrante di fiducia critica che illumina le ombre del presente tedesco rinato.
1946

Aus meiner Arbeit

Karl Sudhoff
In un'epoca segnata dai tumultuosi eventi delle guerre mondiali e dalle pesanti riforme del sistema universitario tedesco, Karl Sudhoff, pioniere della storia della medicina, si impegna a ristabilire un ponte tra passato e presente, tra medicina e umanesimo, consacrando tutta la sua vita alla ricerca accademica. Come in un atto di fede, Sudhoff si confessa e racconta le sue esperienze, le sue scoperte e le sfide incontrate lungo il cammino. Attraverso "Aus meiner Arbeit", l'autore non solo offre un resoconto delle sue indagini storiche, ma rivela anche una profonda dedizione a un ideale: quello di ricostruire la continuità della conoscenza umana e di arricchire la pratica medica contemporanea con una comprensione più completa delle sue radici.
1929

Autobiographische Aufzeichnungen Und Erinnerungen Von Carl Brockelmann

Rudolf Sellheim
Le memorie di Carl Brockelmann sono una cronaca serrata e essenziale delle tappe principali della sua vita. Lo stile, diretto e privo di abbellimenti, riflette la personalità di Brockelmann: uomo dotato di una memoria straordinaria e di una notevole capacità di concentrazione, scrisse queste memorie per il figlio sopravvissuto alla prigionia russa. Brockelmann narra in modo puntuale gli eventi salienti della sua vita e delle persone a lui vicine, evidenziando la sua posizione di rilievo nel mondo accademico e la consapevolezza del valore della sua opera. Il tono è pragmatico, con una certa ironia e senza indulgere troppo nei dettagli emozionali.
1981

Bevölkerungsgeschichte Italiens 2 Die bevölkerung des kirchenstaates, toskanas und der herzogtümer am po

Karl Julius Beloch
Il secondo volume della monumentale “Bevölkerungsgeschichte Italiens” raccoglie l’ultimo lascito storiografico di Karl Julius Beloch, sapientemente editato da Gaetano De Sanctis. Con rigore statistico, l’autore indaga la dinamica demografica dello Stato Pontificio, della Toscana granducale e dei ducati padani, dal Medioevo all’Ottocento. Tabelle fiscali, registri parrocchiali, censimenti napoleonici e mappe catastali vengono intrecciati in un affresco vivissimo che coniuga l'indagine quantitativa all'intuizione sociale. Ne emergono città in ascesa, campagne spopolate, migrazioni stagionali e crisi epidemiche in un'opera demografica stampata durante la guerra.
1940

Bevölkerungsgeschichte Italiens III : Die Bevölkerung der Republik Venedig, des Herzogtums Mailand, Piemonts, Genuas, Corsicas und Sardiniens. Die Gesamtbevölkerung Italiens

Karl Julius Beloch
Terzo e conclusivo tomo dell’imponente affresco demografico di Karl Julius Beloch, questo volume, riportato alla luce trent’anni dopo la morte dell’autore, guida il lettore attraverso i flussi di nascita, morte e migrazione che plasmarono la Repubblica di Venezia, il Ducato di Milano, il Piemonte, Genova, Corsica e Sardegna, per poi saldare le tessere in una visione corale dell’intera penisola. Luigi Pareti e Wolfgang Hagemann, custodi scrupolosi del manoscritto, rispettano linea per linea l’impianto positivista di Beloch, integrando solo verifiche puntuali. Tabelle, curve e censimenti dormienti negli archivi italiani prendono così nuova voce, offrendo un laboratorio storiografico indispensabile per comprendere la lunga durata degli squilibri territoriali del paese nel quadro europeo.
1961

Chauvinistich?

Hugo Schuchardt
Pubblicato sul bollettino della Società Neofilologica di Helsinki ('Neophilologische Mitteilungen', 20, pp. 76-78), Chauvinistisch? parla dei complessi rapporti tra lingue, nazioni e confini, ponendo l’accento sulla degenerazione in follia che in alcune persone assume la dipendenza dalla purificazione del linguaggio (per citare parole dello stesso Schuchardt, datate 1874, menzionate da Leo Spitzer nella lettera di ringraziamento per la ricezione dell’articolo). Tanto breve quanto denso, Chauvinistisch? è registrato tra le opere primarie di Schuchardt dall’Hugo Schuchardt Archiv.
1919

Comment l'Allemagne essaye de justifier ses crimes

Joseph Bédier
Pubblicato all'inizio del 1915, il pamphlet "Le Crimes allemands" di Bédier fece il giro del mondo, scuotendo le coscienze. La reazione della stampa tedesca fu inizialmente il silenzio. Presto, però, si scatenò una controffensiva mediatica atta a screditare Bédier e il suo tentativo di incolpare la Germania di crimini di guerra. In "Comment l'Allemagne essaye de justifier ses crimes", Bédier torna a criticare l'operato dell'esercito tedesco. Questa volta il filologo non si limita a riportare accuse: le sostiene con prove dettagliate, confronti tra testi originali e nuovi documenti che demoliscono ogni tentativo di smentita.
1915

Das Eigene und das Fremde : Über Philologie und Nationalismus

Leo Spitzer
in 'Die Wandlung' Eine Monatsschrift, Jahrgang I, 1945/46, pp. 566-594. Si tratta di un contributo fondamentale di Spitzer,contributo che, nel momento della sua pubblicazione, rappresentò un vero e proprio superamento del passato aprendo la filologia romanza a prospettive inedite. Nel saggio, che talvolta assume i toni di un monito, l’autore si sofferma sulla necessità di illustrare le peculiarità ermeneutiche dell'opera germanica nella diversità globale delle culture; e di verificare le possibilità della ricerca didattica della letteratura interculturale, in una prospettiva che inserisce nel dibattito specialistico e accademico la delicata questione del rapporto tra ciò che è straniero e ciò che ci è proprio.
1946

Dem Herrn Franz von Miklosich zum 20 november 1883, slawo-deutsches und slawo-italienisches

Hugo Schuchardt
Es gibt keine völlig ungemischte Sprache' (Non esiste lingua senza mescolanza) è l’aforisma iniziale con cui si apre uno dei testi più importanti di Hugo Schuchardt. L’autore, attingendo a un'imponente documentazione, fa della mescidazione linguistica la chiave dell'origine delle lingue e della loro evoluzione, dal discorso di ogni persona alla 'Sprachform' interiore (la forma interna della lingua) nella sua materialità fisiologica, con la sua cultura, implicazioni sociali, psicologiche, educative e politiche. L'opera offre un'apertura verso la comprensione delle miscele linguistiche, ma anche una riflessione sull'intera linguistica e sociolinguistica storica.
1885

Der Sprachunterricht in der Votksschute

Heinrich Morf
Quest'opera, concepita quale guida esplicativa per il programma didattico delle scuole primarie riformate di lingua tedesca nel Canton Berna, analizza in dettaglio i metodi di insegnamento della lingua, con una particolare attenzione alla formazione delle competenze di lettura e scrittura. Morf insiste sull'importanza di strumenti come i materiali visivi e l'insegnamento della grammatica, ritenuti essenziali per un apprendimento solido. Allo stesso tempo, attribuisce un valore centrale all’integrazione di poesie e testi letterari, considerati indispensabili per arricchire il lessico e affinare le capacità espressive degli studenti. Il testo rappresenta un documento chiave per comprendere le pratiche educative del XIX secolo, offrendo uno spaccato chiaro e incisivo sull’evoluzione dell’insegnamento linguistico nell’area germanofona.
1857

Der Weltkrieg und E. D. Morel : Ein Beitrag zur Englischen Vorgeschichte des Krieges

Lujo Brentano
In quest’opera l’economista e politico tedesco, Lujo Brentano, tratta del ruolo del giornalista e attivista britannico Edmund Dene Morel nel periodo precedente la prima guerra mondiale. Brentano analizza il contesto politico ed economico del conflitto, nonché la funzione che Morel ebbe nella scoperta dei crimini compiuti contro l'umanità nel Congo di Leopoldo II del Belgio. Il libro offre uno spaccato degli sviluppi politici e sociali che portarono allo scoppio della prima guerra mondiale, ponendo in evidenza il lavoro di attivisti come Morel che si batterono per la pace e la giustizia.
1921

Deutsche Geschichte in Stichworten. Walther Gehl (Heft 1)

Walther Gehl
Walther Gehl (1895-1942) fu un insegnante di storia e filologo germanico. Nel 1933 aderì al Partito Nazionalsocialista e fu responsabile politico della lega degli insegnanti di storia. In questo ruolo fu autore di libri scolastici tirati in milioni di esemplari a uso delle scuole del Terzo Reich. Vedeva nell’onore e nella gloria il movente dell'azione eroica dei popoli nordici ma nella produzione filologica non fu esente da finezze scientifiche (Ruhm und ehre bei den Nordgermanen; studien zum lebensgefühl der isländischen saga, 1937). I volumetti piccoli e leggeri della Deutsche Geschichte in Stichworten sono i più diffusi manuali scolastici di storia utilizzati nella scuola nazionalsocialista. Il primo tratta della storia di Germania dal 100.000 a.C., primi ritrovamenti umani sul suolo tedesco (Uomo di Heidelberg e Uomo di Neandertal) sino al 1000 d.C., i Vikinghi e la loro presunta scoperta dell’America. Nei libri di storia divulgò tutto questo a uso della gioventù tedesca pronta alla guerra. La morte nel 1942 gli evitò di assistere al crepuscolo dei suoi dèi.
1938

Deutsche Geschichte in Stichworten. Walther Gehl (Heft 2)

Walther Gehl
Dalle guerre sassoni all’eco cupa della Guerra dei Trent’Anni, il secondo quaderno di Gehl condensa sette secoli di storia tedesca in brillanti paragrafi a Stichworten. L’autore mette a fuoco l’edificazione del primo Reich, i fasti crociati di Federico Barbarossa, la febbre commerciale delle città anseatiche, l’espansione verso est e lo sconvolgente scisma confessionale. Ogni capitolo intreccia politica, società e cultura, mostrando come imperatori, principi e borghesi abbiano plasmato un mosaico di entità autonome, unificate solo da lingua e destino. Il lettore assiste al germogliare dell’Umanesimo, alla Riforma luterana e alla catastrofe del 1648, comprendendo le radici profonde di divisioni future del continente europeo.
1938

Deutsche Geschichte in Stichworten. Walther Gehl (Heft 3)

Walther Gehl
Dal crepuscolo di Westfalia all’aurora dell’Impero di Bismarck, il terzo fascicolo percorre due secoli di rivoluzioni, riforme e guerre che rimodellarono l’identità tedesca. Gehl illustra l’assolutismo di Luigi XIV come sfida esistenziale, la tenace ascesa di Brandeburgo-Prussia, l’Illuminismo prussiano, le campagne napoleoniche e il risveglio nazionale dei patrioti dell’Ottocento. Diagrammi demografici, carte militari e schemi economici si incastrano in un quadro narrativo vivido, dove filosofi, inventori e poeti accompagnano dragoni, mercanti e carbonari. Dalle idee mercantiliste di Colbert alla Zollverein, il lettore segue il filo che conduce alla crisi del 1848, al genio diplomatico di Bismarck e al clangore di Sedan, decisivo finale.
1938

Deutsche Geschichte in Stichworten. Walther Gehl (Heft 4)

Walther Gehl
Il quarto e ultimo libretto spiega come l’Impero sorto a Versailles attraversi vertigini industriali, colonialismo, catastrofi belliche e febbre ideologica fino alla soglia del 1938. Gehl alterna statistiche economiche a flagranze retoriche, seguendo la diplomazia prudente di Bismarck, l’escalation navale di Guglielmo II, la carneficina del 1914-18, l’umiliazione di Versailles e le tensioni che aprono la strada al Terzo Reich. Grafici, mappe e slogan riprodotti dall’epoca visualizzano l’intreccio fra capitalismo tedesco, finanza internazionale e masse proletarie. Il lettore osserva la metamorfosi di una nazione da laboratorio di scienza e arte a campo di battaglia ideologico, intuendo l’imminente precipizio europeo sulla scena del mondo.
1938

Deutscher Geist in Gefahr

Ernst Robert Curtius
Lo spirito della cultura tedesca è in pericolo: è questo il grido d'allarme che Curtius lanciò contro il declino della cultura e dell'istruzione in Germania, sempre più minacciate dall'avanzata del nazionalismo e del populismo. La sua critica è tagliente: l'abbandono dei valori umanistici ha spalancato le porte a un clima di odio culturale crescente, alimentato dalle turbolenze politiche e sociali del tempo. Con preveggenza, Curtius scorge l'ombra di una catastrofe imminente, destinata a trascinare la Germania in un vortice di decadenza. La sua risposta è altrettanto audace: propone un nuovo umanesimo, non più legato ai classici del passato recente, ma radicato nei valori profondi del Medioevo, una risorsa che potrebbe, secondo lui, risollevare la cultura tedesca e impedire il suo collasso definitivo.
1932

Dialetti e lingue nella Venezia Giulia

Matteo Bartoli, Giuseppe Vidossi
Nata nel 1946, in pieno negoziato sul confine orientale, l’opera intende dimostrare l’italianità storica, linguistica ed economica della Venezia Giulia. Geografi, archeologi, statistici e linguisti – fra cui Silvio Vardabasso, Camillo de Franceschi, Matteo Bartoli e Giuseppe Vidossi – analizzano continuità romane, strutture medievali comunali, distribuzione etnica, dialetti e traffici portuali di Trieste e Fiume. Mappe, tavole e dati censuari corroborano l’argomento, mentre saggi d’arte e letteratura completano il quadro identitario. Il volume, al contempo difesa scientifica e manifesto patriottico, offre una sintesi corposa che intreccia archeologia, demografia e politica per sostenere la permanenza dell’area nell’alveo nazionale italiano.
1946

Die Schmähschrift : Der Akademie der wissenschaffen von Portugal gegen die deutschen gelehrten und künstler

Hugo Schuchardt
Nel 1915 Schuchardt pubblica, in traduzione tedesca, il testo della protesta contro il "Manifesto dei 93" professori tedeschi che si schierarono in difesa dell’esercito imperiale invasore del Belgio. La protesta, pubblicata in portoghese e in francese il 23 ottobre 1914, è una delle tante reazioni indignate suscitate dal Manifesto. Propiziata da una delle due accademie delle scienze di Lisbona, l’effimera Academia das Ciências de Portugal, la protesta fu scritta su istigazione di Teofilo Braga, letterato e statista portoghese noto per le sue posizioni antigermaniche.
1915

Die Wandlung 1945/46 : Geleitwort

Karl Jaspers
in ‘Die Wandlung’, Eine Monatsschrift, Jahrgang I Erstes bis sechstes Heft, 1945/1946, pp. 3-6
1945

Die franzosische Novellistik und Romanlitteratur über den Krieg von 1870/1871

Eduard Koschwitz
Fra il 1870 e il fin-de-siècle, la narrativa francese sulla guerra franco-prussiana evolve rapidamente. I primi «contes de guerre», scritti a caldo, addolciscono la disfatta in parabole morali dove l’eroe è l’ultimo scolaro o il contadino d’Alsazia, veicolando coesione nazionale. Come nota Koschwitz, questo registro edificante stabilisce la memoria condivisa. Un decennio dopo, il disincanto realistico prende il sopravvento: nei racconti di Maupassant la brutalità ordinaria mette sullo stesso piano vincitori e vinti, e il finale tragico svela l’assurdo del conflitto. Koschwitz rileva che tale svolta introduce una nuova etica rappresentativa. Il romanzo amplia il quadro: abbandonata la retorica patriottica, il naturalismo corale segue débâcle, occupazione e Comune, registrando lo sfascio morale e politico della borghesia. Come osserva una volta per tutte Eduard Koschwitz nel repertorio Die französische Novellistik und Romanlitteratur über den Krieg von 1870/1871 (1893), la memoria della sconfitta diventa laboratorio di innovazione estetica e critica sociale.
1893

Die romanischen Kulturen und der deutsche Geist (1926)

Karl Vossler
Nella storia d'Europa, le culture romanze e il pensiero tedesco si solo sempre intrecciati, in un incessante dialogo intellettuale, ancorché spirituale. Le arti dell'Italia, della Francia e della Spagna, caratterizzate dalla loro chiarezza formale e dall'armonia estetica, si sono fuse con la profonda introspezione e il rigore filosofico del pensiero tedesco, creando così un movimento reciproco di fecondazione culturale. Così come il percorso del Cristianesimo e gli ultimi battiti dell'Impero, le molteplici voci della Rinascenza e l'ardente spirito della Riforma, ogni grande evento storico ha visto queste tradizioni confrontarsi e fondersi, contribuendo a plasmare un paesaggio culturale europeo di straordinaria complessità e ricchezza. Per Vossler, non si tratta di una semplice fusione di elementi dissimili, ma di tensione creativa, in cui il diverso si integra senza annullarsi, producendo un'identità nuova, vibrante, capace di superare i confini particolaristici delle nazioni. Così è sorta la civiltà europea.
1926

Die romanischen Kulturen und der deutsche Geist (1948)

Karl Vossler
Nel 1948 l’Anker-Bücherei di Stoccarda pubblica nuovamente le tre conferenze bremesi di Vossler. Croce, ora in testa al volume, le porge come balsamo contro i nazionalismi, invocando probità intellettuale. Il testo resta identico, ma muta la cornice: un avviso dell’editore segnala che passi ormai datati sono stati preservati per rispetto dell’autore. Mentre la paginazione si ricompone, l’orchestra ideale di culture romanze e spirito tedesco continua a suonare; dalla Roma imperiale alla “questione sociale” moderna, la storia d’Europa appare un contrappunto che oggi reclama un ordine sovranazionale. Nella postfazione Hugo Friedrich incorona Vossler «filologo universale», trasformando il prezioso reliquiario del 1926 in un manifesto umanistico per la rinascita continentale.
1948

Dimostrazioni ma non tumulti per i fatti di Innsbruck

Francesco D'Ovidio
L’articolo fu pubblicato, nel 'Giornale d’Italia', 18 novembre 1904. Si riproduce qui la ristampa, in F. D’Ovidio, Rimpianti vecchi e nuovi, vol. II, Caserta, Casa editrice moderna, 1930, pp. 449-455. Dopo i cosiddetti fatti di Innsbruck (gravi disordini verificatisi il 3-4 novembre 1904, in occasione della tentata inaugurazione della facoltà italiana di giurisprudenza, che fu impedita dalla cittadinanza germanofona della città), D’Ovidio esortava i giovani italo-austriaci alle dimostrazioni non ai tumulti, in linea con la posizione moderata di Ascoli sull’irredentismo e con quella degli ambienti governativi, non propensi all’epoca a deteriorare i rapporti del Regno d’Italia con l’Austria.
1904

Discorso inaugurale dell'anno accademico 1914-15

Francesco D'Ovidio
Estratto da Francesco D’Ovidio, Rimpianti vecchi e nuovi, vol. II, Caserta, Casa editrice moderna, 1930, pp. 325-336. Il discorso fu pronunciato da D’Ovidio il 22 novembre 1914 all’Accademia dei Lincei (di cui all’epoca era vicepresidente) e pubblicato nei 'Rendiconti della Reale Accademia dei Lincei. Classe di Scienze morali, storiche e filologiche', serie V, 23, 1915, pp. 285-292. D’Ovidio, rivolgendo un 'saluto fraterno a tutti i socii stranieri, di tutte le nazioni', esprimeva il più profondo rammarico per l’incapacità della scienza 'di rattenere i feroci istinti della lotta cruenta', che anzi essa stessa, contravvenendo al suo universalismo, aveva vergognosamente 'fomentati'.
1914

Documenti del 1848. Il proclama di Graziadio Ascoli ai goriziani

Giulio Morpurgo
Giulio Morpurgo ricostruisce il contesto politico, sociale e culturale che fa da sfondo al celebre proclama composto da Graziadio Isaia Ascoli durante i moti del 1848 a Gorizia. Con rigore filologico e gusto narrativo, l’autore intreccia il testo dell’opuscolo con documenti coevi, testimonianze di patrioti, cronache d’archivio e riflessioni sul concetto di nazionalità. Ne emerge un vivido affresco di speranze liberali, tensioni identitarie e fermenti risorgimentali nelle terre di confine allora soggette all’Impero asburgico. L’edizione, stampata dal Lloyd Triestino, restituisce al lettore un episodio seminale dell’italianità adriatica, illuminando l’azione di Ascoli e dei suoi compagni con chiarezza appassionata e offrendo preziosi spunti per rileggere il Risorgimento in chiave regionale contemporanea.
1930

Dopo Adua a Giosuè Carducci

Francesco D'Ovidio
Estratto da Francesco D’Ovidio, Rimpianti vecchi e nuovi, vol. I, Caserta, Casa editrice moderna, 1929, pp. 317-326. La lettera indirizzata a Carducci fu pubblicata nel 'Mattino' del 3 marzo 1896 e poi riprodotta in vari giornali e riviste. In questo intervento D’Ovidio affrontava le ragioni della prevedibile disfatta dell’esercito italiano ad Adua (1° marzo 1896) e consigliava di porre termine alla guerra in Abissinia.
1896

Educazione e scuola laica

Giovanni Gentile
In questa raccolta, Giovanni Gentile esplora le profonde connessioni tra la pedagogia e la filosofia attraverso una serie di saggi che mettono in luce l'evoluzione del pensiero educativo dall'inizio del XX secolo. Originariamente pubblicati nel 1908 sotto il titolo "Scuola e Filosofia" e arricchiti con scritti successivi, questi saggi offrono un'introspezione dettagliata sulla natura scientifica della pedagogia, analizzando influenze storiche come quelle del filosofo tedesco Johann Friedrich Herbart. Gentile discute criticamente il concetto di pedagogia scientifica, enfatizzando il ruolo fondamentale della psicologia nel processo educativo, e il rapporto complesso tra etica e pedagogia. L'autore sottolinea la necessità di considerare la pedagogia come una scienza pratica, distinta ma inevitabilmente legata alle leggi psicologiche e morali.
1921

Elsässer Erinnerungen

Lujo Brentano
Alsazia-Lorena, una terra a lungo contesa tra due potenze: quella francese, che l'ha nutrita di valori illuministi e repubblicani, e quella tedesca, che vede in questa terra un ritorno al suo spazio naturale, un pezzo del puzzle che si riunisce al Reich, e tenta con ogni mezzo di farla propria, sia culturalmente che politicamente. Dopo l'annessione alla Germania, nel 1871, la regione è ancora un teatro di lotta silenziosa, dove a scontrarsi non sono più eserciti e armate, ma identità e culture. Strasburgo, con le sue strade strette e i vicoli tortuosi, porta ancora i segni di una dominazione francese mai del tutto scomparsa, nonostante il nuovo ordine imposto. Gli sforzi della Germania per fare dell'Alsazia una parte viva del proprio impero si scontrano con l'ostinata resistenza degli alsaziani, che conservano la loro anima francese. Gli occhi di Brentano registrano, con spirito critico, gli errori della politica tedesca, incapace di entrare nei cuori degli alsaziani e di farli sentire parte di un grande disegno politico.
1917

Erneuerung der Universität : Eine Rede

Karl Jaspers
in ‘Die Wandlung’, Eine Monatsschrift, Jahrgang I Erstes bis sechstes Heft, 1945/1946, pp. 66-74. Tra i temi che più hanno coinvolto l’impegno filosofico e intellettuale di Karl Jaspers vi è il rinnovamento del ruolo delle università. In particolare, in questo discorso, Jaspers si riferisce all’Università di Heidelberg dove insegnò filosofia tra il 1945 e il 1948, reintegrato con il consenso delle autorità americane occupanti dopo essersi rifiutato di giurare fedeltà a Hitler.
1945

Fibra : Pagine di ricordi

Angelo de Gubernatis
In questo memoir di sapore ottocentesco, il linguista ed etnologo Angelo De Gubernatis narra le vicende della sua vita: dall'infanzia tra le colline di Chieri, segnata da rigore educativo, idealismo patriottico e introspezione precoce, fino alla maturità intellettuale che lo porterà a insegnare sanscrito e glottologia in Italia, dopo essersi formato a Berlino con Bopp e Weber. La narrazione prosegue tra i fermenti culturali postunitari, il contatto con il pensiero anarchico di Bakunin e l’impegno costante nella divulgazione letteraria e orientale. Fondatore di riviste, autore della Storia universale della letteratura e paladino della causa femminile, De Gubernatis offre nel suo scritto non solo un’autobiografia colta, ma anche uno spaccato di trasformazione civile e culturale dell’Italia.
1900

Filologia e storia (1920)

Giorgio Pasquali
"Filologia e storia" raccoglie il manifesto metodologico di Giorgio Pasquali in una nuova edizione introdotta da Alessandro Ronconi. Ogni testo, avverte il filologo, è documento storico e ogni evento, presenta un problema linguistico. Con prosa limpida e tagliente, Pasquali smantella i vezzi idealistici, rivendica la critica del testo come atto di responsabilità etica e mostra che l’emozione artistica germoglia solo dopo una severa preparazione grammaticale. Tre gesti sorreggono la sua “filologia totale”: interrogare le fonti, stanare gli errori, ricomporre le varianti. Così – dal dubbio di Wolf al rigore di Wilamowitz, dai papiri egizi alle pagine dei Promessi sposi – la disciplina ricostruisce la complessità dell’esperienza umana e getta una luce obliqua sul presente, illuminandolo con il passato criticamente riconquistato.
1964

Friedrich Diez, Sein leben, seine werke und deren bedeutung für die wissenschaft

Hermann Breymann
Il libro descrive la vita e l'opera del romanista tedesco Friedrich Diez, uno dei linguisti più importanti del XIX secolo. Il libro offre una panoramica della vita di Diez e delle sue opere più importanti, dalla Grammatica delle lingue romanze al Dizionario etimologico delle lingue romanze. Breymann descrive anche l'influenza che Diez ebbe sulla linguistica del suo tempo, ponendo l’accento sull'importanza e sull’attualità della sua opera, utile per studi e ricerche futuri.
1878

German Atrocities from German Evidence

Joseph Bédier
4 ottobre 1914. Il “Manifesto dei 93” professori tedeschi in difesa dell’esercito imperiale invasore del Belgio scatena appassionate adesioni e furibonde reazioni, e rompe l’incantesimo che s’era prodotto dall’Illuminismo in avanti: che l’uomo di scienza fosse votato a un fine superiore, la ricerca della verità “universale”, valida per l’umanità, e non di una verità “nazionale”. Sul lato opposto, anche Joseph Bédier (1864-1938) si lancia nell’agone con alcuni pamphlets che sollecitano ancora oggi domande fondamentali sul modo in cui gli uomini di scienza si pongono dinanzi alla tragedia della guerra, tra adesione incondizionata alla nazione o aspirazione a una superiore 'repubblica delle lettere’, nazionalismo o cosmopolitismo, militanza attiva o disincanto, fedeltà alla deontologia del mestiere filologico o tentazioni di manipolazione, rottura di consolidate relazioni scientifiche o tessiture di reti sovranazionali tra “uomini di buona volontà”. German Atrocities from German evidence è la traduzione di Les crimes allemands d'après des témoignages allemands. Fu diffusa nel mondo anglofono in milioni di esemplari, mirando in particolar modo all'opinione pubblicadegli Stati Uniti d'America, a quel tempo ancora neutrali.
1915

Giulio Bertoni. Commemorazione tenuta il 23 novembre 1942 – XXI nella Reale Accademia d’Italia

Carlo Formichi
Intrise di un profondo senso di perdita, le parole di Carlo Formichi risuonano nelle pagine di questo ultimo commiato a Giulio Bertoni. In onore dell'amato maestro, venuto a mancare il 28 maggio del 1942, colleghi e studenti, collaboratori e amici, si riuniscono per celebrare le virtù personali e professionali dell'illustre filologo. La sua scomparsa viene avvertita da Formichi, e da tutti, come una perdita enorme per l'Accademia e per il mondo scientifico.
1943

Glorie d'Italia. Libro per la gioventù italiana sotto ogni cielo

Giuseppe Fanciulli
A Mussolini, custode e rinnovatore del destino nazionale, è dedicata questa ode alla grandezza d'Italia, opera che aspira a divenire il manifesto educativo per le giovani generazioni. In essa vengono esaltate le magnificenze del territorio italiano e le virtù storiche del suo popolo, capace di distinguersi in ambito, soprattutto militare, scientifico e artistico. Ripercorrendo il racconto dei successi italiani, l'autore incoraggia i lettori a riconoscere l'importanza della propria identità nazionale e a seguire i valori del regime fascista.
1929

Guerre et civilisation

Christophe Nyrop
In quest'opera l'archivista e storico danese Kristoffer Nyrop esplora il legame profondo e spesso ambivalente tra i conflitti e l'evoluzione delle civiltà umane. Pubblicato nel 1917, il volume riflette sul modo in cui la guerra non solo abbia determinato il destino di interi popoli, ma anche influenzato lo sviluppo delle loro culture, delle loro strutture sociali e della loro psicologia. Nyrop esamina diverse epoche storiche e culture, dall'Antichità ai tempi moderni, mettendo in evidenza come la guerra abbia avuto un ruolo centrale nel plasmare le civiltà, sia come catalizzatore di cambiamenti che come distruttore di mondi precedenti. La sua analisi va oltre la mera cronaca bellica, coinvolgendo riflessioni sulla natura della guerra e sull'impatto che essa ha avuto sull’individuo e sulla collettività.
1917

Idee, Aktion und Stil : Über die geistigen Grundlagen des modernen Spaniens

Werner Krauss
in 'Die Wandlung', Eine Monatsschrift,Jahrgang I, Erstes bis sechstes Heft, 1945/1946, pp. 148-165. Dopo la guerra e la sua liberazione Krauss dedicò uno dei suoi primi saggi alla 'Via della Spagna nell'abisso', laddove questa via abissale si riferisce ovviamente sempre anche alla corrispondente via tedesca. Il saggio è stato pubblicato, con questo titolo ( 'Idee, Aktion und Stil: Über die geistigen Grundlagen des modernen Spaniens') sul primo numero del 'Die Wandlung'.
1945

Il nostro contributo alla vittoria degli alleati

Carlo Delcroix
Quale fu il contributo dell'Italia durante la Prima Guerra Mondiale? Carlo Delcroix, militare decorato e intellettuale di spicco, affronta questa domanda spesso trascurata, non limitandosi a una futile analisi strategico-militare, bensì sottolineandoil peso dell'enorme sacrificio versato dall'Italia nelle fasi più acute del conflitto. Nei momenti chiave, quelli più bui e sanguinosi, l'esercito italiano seppe imprimere con coraggio una svolta decisiva agli eventi. E pur essendo spesso sottovalutata dalle altre potenze, l'Italia riuscì a dar prova del suo valore. Questa è la versione che Delcroix vuole lasciare ai posteri: una nazione su cui incombe la speranza di un destino radioso.
1931

Il primo passo. Note autobiografiche

Alessandro D'Ancona, Adolfo Bartoli, Vittorio Bersezio, Giosuè Carducci, Cesare Chiarini, Giuseppe Costetti, Filippo Filippi, Olindo Guerrini, Paolo Lioy, Paolo Mantegazza, Ferdinando Martini, Giuseppe Massari, Enrico Nencioni, Enrico Panzacchi, Mario Rapisardi, Federico De Renzis, Giuseppe Rigittini, Roberto De Zerbi
Chi era Alessandro d'Ancona prima che diventasse il "filologo Alessandro d'Ancona"? Quali interessi nutrivano gli intellettuali e gli artisti alle soglie della loro maturità? Le pagine di questa raccolta di memoires gettano uno sguardo vivido sugli anni formativi e meno documentati dei letterati italiani, in bilico tra l'adolescenza e la prima affermazione del loro talento. Attraverso aneddoti personali, esperienze vissute e riflessioni intime, il documento illumina il percorso interiore e spesso nascosto che ha portato questi autori a diventare le figure influenti che hanno plasmato la cultura italiana.
1882

Italia e Croazia (Premessa)

Luigi Federzoni
Sull’onda degli eventi bellici del 1941-42, il volume raccoglie saggi storici, linguistici, artistici e politici che indagano la trama millenaria di relazioni fra penisola italiana e mondo croato. Coordinato da Luigi Federzoni, il progetto evidenzia convergenze romaniche, lasciti veneziani, sinergie culturali dell’età moderna e ambizioni comuni contro la minaccia ottomana e il predominio magiaro. Gli autori – storici, filologi, giuristi – mostrano come la civiltà croata abbia assimilato l’umanesimo latino senza perdere identità, proponendo un futuro di collaborazione nell’Adriatico orientale. L’opera, impregnata di retorica fascista ma ricca di dati documentari, illumina continuità e cesure di un confine tutt’altro che immobile.
1942

Italia e Germania

Giuseppe Antonio Borgese
Giuseppe Antonio Borgese analizza le relazioni storiche, culturali e politiche tra i due paesi durante la Prima Guerra Mondiale. Attraverso un confronto tra ideologia tedesca e identità italiana, il saggio indaga le tensioni e le influenze reciproche, focalizzandosi sul germanesimo, il ruolo di Guglielmo II e le motivazioni italiane nel conflitto. Con lucidità, Borgese offre un ritratto incisivo delle complesse dinamiche che hanno plasmato i rapporti italo-tedeschi in un periodo cruciale per l’Europa.
1919

L'arrestation des professeurs belges et l'Université de Gand

Christophe Nyrop
Durante l'occupazione tedesca del Belgio nella Prima Guerra Mondiale, l'Università di Gand diventa il simbolo di una lotta cruciale tra oppressione militare e libertà intellettuale. L'arresto di eminenti professori come Paul Frédéricq e Henri Pirenne rappresenta un tentativo delle autorità occupanti di annientare lo spirito critico dell'ateneo e piegarlo agli scopi del nazionalismo fiammingo. Quella che era stata un’istituzione vibrante, punto d'incontro tra pensiero francofono e fiammingo, si trasforma in un campo di battaglia culturale. Il silenzio imposto nelle aule e nelle biblioteche non riesce, tuttavia, a soffocare la resistenza. Kristoffer Nyrop, con lucidità e incisività, denuncia le azioni dell’occupante, mettendo in evidenza non solo l'arroganza, ma anche gli errori strategici che impediscono alla Germania di conquistare cuori e menti.
1917

L'origine della presente guerra

Francesco D'Ovidio
Il saggio, ricavato da un discorso tenuto da D’Ovidio il 25 ottobre 1914 per l’inaugurazione dell’Università di Termoli e pubblicato nella 'Rivista d’Italia', era apparso in volume, con l’aggiunta di un’appendice intitolata Cinque mesi dopo, nell’aprile 1915 (Roma, Tip. Unione Editrice). Si riproduce qui la ristampa, in F. D’Ovidio, Rimpianti vecchi e nuovi, vol. II, Caserta, Casa editrice moderna, 1930, pp. 375-414. Il discorso dell’ottobre 1914 contiene un’analisi storico-politica lucida ed equanime sulle cause del conflitto bellico. D’Ovidio si dichiarava incerto sulla posizione che l’Italia avrebbe dovuto prendere, propendendo emotivamente per la neutralità, di fronte agli orrori della guerra, ed illustrando i debiti di riconoscenza della nostra nazione sia verso la Francia sia verso la Germania e l’Austria. A motivo di quel discorso, gli fu rivolta l’accusa di parteggiare per la Germania; pertanto, nell’appendice dell’aprile 1915, precisava che la sua tedescofilìa doveva intendersi solo come ammirazione per la cultura tedesca. Inoltre, distinguendo tra le cause antiche e profonde della guerra e le responsabilità immediate della sua deflagrazione, dichiarava di essersi convinto, in seguito a rivelazioni e documenti venuti in luce in quei cinque mesi, che 'la colpa di quello scoppio spetta[va] all’Austria, e più ancora alla Germania, poco alla Russia, niente alla Francia e all’Inghilterra'.
1914

La Grande Guerra

Cesare De Lollis
Cesare De Lollis, in La Grande Guerra, offre una penetrante riflessione sulle tensioni politiche e culturali che attraversarono l’Italia durante il Primo Conflitto Mondiale. Il saggio analizza le contraddizioni tra neutralità e interventismo, mettendo in luce le influenze esercitate dai nazionalismi e dalle ideologie rivoluzionarie nel plasmare il dibattito pubblico.
1915

La guerra italiana vista da un giapponese

Harukichi Scimoi
Attraverso gli occhi di Harukichi Scimoi, l'Italia in guerra appare come una terra di contrasti strazianti. Le trincee, scavate nelle montagne e nelle valli, sono come solchi profondi nella pelle del paese, percorse "da soldati impavidi come eroi di leggende antiche". Le storie di sacrificio e solidarietà riecheggiano nella mente di Scimoi come testimonianze dell'anima indomita del popolo italiano. "La guerra Italiana vista da un giapponese" è un omaggio lirico all'Italia e alla sua gente, un viaggio emotivo attraverso le vicissitudini della Grande Guerra che celebra la bellezza del paesaggio e la forza dei legami umani.
1919

Ladinia e Italia

Carlo Salvioni
Si tratta del discorso inaugurale, letto l’11 gennaio 1917 nell’adunanza solenne del R. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, pubblicato in 'Rendiconti del R. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere' serie II, 50, pp. 41-78 (ora ristampato in C. Salvioni, Scritti linguistici, 5 voll., a cura di M. Loporcaro et al., Bellinzona, Edizioni dello Stato del Canton Ticino, 2008, II, pp. 406-445). In questo fondamentale saggio, recensito tra gli altri da Matteo Bartoli, Salvioni sostiene che le parlate retoromanze fossero inizialmente italiane e che solo con il tempo, a causa dell’influenza tedesca, si siano gradualmente allontanate, presentando via via somiglianze meno numerose e di minore entità.
1917

Latinità e italianità della Dalmazia secondo la testimonianza della sua lingua

Ernesto Giacomo Parodi
in AA.VV., La Dalmazia: sua italianità, suo valore per la libertà d’Italia, nell’Adriatico, pp. 125-144.Si tratta di uno dei numerosi scritti di ispirazione nazionalista redatti da Parodi a partire dal 1911, con particolare riferimento alla romanità e italianità della Dalmazia e ai diritti dell’espansionismo italiano nell’Adriatico (in sintonia con M.G. Bartoli).
1915

Latinità e italianità nell'Europa di Sud-Est

Alfredo Schiaffini
L’orazione di Alfredo Schiaffini compone un affresco di archeologia, storia politica e filologia che lega l’Italia al teatro balcanico dal Neolitico al Basso Medioevo. Dalla romanizzazione dell’Illirico all’espansione marinara di Venezia e Genova, l’autore esalta la continuità latina come architrave spirituale dell’Adriatico e del Danubio. Il discorso diventa così manifesto geopolitico che, nell’Italia fascista, rivendica la “missione” adriatica come garanzia di stabilità e primato culturale e di supremazia linguistica sul vicino Oriente europeo latino.
1943

La Chanson de Roland et la nationalité française

Gaston Paris
Può un poema epico animare un popolo e spingerlo a combattere contro chi lo minaccia? A questa domanda, Gaston Paris rispose analizzando come il poema par excellence della tradizione letteraria francese, la Chanson de Roland, rifletta non solo la formazione dell'identità nazionale francese nel contesto dell'XI secolo, bensì i valori di unità, onore e sacrificio per la patria, che infiammano la Francia stessa. Ecco che, da monumento all'espansione del potere francese durante le Crociate, il poema si trasforma in un manifesto polito contro qualsiasi invasore del passato, del presente e del futuro. L'analisi storica di Paris evidenzia come la Francia abbia forgiato la sua identità, unendo gli ideali di unità politica e morale. Ideali che riecheggiano in ciò che viene considerato un messaggio che varca i secoli.
1885

Le Crimes allemands

Joseph Bédier
4 ottobre 1914. Il “Manifesto dei 93” professori tedeschi in difesa dell’esercito imperiale invasore del Belgio scatena appassionate adesioni e furibonde reazioni, e rompe l’incantesimo che s’era prodotto dall’Illuminismo in avanti: che l’uomo di scienza fosse votato a un fine superiore, la ricerca della verità “universale”, valida per l’umanità, e non di una verità “nazionale”. Sul lato opposto, anche Joseph Bédier (1864-1938) si lancia nell’agone con alcuni pamphlets che sollecitano ancora oggi domande fondamentali sul modo in cui gli uomini di scienza si pongono dinanzi alla tragedia della guerra, tra adesione incondizionata alla nazione o aspirazione a una superiore 'repubblica delle lettere’, nazionalismo o cosmopolitismo, militanza attiva o disincanto, fedeltà alla deontologia del mestiere filologico o tentazioni di manipolazione, rottura di consolidate relazioni scientifiche o tessiture di reti sovranazionali tra “uomini di buona volontà”. Les crimes allemands d'après des témoignages allemands è il primo di questi pamphlets, e precede Comment l'Allemagne essaye de justifier ses crimes.
1915

Le langage et les nationalités

Michel Bréal
Parigi, terzo terzo dell’Ottocento: Bréal mette a confronto l’Illuminismo francese, che vedeva nel linguaggio un semplice strumento perfezionabile, con le correnti romantico-naturali che, un secolo dopo, lo proclamarono organismo vivente retto da leggi 'fatali', rivelato a popoli 'eletti'. Attraverso un serrato dialogo con Schleicher, Max Müller, i fratelli Grimm e la scuola storico-comparativa, il saggio smonta l’analogia biologica: può una lingua “morire” come un organismo orami esanime? La lingua, secondo Michel Bréal, non esiste fuori dall’intelligenza collettiva, né può essere trattata come un elemento insito nella natura. La lingua è un fatto storico che riflette volontà, tradizioni, credenze.
1891

Le memorie inutili (Ricordi di un docente)

Antonio Ive
Antonio Ive, filologo istriano nato a Rovigno nel 1851, rievoca in queste pagine la propria carriera di insegnante tra Capodistria, Rovereto e Trento, intrecciando memorie familiari, scene vissute in classe e vivide istantanee di un’Italia ancora divisa tra gli imperi. Il racconto, sostenuto da una prosa limpida e ironica, attraversa i conflitti vissuti durante il periodo della docenza tra presidi zelanti, escursioni alpinistiche sul Baldo, i viaggi di studio alla Bibliothèque Nationale e le battaglie dialettologiche che fanno da contrappunto a un fervore patriottico mai dismesso. Ne emerge il ritratto di un docente irrequieto, coscienzioso e visionario, che trasforma l’esperienza didattica in un laboratorio di libertà morale e linguistica.
1971

Le parlate della Venezia Giulia e della Dalmazia : Lettera Glottologica di M.G. Bartoli a un collega transalpino

Matteo Giulio Bartoli
Matteo Giulio Bartoli, pioniere della dialettologia italiana, indirizza da Albona questa lettera a un collega francese per confutare l’idea che l’Istria e la Dalmazia siano esclusivamente slave. Servendosi di esempi linguistici vivaci, carte toponomastiche e raffronti storici, l’autore dimostra la vitalità plurisecolare delle parlate venete, istriane, friulane e dalmatiche, sostenendo che l’italiano scritto funge da collante identitario dove gli slavi mancano di unità grafica. Bartoli intreccia filologia, geografia culturale e critica politica; egli rivendica il contributo romano e veneziano alla formazione dell’Adriatico nord-orientale. Il risultato è un pamphlet scientifico, militante, di fulminante chiarezza e consapevole impegno civile italiano.
1919

Les français avant, pendant et après la guerre de 1870-71 : Étude psychologique basée sur des documents français

Édouard Koschwitz
Attraverso un'accurata analisi psicologica, Édouard Koschwitz esplora la reazione del popolo francese durante e dopo il conflitto franco-prussiano. Il testo, più di un semplice studio storico, fa cambiare la prospettiva di chi lo legge, immergendolo nella mentalità dei francesi prima, durante e dopo il conflitto franco-prussiano. Koschwitz non si limita a raccontare eventi, ma spinge il lettore a comprendere come la guerra abbia plasmato la psiche nazionale, facendo emergere la forza e le difficoltà di un popolo che affronta una sconvolgente sconfitta. Il libro diventa così un cammino di scoperta, una riflessione profonda sulla resilienza e sull'identità, un'esperienza che trasforma chi lo legge, portandolo a guardare il passato con occhi nuovi, pronti a comprendere le sfide interiori e sociali che la guerra lascia dietro di sé.
1897

L’assoluta verità della Bibbia nella dottrina cattolica Roma

Bacchisio Raimondo Motzo
Muovendo dall’enciclica Spiritus Paraclitus (1920), il filologo sardo Bacchisio Raimondo Motzo redige un pamphlet apologetico con l’intento programmatico di ribadire l'assoluta verità contenuta nelle Sacre Scritture. Dopo aver distinto con precisione l'ispirazione e la rivelazione, ripercorre i pronunciamenti magisteriali da Providentissimus Deus (1893) al Concilio Vaticano I, collocando la Bibbia al vertice delle fonti di fede, ma indissolubilmente intrecciata alla Tradizione viva della Chiesa. Segue un serrato confronto con le obiezioni storico-critiche dei modernisti e con le presunte smentite delle scienze positive emergenti, confutate tramite argomentazioni filologiche, logico-deduttive e richiami patristici. Il libretto si chiude con una vibrante exhortatio: solo un’esegesi che sappia coniugare rigore accademico e obbedienza ecclesiale consente alla «verità assoluta» del testo sacro di tradursi in autentici frutti di salvezza per il credente.
1923

L’avversione di Ruggiero Bonghi alla Triplice Alleanza

Francesco D'Ovidio
Estratto da Francesco D’Ovidio, Rimpianti vecchi e nuovi, vol. I, Caserta, Casa editrice moderna, 1929, pp. 251-303. Il saggio, ricavato da un discorso tenuto da D’Ovidio a Campobasso il 28 giugno 1915 e pubblicato nella 'Rivista d’Italia', era apparso in volume con l’aggiunta di cinque appendici (Campobasso, Giovanni Colitti e figlio, 1915). D’Ovidio, modificando – dopo l’ingresso dell’Italia in guerra – la sua iniziale posizione 'neutralista', approvava la decisione assunta da Salandra e Sonnino di recedere dalla triplice Alleanza, difendendo la coerenza di Ruggero Bonghi, che a quel patto era stato sempre fortemente avverso. Nella terza appendice, intitolata Non potevamo evitare la guerra con l’Austria, illustrava i motivi per cui 'lo schivarla era forse un pericolo anche maggiore che il farla'.
1915

L’elemento germanico nella lingua italiana

Giulio Bertoni
Le pressanti invasioni, i continui contatti tra romani e germani, la coesistenza di tribù di lingua germanica ai confini dell'ex Impero d'Occidente, hanno lasciato tracce indelebili nel nostro lessico, plasmando la lingua italiana e le altre lingue romanze. In "Elementi Germanici nelle Lingue Romanze", Bertoni arriva, attraverso studi fondamentali di linguisti come Bruckner e Mackel, alla radice di queste influenze linguistiche.
1914

Macht und Ohnmacht der Wörterbüch

Werner Krauss
in 'Die Wandlung' Eine Monatsschrift, Jahrgang I, 1945/46, pp. 772-786.
1946

Meine Wanderungen und Erlebnisse in Persien

1867

Memorie autobiografiche

Adolfo Venturi
Tra arte e vita, sogni e difficoltà, la vita di Adolfo Venturi cattura l'essenza di un'epoca e la passione di un uomo dedicato alla bellezza e alla conoscenza. In "Memorie Autobiografiche", Venturi stesso ci porta con sé nei suoi viaggi attraverso le città d'arte italiane, ci presenta gli artisti e gli studiosi che ha incontrato, e ci rivela le sfide affrontate nella conservazione dei tesori artistici. Con aneddoti vividi e riflessioni che vibrano di emozione, il libro è un tributo lirico all'arte e alla memoria storica, un invito a riscoprire il patrimonio italiano attraverso gli occhi di chi l'ha amato profondamente. Venturi celebra la dedizione e la perseveranza, mostrando come l'arte illumini la vita, preservando la cultura con una bellezza che risplende nel tempo, rendendo ogni pagina un viaggio sensoriale e spirituale.
1911

Questioni linguistiche e diritti nazionali

Matteo Bartoli
in «Annuario della R. Università di Torino» 33, 1933-1934, pp. 15-26.Discorso pronunciato in occasione dell’inaugurazione dell’a.a. 1933-1934 della R. Università di Torino. Tema centrale è la superiorità socio-culturale degli Italiani nelle città dalmate d’oltre confine, definiti «una parte esigua, ma molto eletta della popolazione». Poiché il sentimento nazionale scaturisce «da una fonte squisitamente spirituale, è la parte eletta della popolazione quella che di sé impronta il carattere nazionale di un paese» affermava Bartoli, aggiungendo «La volontà nazionale non si può valutare col semplice numero: questa misura semplicistica e materiale è uno dei ferrivecchi della peggiore democrazia» (p. 17).
1934

Reisebilder e altri scritti

Cesare de Lollis
Tra il 1919 e il 1923 Cesare De Lollis percorre l’Alto Adige appena annesso e registra, con attenzione, la vita che cambia sotto insegne ancora fresche di vernice. «Reisebilder e altri scritti» raccoglie quelle cronache: Bolzano dai gerani ordinati e dai ristoranti impeccabili; le scuole popolari che dominano l’abitato; i cartelli bilingui dove «Obsthändlerin» diventa «venditrice di frutta». Nel dettaglio dei prezzi, degli orari e delle corse del tram fra Laives e Ortisei, l’autore misura la distanza fra lo spirito tedesco e quello italiano, chiedendosi quale patria possa nascere dal loro scontro. L’eleganza sobria della prosa non attenua il disincanto, bensì svela le crepe di un periodo di transizione: affiorano tensioni linguistiche, obblighi legislativi e l’enigma di un confine ridisegnato. Ne deriva un ritratto realistico e partecipe, dove geografia, educazione e politica si intrecciano nel quotidiano, imponendo allo Stato una responsabilità culturale ancora da definire, del tutto nuova.
1929

Reisebriefe aus Syrien

Martin Hartmann
Pubblicato in un momento cruciale per il Medio Oriente, il saggio di Martin Hartmann è una riflessione lucida e profetica sul fallimento del progetto riformatore ottomano nelle province arabe. Hartmann, orientalista tedesco di vasta esperienza, analizza la Siria non solo come provincia sottomessa, ma come spazio vivo di aspirazioni politiche, resistenza culturale e potenziale emancipazione. Critico verso la retorica dei Giovani Turchi e attento osservatore delle interferenze coloniali europee, l’autore mette in discussione il modello imperiale e propone una visione alternativa fondata su autonomia amministrativa, riforma agraria e partecipazione politica locale. L’opera anticipa le future rivendicazioni nazionaliste arabe e resta una lettura fondamentale per comprendere le radici del conflitto tra centro e periferia nel mondo ottomano tardo. Un testo essenziale per chi voglia capire come le promesse di modernità, senza giustizia e rappresentanza, si trasformano in nuovi strumenti di dominio.
1913

Se l'ipotesi della originaria disparità dei linguaggi umani sia contraria alla dogmatica cristiana

Francesco D’Ovidio
Com'è nato il linguaggio? Quale fu il primo idioma parlato dall'uomo? E soprattutto, fu un dono divino o il risultato di molteplici contesti comunicativi? Francesco D'Ovidio affronta queste domande alla luce delle teorie di Dante e Max Müller, vagliandone la consistenza e le implicazioni. Secondo l'autore, il dilemma deve essere posto in relazione alla complessità delle radici linguistiche, oscillando tra una derivazione verticale, che vede il linguaggio come un dono dall'alto, e una derivazione orizzontale, legata al costante mutamento linguistico dovuto ai contatti tra i popoli e la loro dispersione. D'Ovidio indaga così la tensione tra l'idea di un linguaggio divino e perfetto e la realtà di una frammentazione linguistica progressiva e naturale.
1907

Souvenirs d’enfance et de jeunesse

Ernest Renan
Tréguier, 1832. La città, con le sue profonde radici storiche legate alle leggende e alle tradizioni bretoni, permea l'identità del giovane Renan, cresciuto tra la spiritualità e il misticismo di questo luogo. Le cattedrali gotiche e i racconti di miracoli della città diventano il palcoscenico di ricordi, che costituiranno la base delle sue riflessioni filosofiche e spirituali future. Parigi, 1838 e poi 1840: seminari di Saint-Nicolas du Chardonnet e Saint-Sulpice, Renan inizia un viaggio intellettuale che lo porterà a confrontarsi con le grandi domande della fede e della ragione. Qui, tra studi rigorosi e riflessioni profonde, Renan sviluppa una visione del mondo che sfida le convenzioni del suo tempo, mettendo in discussione non solo i dogmi religiosi, ma anche le strutture sociali e politiche che li sostengono.
1883

Storia dello spirito tedesco nelle memorie d'un contemporaneo

Giorgio Pasquali
Pasquali accompagna il lettore nelle memorie dell'archeologo Ludwig Curtius, seguendone i passi dall’Allgäu agreste alle aule di Monaco e Berlino, fino alla direzione dell’Istituto Archeologico Germanico a Roma. Attraverso questo itinerario umano l’autore indaga lo «spirito tedesco», colto nel suo slancio ideale e nelle sue cadute, tra la gloria imperiale e l’ombra hitleriana. Curtius emerge come figura radicata nel presente ma nutrita di classicità, capace di leggere la storia con occhio artistico e coscienza politica. Pasquali intreccia paesaggi, ritratti, confessioni, mostrando come l’amore per l’uomo e per Dio sostenga la ricerca della bellezza. Ne risulta un affresco vibrante, intimo e insieme pubblico, guida meditativa alla Germania moderna. Un’opera che parla al presente, illuminando memoria, arte e responsabilità civile.
1953

Sull'africanismo vecchio e nuovo

Francesco D'Ovidio
Estratto da Francesco D’Ovidio, Rimpianti vecchi e nuovi, vol. I, Caserta, Casa editrice moderna, 1929, pp. 327-336. Nell’articolo, pubblicato nel 'Corriere della Sera', 15-16 aprile 1902, D’Ovidio respingeva l’accusa di essere un rinunciatario, distinguendo tra 'volontà' e 'velleità' di conquista.
1902

Taccuino di guerra

Cesare De Lollis
In quest'opera, il filologo e critico letterario Cesare De Lollis raccoglie con acume e sensibilità le sue esperienze dal fronte tra il 1916 e il 1918. Partito da posizioni neutraliste, decide di arruolarsi volontariamente, trovandosi così a vivere in prima persona le contraddizioni di un evento che avrebbe ridefinito l’identità collettiva e personale di un’intera generazione. Non un semplice diario, ma un’opera che intreccia l’osservazione meticolosa della vita in trincea con riflessioni intime sul senso della guerra. Il paesaggio, i compagni, i sacrifici diventano elementi di una narrazione che supera il contesto bellico, per abbracciare temi universali come il coraggio, la fragilità umana e il valore della memoria. Un documento unico, capace di unire il rigore intellettuale di uno studioso con la sensibilità di un uomo chiamato a misurarsi con le sfide più dure della sua epoca.
1955

Tchèques et Allemands : Lettre de M. Hugo Schuchardt Correspondant étranger de l’Institut de France, à M. ***

M. Hugo Schuchardt
Tchèques et Allemands è una lettera aperta in cui Schuchardt affronta le complesse relazioni linguistiche e culturali tra cechi e tedeschi nell’Europa centrale, analizzando come le differenze linguistiche influenzino i rapporti nazionali e alimentino i conflitti etnici. Il testo riflette l’interesse del linguista per le dinamiche tra lingua e identità, mostrando un approccio rigoroso e attento alle implicazioni sociali della comunicazione linguistica. Stampata dalle imprimerie Georges Bridel et Cie, la brochure è accompagnata da un fitto scambio epistolare con studiosi come Georges-Antoine Bridel, che contribuisce ad arricchire il dibattito sui temi trattati. Quest’opera si colloca nel cuore delle discussioni ottocentesche sul nazionalismo e sulle questioni linguistiche, temi che Schuchardt esplorò con profondità anche in altre sue ricerche.
1898

Tembien : Note di un legionario della '-8 ottobre'

Biagio Pace
Africa Orientale, 1935. La campagna militare italiana si dipana attraverso le numerose annotazioni di Biagio Pace. Per seguirla e catturarne i momenti topici non basta un diario. Dall'addestramento in Italia alle battaglie ingaggiate in Etiopia, Pace ripercorre con precisione gli eventi che hanno segnato la sua vita e quella dei suoi commilitoni. Tra manovre tattiche e resistenze eroiche, eventi simbolici e sconfitte trasformate in trionfi, l'autore raccoglie testimonianze della brutalità del conflitto e momenti d'insolita umanità. La vittoria italiana che trasforma la sconfitta di Adua in un trionfo, la conquista di villaggi strategici come Abbi Addi e l’arrivo di Haile-Sellassié Gugsa sono solo alcuni degli eventi fotografati da Pace. Attraverso questi piccoli dettagli, egli vuole offrire una prospettiva unica sulla Guerra d'Etiopia, esaltando il valore del corpo militare italiano e mettendo in luce le delicate dinamiche di potere che lo hanno spinto a partecipare a questa dolorosa pagina di storia italiana.
1936

Ultima lezione del mio insegnamento universitario, pronunciata il 31 maggio 1938, anno XVI e. f.

Pier Gabriele Goidànich
in Id., Saggi linguistici, scelti da Giulio Bertoni e pubblicati da colleghi, amici e ammiratori a celebrare i 40 anni del suo insegnamento universitario pp. 3-46.È il saggio di apertura della silloge che raccoglie una selezione di scritti linguistici di Goidanich. Il volume fu propiziato da Giulio Bertoni insieme ad alcuni membri dell’Accademia d’Italia e a colleghi dell’Università di Bologna. Nelle righe finali si legge: «Beatissimi voi, giovani, che, disperse come nebbia al vento fumose dottrine che avvelenavano la nostra politica, e vinta l’apatia politica, “credendo, obbedendo, combattendo”, potrete fare e godervi questa nostra adorata Italia, questa Italia imperiale già grande, sempre più grande, sempre più gloriosa».
1940

Università e scuola

Giorgio Pasquali
Giorgio Pasquali offre una diagnosi puntuale dell’assetto formativo nazionale nell’epoca successiva alla riforma Gentile, assurgendo a interlocutore privilegiato del dibattito pedagogico-umanistico del secondo dopoguerra. Sul versante liceale l’Autore denuncia la deriva amministrativo-burocratica dell’istituzione («preside-funzionario»), la riduzione del latino a mera esercitazione morfosintattica, l’oblio pressoché totale della geografia e l’eccesso di lavoro domestico che mortifica le inclinazioni culturali extracurricolari degli adolescenti. Di qui l’esigenza di un curriculum capace di “formare la mente” senza monopolizzare l’intero tempo degli allievi. In ambito universitario Pasquali individua nel modello humboldtiano il paradigma di riferimento: drastica riduzione degli esami, centralità del seminario quale officina di ricerca collettiva, libertà di scelta dei corsi e primato dell’autorità scientifica del docente su quella degli apparati amministrativi. La lezione cattedratica frontale, se non integrata da un lavoro seminariale rigoroso, risulta a suo avviso pedagogicamente inefficace. L’argomentazione, sorretta da una prosa ironica ma filologicamente sorvegliata, confluisce in una tesi ferma: solo un umanesimo esigente ma vitale – depurato da sovrastrutture burocratiche e fondato su uno “studio pensato” – può preservare la tradizione classica dal duplice rischio del nozionismo e della massificazione, continuando a generare autentica elaborazione critica.
1950

Voix Américaines sur la Guerre de 1914-1915 (I)

Henry S. Pratt, Edward-Raymond Turner, Arthur O. Lovejoy, Theodore Roosevelt, Walter Littlefield
Primo fascicolo della serie, il volume raccoglie novantatré pagine di articoli statunitensi tradotti e annotati da Salomon Reinach nell’intento di dimostrare che la neutralità americana è soltanto giuridica, mentre il giudizio morale pende decisamente contro il militarismo prussiano. Dall’apertura dedicata all’assassinio di Francesco Ferdinando alle requisitorie su follia bellicista, schiavismo e «Landsturm professoral», la rassegna costruisce un crescendo retorico che culmina nell’esortazione a non dimenticare la Francia. Reinach, filologo in veste di polemista, interviene con note pungenti per demolire la pseudoscienza razziale tedesca, ridicolizzare l’appello al diritto della forza e suggerire che gli Stati Uniti, già orientati verso l’Intesa, possano diventare megafono della causa francese se adeguatamente sollecitati. Il volume quindi funziona come arringa camuffata da antologia, per orientare l’opinione pubblica.
1915

Voix Américaines sur la Guerre de 1914-1915 (II)

Frederick W. Whitridge, Sydney Gunn, Glanville Terrell, Edmund Lester Pearson
Il secondo volume di «Voix Américaines» raccoglie otto saggi di pubblicisti statunitensi che, pur nel quadro della neutralità ufficiale, smontano l’aggressione tedesca del 1914 e l’idea che la forza sostituisca il diritto. Frederick W. Whitridge confuta la propaganda imperiale, Sydney Gunn sottrae Carlyle al militarismo prussiano opponendogli l’etica dei fatti, mentre Harden e Fullerton illustrano l’incolmabile divario psicologico fra pensiero tedesco e americano. Seguono analisi della macchina imperiale dopo la Marna, dei riflessi sulla Dottrina di Monroe e dei presupposti economici della guerra. Pearson dipinge un implacabile ritratto del generale von Bernhardi, profeta di dominio o rovina. Finale, la rassegna degli errori accademici tedeschi denuncia la scienza piegata alla retorica, riaffermando responsabilità intellettuale e tutela dei piccoli Stati, come pilastro della civiltà.
1915

Weltsprache und Weltsprachen an Gustav Meyer

Hugo Schuchardt
Tra le opere principali di Schuchardt, il saggio in forma di lettera rivolto a Gustav Meyer («Lieber Freund…») mette in luce le posizioni contrastanti dei due linguisti circa la possibilità di una lingua globale. A differenza di Meyer, Schuchardt mantiene la sua visione dell'utilità e della possibilità di una lingua globale e la giustifica sottolineando la crescente difficoltà della comunicazione internazionale per gli studiosi e l'emergere di lingue miste.
1894