fi 18 MEZZO SECOLO DI STUDI ECONOMICI E STATISTICI biamo obliare che la grande rivoluzione teorica, di cui ragio- niamo, compivasi in Italia nel 1874. Ora in quest'epoca comin- ciavano già a dissolversi, nei paesi più evoluti e civili, quelle condizioni di fatto, che avean fornito la base alle conclusioni ricardiane; l'economia dei bassi salari, il profitto minimo, la rendita differenziale ascendente venivan grado grado sparendo per dar luogo ai fenomeni inversi degli alti salari, dei profitti elevati, della rendita differenziale declinante e del correlativo formarsi ed accrescersi della rendita di monopolio. Ora per ef- fetto di ciò, od a contraccolpo del mutato assetto economico, la scuola classica inglese vedea sfuggirsi di sotto le regolarità, che essa avea teorizzate e che erano la ragione segreta della sua vita, e veniva riducendosi ad un fossile relegabile nei musei del pensiero. E già per mille ineluttabili indizi annunziavasi la formidabil necrosi, che dovea poi solennemente suggellarsi nelle squisite pagine del Caimes. Al tempo stesso nuovi indirizzi scientifici, riboccanti di glorie e di promesse, venivano sorgendo oltre monte: in Germania trionfava la scuola storica, negatrice delle leggi naturali; ovunque la ricerca statistica usurpava i do- mini fin qui governati dalla deduzione ed arricchiva il sapere economico di impreveduti orizzonti; mentre il socialismo lan- ciava contro la società trionfatrice le sue teorie arroventate, e ne penetrava con potente analisi le antimonie più riposte. Ora di fronte a questo assieme di fenomeni inauditi e di teorie nuove e feconde, incalzantisi sul vecchio e curvo colosso dell'economia ricardiana, ogni sforzo inteso a ristabilire in Italia senza varia- zioni i dogmi di codesta scuola poteva apparire prepostero e dovea fatalmente fallire. E cosi fu effettivamente. Invero un economista insigne, al quale la modestia eccessiva contese la rinomanza mondiale, cui l'alto ingegno gli avrebbe dato incon- trastato diritto, ma a cui è serbato pur sempre un posto su- premo nella memoria di pochi e riverenti discepoli, Emilio Naz- zani, si accinse alla difficil bisogna, e l'assolse con ingegno e perizia incomparabili; dacché il suo Sunto ed i Saggi di eco- nomia politica costituiscono il più acuto, profondo ed inappun- tabile commento alle dottrine della scuola inglese, che arric- chiscono in più parti di preziosissimi complementi. Eppure, no- nostante le doti superiori del maestro, il tentativo non riusci, o riusci solo a mezzo, nella sua parte negativa, e non già come positiva innovazione. Di certo, l'opera del Nazzani riusci trion- falmente a spazzare il terreno della ricerca economica italiana