n TINDICF « 1 ■■dei libri del meseBì Da tradurre L'Eden della frontiera di Sergio Perosa James Fenimore Cooper, The Leatherstocking Tales. Voi. I: The Pioneers, The Last of the Mohi-cans, The Prairie, The Library of America, New York 1985, pp. 1347, $ 27.50; voi. II: The Path-finder, The Deerslayer, The Library of America, New York 1985, pp. 1051, $ 27.50. Cooper non ha goduto di buona stampa fra i contemporanei, i romanzieri e i critici. Poe gli rimproverava gli intrecci sconclusionati e le improbabili coincidenze; Mark Twain gli rinfacciava assurdità e incoerenze, un linguaggio impossibile, figure di donne asessuate ed edulcorate ("piatte come la prateria", le definiva J.R. Lowell), ed il quadro idealizzato di un West non corrispondente ad alcuna realtà. D.H. Lawrence lo vedeva come epitome del bianco americano terrorizzato dal sesso e dalla maturità. Persino Leslie Fiedler, che pure ne valorizzava l'immagine eroica del primitivo ed il gusto per le antinomie, vedeva in lui il pathos della repressione e l'espressione (profetica) di un'infantile amicizia fra uomini di razza diversa che esclude di proposito la presenza femminile e anela alla fuga dalla società. Per tanti di questi motivi, Cooper viene relegato al ruolo di romanziere per ragazzi. Eppure, la sua saga di cinque romanzi su Natty Bumppo, ovvero Leatherstocking ("Calze di cuoio"), ora ristampata in una delle edizioni della Library of America, crea ed articola il più profondo e duraturo mito americano: il mito della wilder-ness, della natura selvaggia opposta alla civiltà e alla storia. Questa edizione ha il merito di rendere unitariamente accessibile la saga, che anche in inglese si leggeva in testi non sempre affidabili; e potrebbe costituire la spinta per una versione italiana che ne valorizzasse il carattere, sia pure problematico, di "classico". Cooper vi crea dunque il mito dell'eroe che si identifica con la solitudine delle foreste e dei luoghi incontaminati dall'uomo, che sfugge e si sottrae alla civiltà: l'outsider non integrato, che spregia la cultura e non accetta regole che non siano quelle della Natura o dell'imperioso 10 naturale. Natty Bumppo non si riconosce nella marcia della civiltà, a cui pure, per ironia drammatica (e della storia), nel suo continuo spostarsi in fuga verso il West apre continuamente la strada: la strada di un "progresso" che Cooper, con lui, vede cosparsa di soprusi e violenze, colpevole della distruzione dell'Eden primigenio, ma inarrestabile. La caratteristica precipua della saga di Cooper è che l'uomo solo ed isolato nel Nuovo Continente sperimenta in primo luogo il conflitto ed 11 rapporto di amore-odio con l'indiano — il primo possessore della terra e della wilderness, l'uomo di natura, che ora la civiltà brutalmente spossessa o corrompe, l'unico col quale è possibile per Leatherstocking (anch'egli un "nobile di natura") un legame profondo. Nella mitologia di Cooper, Natty Bumppo è a metà selvaggio e a metà civilizzato, assomma sorprendentemente in sé le qualità, ma non i difetti, delle due razze. Specularmente, il suo amico e sodale indiano, Chingachgook, ha in sé le qualità del nobile selvaggio e il senso dei valori occidentali. Nessun dubbio, e nessuna meraviglia, che entrambi, così pateticamente legati, soccombano all'avanzare della civiltà; dopo infinite e nobili resistenze, ma con malinconica consapevolezza che la lotta non solo è impari, ma destinata alla sconfitta. La sconfitta, naturalmente, è nella Storia — mentre il Mito vagheggia e convalida un trionfo sentimentale ed ideale: questa è la sottile e fruttuosa antinomia inscenata da Coo- per nella sua saga. Continuatore di Walter Scott, intento a naturalizzare in America il romanzo storico, Cooper lo fa in maniera profetica aprendo a dimensioni mitiche e romantiche il luogo perfetto di quell'incontro: appunto la wilderness, la Frontiera, equivalenti del Border di scot-tiana memoria, ma con le caratteristiche peculiari di un "terreno neutro" dove civiltà e natura si incontrano e si scontrano, dove Storia e astrazione, realtà e sogno, si intrecciano e si confrontano. La Frontiera dove si incontrano il bianco e l'indiano appare così come luogo di purezza edenica, anteriore alla Caduta, ma anche come luogo della violenza e dello scontro, terra di conquista (per i bianchi) destinata a subire prevaricazione e corruzione. Per un Natty Bumppo che vi si muove naturalmente alla ricerca del suo sogno e della sua integrazione, si contano a migliaia le orde dei predatori: onde la sua fuga di fronte all'avanzare della civiltà è, com'egli sa bene, un moto verso la morte. E in- fatti, così com'è gloria dei sensi e dei sentimenti naturali, la wilderness è o diventa anche luogo di solitudine e di alienazione, di conflitto e di lotta: giacché il contatto con la civiltà — a parte la sublime eccezione del Mohi-cano ha reso disperati, violenti e usurpatori gli stessi natii. L'incontro elegiaco fra Natty Bumppo e Chingachgook non è infatti destinato a ripetersi, anzi risulta impossibile (o Cooper lo rende impossibile) fra gli altri personaggi: soprattutto per quelle sue figure di donne dai capelli corvini e irrequiete che, a differenza dei "gigli" bianchi e slavati a cui sono sempre appaiate, sentono un'oscura attrazione per il selvaggio ed il primitivo, ma non possono, ovvia- mente (date le repressioni del tempo e del loro autore), nemmeno confessarlo a se stesse, e devono morire col desiderio inespresso; così come devono morire i selvaggi a loro volta attratti da quel richiamo. Qui hanno ragione Lawrence e Fielder; ma ha ragione, storicamente, anche Cooper. Il quale scrive sì cinque romanzi dove le insistite descrizioni degli sfondi sono spesso in technicolor, e dove le avventure sono così aggrovigliate che lui stesso (ed il lettore con lui) rischia ogni tanto di perderne il filo, e dove smancerie e sentimentalismi gridano vendetta ad ogni dio o Manitou della narrativa. Ma il suo è uno dei casi dove il disegno complessivo dei cinque romanzi è superiore al loro singolo valore: anche perché, come nei drammi storici di Shakespeare, l'ordine di composizione è inverso all'ordine dei fatti narrati, e in questi due ordini contrapposti si manifestano e si valorizzano la coesistenza delle sue antinomie e gli esiti contraddittori della sua narrazione. L'ordine di composizione, che grosso modo risale dalla vecchiaia di Natty Bumppo e dalla sua stessa morte alla giovinezza incorrotta dell'eroe, esprime il trionfo finale del sogno e del mito. Si va dalla società che incombe su Natty Bumppo, lo imprigiona e lo umilia, costringendolo Sia fuga nel fitto della boscaglia in The Pioneers (che è del 1823), e che ne decreta la morte solitaria, in piedi, con gli occhi fissi al sole al tramonto in The Prairie (1827), a due romanzi come The Pathfinder (1840) e The Deerslayer (1841) dove l'eroe, letteralmente resuscitato dall'autore vive la sua avventura incorrotta e gioiosa a contatto con la natura e realizza la sua piena adesione e inte- grazione alla wilderness. Nella tarda età, insomma, Cooper si abbandona sentimentalmente (e programmaticamente) alla celebrazione del mito e del sogno, del beau idéal, tant'è vero che quasi abolisce quei riferimenti e ancoraggi al tempo ed agli eventi storici che sono determinanti nei primi romanzi della saga, ivi compreso il suo capolavoro, L'ultimo dei Mohicani, in ogni senso "mediano", che è del 1826. In questa prospettiva, a predominare è il tempo ciclico della natura, a trionfare è la fuga e la negazione della società, il sogno del contatto incorrotto con le sorgenti dell'essere naturale. Ma se guardiamo ai romanzi secondo l'ordine dei fatti narrati, è vero l'opposto. Cooper presenta lo svolgimento della vicenda secondo i dettami, e quindi secondo la predominanza, della storia e del tempo cronologico. In quest'ordine, a vincere ineluttabilmente, come si accennava, è il "progresso" della civiltà: Natty Bumppo è progressivamente spinto sempre più a ovest in una fuga dalla civiltà che lo incalza, e finisce per fare da battistrada involontario e incongruo (come vien detto esplicitamente alla conclusione di The Pioneers) all'avanzata dei bianchi. Spinto sempre più verso il cuore ed i confini occidentali del continente, da cacciatore e nobile guerriero si riduce a trapper, lascia i boschi e i laghi per ritrovarsi fra le praterie dove pure lo insegue l'aborrito suono dell'ascia che spiana gli alberi, o dei carri che invadono confusamente il suolo sacro. La sua morte celeberrima è dunque, come quella del Mohi-cano, la morte di una scelta di vita e di un tipo di esistenza, l'estinguersi di un sogno nobile ma impossibile, la resa del romance alle ragioni del mondo e della Storia. Penso che in questo Cooper sia il perfetto capostipite, antinomico e problematico, di tutta una tradizione narrativa — e non solo narrativa — americana che, nel suo senso e nei suoi esiti migliori, giocò tutte le proprie carte sull'inestricabile compresenza di mito e storia, romance e fattualità, e che sì ispira al contrasto, si direbbe congenito, più che paradigmatico, fra Natura e Società, wilderness e cultura, frontiera in costante movimento e insediamento che imbriglia e reprime; fra io in assoluta libertà e io in ceppi. Il cuore, e la stessa volontà, americani sono per i primi termini del contrasto: ma proprio perché il Nuovo Mondo è stato colonizzato e fondato, come negare l'evidenza che ad averla vinta sono, quasi in ogni istanza, i secondi termini, quelli restrittivi, del confronto? Il wish-fulfdment (desiderio del compimento) del sogno si arrende alla violenza della realtà, alle rovine del tempo. DORIS LESSING IL DIARIO DI JANE SOMERS Una strana storia di donne, una scrittura straordinariamente nutrita di forza e sensibilità: il romanzo bellissimo che segna il grande ritorno in Italia di Doris Lessing, scrittrice di lingua inglese tra le maggiori del nostro tempo. Un caso letterario-editoriale di cui si è molto parlato in Europa e in America. VIERI RAZZINI GIRO DI VOCI Una storia di paura dai tempi e dagli effetti infallibili che accorda generosamente al lettore tutte le emozioni di un vero, grande "thriller". HARRY MULISCH L'ATTENTATO Un sopravvissuto tra oblio e bisogno della verità. Una ricerca avvincente e inquietante nelle pieghe di un passato doloroso. RUSSELL HOBAN DIARIO DELLA TARTARUGA Una splendida favola dei nostri giorni in cui due sconfitti riescono per una volta a essere vincenti. ANTONIO PRETE IL DEMONE DELL'ANALOGIA Illuminazione teorica e lavoro sul linguaggio da Leopardi a Valéry. Un'immagine della poesia moderna, dei punti alti della sua storia. PETER GLOTZ MANIFESTO PER UNA NUOVA SINISTRA EUROPEA Con un saggio di Achille Occhetto Un'analisi e una piattaforma programmatica di grande respiro dall'uomo nuovo della socialdemocrazia tedesca. CARLO TULLIO-ALTAN LA NOSTRA ITALIA Arretratezza socioculturale, clientelismo, trasformismo e ribellismo dall'Unità a oggi La prima, organica Storia d'Italia che definisca in termini concreti la causa strutturale e il tessuto connettivo dei mali del paese. ERVIN LASZLO EVOLUZIONE Da uno studioso di punta nelle "scienze della complessità" una sintesi originale e accessibile del paradigma dell'evoluzione, per una visione sistemica della storia del mondo dalle origini dell'universo al futuro delle società umane. PATRICK MAURIÈS IL MONDANO Un libro colto e sottile che dà senso e cadenza alla febbrile pulsazione delle mode e dei "look" caratteristica del nostro tempo. Bruce Chatwin SULLA COLLINA NERA Pagine 290, lire 20.000 Due gemelli identici osservano stupefatti il nostro secolo dalla loro fattoria nel Galles. Un romanzo che ci avvicina al mistero dell'identità. Adelphi