RELAZIONE DEL CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE ALL’ASSEMBLEA ORDINARIA DEGLI AZIONISTI Signori Azionisti, I risultati del 1977 sono duri ma sono anche una falsa espressione delle vere possibilità dell'Alfa; si è comunque perduto il terreno guadagnato, malgrado tutto, nel 1976. Ma prima di esaminare i fattori e le implicazioni, desideriamo parlarvi del fatto più sofferto e ciononostante positivo della nostra gestione 1977: la maturazione dell’accordo sindacale del 17 febbraio 1978. Esso sancisce — in un quadro che, in particolare, comprende i temi investimenti, organizzazione del lavoro, occupazione, attività Alfa nel Mezzogiorno — l’impegno dell’azienda e del sindacato, «ciascuno nel rispetto del proprio ruolo», a «promuovere e sviluppare comportamenti coerenti con la realizzazione dell’obbiettivo del risanamento aziendale che motiva: — gli investimenti di mantenimento ed ottimazione; — gli investimenti di ampliamento ed espansione nel Mezzogiorno; — lo sviluppo dell’occupazione diretta e indotta, specie nel Mezzogiorno». Se questo accordo, «rato», sarà anche «consumato», con terapie severe e in tempi adeguati alle dimensioni del compito, esso potrà ben chiamarsi «accordo di risanamento» ed avviare l’Alfa verso una gestione non più assistita. L’Alfa ha infatti ancora nel mercato spazio per sfruttare pienamente le sue dimensioni, ma deve trarre più produzione dalle risorse di cui dispone. In caso contrario ci si ritroverà tutti — azienda, sindacato e lavoratori — con problemi ben più gravi da risolvere, con terapie fatalmente meno cliniche e più chirurgiche, in particolare in Alfasud. II risanamento di cui all’accordo, e quindi i posti di lavoro interni ed indotti, il contributo di produzione, di esportazione, di valuta e di sviluppi che l’azienda può e deve dare al Paese sono infatti condizionati da una «forza», la concorrenza di mercato, che si fa sempre rispettare da sola: pertanto, l’Alfa deve allineare la sua produttività aziendale a quella della concorrenza estera, in particolare europea, che certo non sta ferma ad attendere. L’Alfa può vivere solo come industria esportatrice; attualmente esporta il 60% della sua produzione e dovrà andare oltre, sappiamo tutti come l’Italia ha bisogno di esportare. Abbiamo sempre doverosamente documentato al sindacato, ad ogni livello, le componenti dell’allineamento alla produttività europea che è vitale condizione di risanamento; in particolare lo abbiamo fatto nel lungo dialogo iniziatosi con la presentazione dell’«ipotesi di piattaforma» il 13.12.1976 e conclusosi con il ricordato accordo del 17.2.1978. Il risanamento è nelle possibilità delle risorse — e cioè personale, prodotti e impianti dell’Alfa, compresa l’Alfasud che, dal suo inizio, pesa sui bilanci del Gruppo in manieraemisura schiacciante: lo riaffermiamo con convinzione. E’facilmente dimostrabile che le nostre gestioni, se svolte con i parametri di produttività che costituiscono l’obbiettivo dell’accordo 17.2.1978, e non vediamo perchè non lo si possa se lo si vuole, — e in tempi accelerati e senza traumi -t-consentirebbero costi per unità di prodotto competitivi: quindi, conti economici in ordine, raggiungibili in tempi vicini al Nord, in tempi più lunghi al Sud, di cui dovreste valutare l’accettabilità. Segni di risanamento si sono avuti in Alfa Nord; sono affiorati in ritardo in Alfasud. Gli atteggiamenti interni ed esterni appaiono comunque più consapevoli della realtà della situazione e della possibilità di uscirne, ma più consapevoli anche della impossibilità di sostenerla oltre, in particolare in Alfasud, se i primi benvenuti segni non si tradurranno in una vigorosa forza traente per la quotidiana ottimazione del livello competitivo della produzione. Non vi è altro modo per generare il 6