TINDICF ■ ■■dei libri del meseBH Libri di Testo La fantasia e la grammatica di Lorenzo Renzi Pietro Piva, Gian Pietro Do-negà, Maria Luisa Traini, Maria Angela Tondelli, Materiale per l'educazione linguistica, Bulgarini, Firenze 1985, pp. 679, Lit. 17.400. Questo libro di italiano per la scuola media viene dalla Scuola Media di S. Angelo di Piove, in provincia di Padova. La Scuola di S. Angelo è stata una di quelle scuole che negli anni settanta si muovevano, che provavano a realizzare le idee nuove, che facevano i giornalini e tante altre belle cose, senza che le critiche e talvolta gli insuccessi facessero disarmate i giovani professori che ne erano gli iniziatori. Era uno dei non pochi casi in Italia in cui la piccolezza del paese stava in ragione inversa della vivacità delle iniziative che vi circolavano. La gelata del conformismo non ha bruciato quei frutti. Oggi questo Materiale raccoglie i risultati di quegli anni, e li presenta in forma decantata, matura. Con sapienza didattica, ma anche con alle spalle solide conoscenze teoriche, gli autori propongono degli esercizi che si ispirano alle strutture narrative e al tipo di manipolazione già proposto da Norbert Elias La solitudine del morente Una società che non ha più posto per chi invecchia e muore: i costi preoccupanti della «civiltà delle buone maniere» Erich Kòhler L'avventura cavalleresca Ideale e realtà nei poemi della Tavola Rotonda Un Medioevo di lotte e di tensioni allo specchio dell'epica cortese: la prima edizione italiana di un grande classico Piero Camporesi Il paese della fame La farsa e la tragedia di un mondo dominato dalle ossessioni del ventre. In una nuova edizione aumentata, la prima tappa della straordinaria esplorazione di Camporesi nell'inferno corporale delle società premoderne Victor G. Kiernan Eserciti e imperi La dimensione militare dell'imperialismo europeo 1815-1960 La poco edificante parabola di una civiltà che ha esportato barbarie: le guerre, le repressioni, le infinite violenze che hanno costruito e sorretto il colonialismo europeo il Mulino Rodari nella sua Grammatica della fantasia; ai diversi tipi di testi e ai loro stili; alla tecnica del riassunto (l'alunno potrà emulare Piero Chiara che riassume "I promessi sposi" in 25 righe? magari — questo gli autori non lo dicono — senza la malizia che lo scettico lombardo riversa in più punti delle 25*righe sul Gran Lombardo?); ai diversi modi di scrivere lettere; a riconoscere i codici comunicativi che ci attorniano. Eccetera, eccetera. Certo, molte di queste e delle altre cose che non abbiamo ricordato ma che ci sono in questo libro, sono diventate comuni nei libri di testo recenti, anche in ottemperanza ai nuovi programmi. Ma qui in ogni pagina ammiro la forma semplice e chiara, non pretenziosa, con cui le cose, vecchie e nuove, sono esposte. Anche la grammatica, che prende la seconda metà del libro, e che non può riservare, è naturale, le sorprese della prima parte. Il recensore, si sa, un difetto, un errorino, una cosa che non va o che non gli va, la deve trovare. Io ho due cosette su cui ridire, e va da sé che non infirmano per nulla il giudizio positivo che ho dato. A p. 359 si parla di "lui" e "lei" come soggetto e si dice che il loro uso "è entrato largamente nell'uso nazionale". Giusto. Ma poi si legge che ciò è "di derivazione piemontese". A meno che non sia la "nazione" di derivazione piemontese, siamo fuori strada. L'uso di lui e lei come soggetto è una schietta evoluzione del ceppo fiorentino. Mi si permetta una digressione. Il Bembo, più fiorentino dei fiorentini (era veneziano), rimprovera Dante di essersi lasciato sfuggire un lui soggetto (Prose della volgar lingua, III, XVI). Dante era morto da un pezzo e non poteva difendersi, ma in effetti l'edizione di Busnelli e Vandelli ha esso dove il testo che doveva avere in mano il Bembo aveva lui: "e se lui (o: se esso) fu vile, tutti siamo vili" (Convivio, IV, XV, 5). Ma lui e lei soggetto in certe posizioni sintattiche, come vedremo, si sono imposte a Firenze se non al tempo di Dante nel periodo immediatamente seguente, come pure — è vero — nei dialetti italiani settentrionali (sì, piemontese compreso). Traendolo dal fiorentino, e osservando il parallelo col suo dialetto milanese, il Manzoni provò a importe lui, lei soggetto nei Promessi sposi. Per quei maestri e professori che ancora segnano lui soggetto con la matita blu, piuttosto che rimandare alle patenti di nobiltà già secolari di lui e lei soggetto, sarebbe bene far notare che chi riprova Lui e venuto, non può non accettare È venuto lui, e non difenderà certo E venuto egli, che pure si diceva nell'aureo Trecento. E così si dice solo lui, proprio lui, è lui e non solo egli, proprio egli, è eglil E tuttavia l'uso di lui non può prendere tutto lo spazio che occupa- va egli. Dopo: Uno dei protagonisti del Risorgimento fu Giuseppe Mazzini, si può far seguire: Egli era nato a Genova nel 1805 (in stile elevato), oppure: Era nato a Genova nel 1805 (in stile medio), ma non: Lui era nato a Genova nel 1805. Come hanno mostrato una serie di recenti studi, a opera di alcuni tra i migliori linguisti della penultima e ultima generazione (Francesco Antinucci, Patrizia Cordin, Alessandro Duranti e Andrea Calabrese), lui può riprendere solo un refetente inatteso, il che non è il caso nell'ultimo esempio dato. Altrimenti il pronome sarà zero: lo zero, il cui valore in linguistica è stato riconosciuto "negli anni Trenta da Roman Jakobson e Charles Bally, dopo che da secoli gli Arabi l'avevano imposto nella matematica. Dunque: Era nato..., e basta. La seconda osservazione riguarda sempre la parte grammaticale, precisamente l'articolo. Gli alunni (p. 422) sono invitati a scegliere l'uso corretto dell'articolo in coppie del tipo: "Adesso vi racconto la luna barzelletta divertente". Finalmente un esercizio in cui non si può sbagliare! La linguistica moderna, diversamente dalla vecchia grammatica, ci insegna a distinguere ciò che è grammaticale da ciò che non lo è, anche quando a nessuno verrebbe in mente di usare una forma agrammaticale. E così questa volta nemmeno al più idiota degli uomini citato da Cartesio in un passo che piace tanto a Chomsky, sbaglierà la riposta. L'esercizio è allora inutile? No, ma come altri che seguono nel libro non dovrebbe concludersi nell'invito a indicare la forma corretta, ma nella spiegazione del perché ce n'è solo una che è possibile. Per leggere "Time" di Maria Antonietta Saracino Giannina Perrucchini, The Secret of Advertising, pp. 95, Lit. 5.000. Daniela Castellazzo, The World of the Press, pp. 83, Lit. 5.000. Luisa De Bellis The Holiday In-dustry, pp. 107, Lit. 5.000. Collana Pointers. Cross Curricu-lar Materials, diretta da Paola Pace e Graziella Pozzo, Loe-scher, Torino 1985. L'insegnamento delle lingue e letterature straniere, specie a livello della secondaria superiore, è a tutt'oggi tra i più penalizzati dal colpevole ritardo di una adeguata riforma ministeriale che ne riveda programmi, metodi e orari di insegnamento. Dico che è penalizzato perché è il settore nel quale l'assenza di una coerente ristrutturazione didattica ha prodotto e continua a produrre conseguenze più immediatamente evidenti e frustranti, non ultima la convinzione — ancora assai diffusa — che la lingua straniera a scuola non si impari, e che gli strumenti per divenirne realmente padroni vadano necessariamente cercati al di fuori delle aule scolastiche, a prezzo di un non indifferente impegno personale ed economico. Ma, se questo è parzialmente vero, vero è anche che proprio il settore delle lingue straniere è quello che da anni registra una sempre crescente vivacità di iniziative sia didattiche che editoriali ad opera di gruppi di insegnanti non più disposti ad attendere una fantomatica riforma, quanto invece pronti ad investire energie e competenze personali per fare dell'insegnamento linguistico un momento di ricerca e di scambio reale insieme alla classe e non sovrapponendosi ad essa. Punto di partenza di questo percorso doveva necessariamente essere una critica, e sovente un abbandono, del manuale scolastico tradizionale in favore della creazione di testi nuovi e variati, stimolanti nei contenuti e attraenti nel modo di proporli; testi volti a creare domande e suscitare curiosità, e non semplicemente ad offrire preconfe- S> Due domande sulla lingua a cura di Lidia De Federicis Alle nostre domande hanno risposto Marisa Se-merarojacotti, ispettore in Lombardia, e Giuliana Bertoni Del Guercio, ricercatrice del Cede (Centro europeo dell'educazione di Frascati). Entrambe sono state insegnanti di lingua straniera e da tempo lavorano pensando alla riforma. L'insegnamento delle lingue straniere è stato negli ultimi anni un settore di avanzata elaborazione, teorica e didattica. Vorremmo sapere: in che misura è stato possibile trasferirne i risultati nella effettiva pratica della scuola? Come sono cambiati gli obiettivi, le tecniche, e infine i libri di testo? Marisa Semeraro Jacotti L'innovazione nell'insegnamento delle lingue straniere ha toccato maggiormente la scuola media di primo grado che non la secondaria superiore. Nella scuola superiore, ad eccezione degli istituti sperimentali, i programmi sono rimasti immutati, le attività di aggiornamento sono state molto limitate, ma soprattutto esiste nei docenti il timore (non del tutto immotivato) che alla verifica degli esami di maturità i commissari non condividano le loro scelte metodologiche. Si riscontra tuttavia, quasi generalmente, un evidente cambiamento nei libri di testo che sempre più includono materiali appropriati e presentano attività pertinenti e motivanti per l'apprendimento. Questo è un segnale estremamente positivo, perché il libro di testo potrà, a lungo termine, influenzare in positivo l'approccio didattico; infatti i libri di testo e gli esami finali sono agenti primari di condizionamento della didattica. Anche l'insegnante meno motivato, quello che non legge i pro- grammi e vive alla giornata, non può non utilizzare il libro di testo e non può ignorare le modalità di verifica terminale. Giuliana Bertoni Del Guercio L'approccio comunicativo ha modificato, soprattutto nella scuola media, l'insegnamento della seconda lingua, ed ha favorito la penetrazione dell'educazione linguistica, cioè di una concezione trasversale delle discipline linguistiche. Gli obiettivi sono quindi rivolti alla acquisizione di comportamenti linguistici adeguati alla comunicazione in vari contesti. Le