AAAAAAAAAAA N-10 Arena di conflitti di Roberto Biorcio LA CLASSE SOTTO ESAME Scuola società e utopie "Zapruder. Storie in movimento", 2012, n. 21 Per le funzioni svolte nelle so- cietà e nelle democrazie mo- derne, la scuola è stata spesso luogo e/o posta in gioco di aspri conflitti sociali. A questo tema la rivista "Zapruder" ha dedicato un interessante numero mono- grafico che rilegge in particolare la storia del nostro sistema scola- stico. Le scuole svolgono una se- rie di compiti svolti in passato dalle famiglie e dalle chiese: la so- cializzazione e la formazione del- le nuove generazioni, la trasmis- sione specializzata dei saperi, il governo della mobilità sociale con la distribuzione di credenzia- li e la selettività dei percorsi di studi. Queste funzioni sono di- ventate spesso terreno di conflit- ti sociali e culturali promossi da attori esterni alla scuola (chiese, partiti, movimenti e gruppi di in- teresse) che ne hanno condizio- nato le trasformazioni e si sono riprodotti, in forme più o meno esplicite, anche all'interno delle stesse istituzioni scolastiche. Do- po la Rivoluzione francese, per molti anni le tematiche educative e il diritto all'istruzione non tro- varono posto negli ordinamenti costituzionali. Nel Regno d'Italia gli ordina- menti e le prassi del sistema scolastico furono concretamente stabiliti in via amministrativa sul- la base di leggi ordinarie. Una ve- ra svolta si realizzò con la costitu- zione della repubblica del 1948: la scuola e l'istruzione entrano a far parte dei diritti sociali e lo sta- to si impegna a "rimuovere gli ostacoli" che limitano le possibi- lità di accesso. Nell'Italia del do- poguerra erano però transitate la struttura e l'organizzazione della scuola fascista (anche se con pro- grammi purgati). Solo negli anni sessanta e settanta si cercò di da- re ai principi costituzionali un'at- tuazione almeno parziale. Nel 1962 fu istituita dal primo gover- no di centrosinistra la scuola me- dia unica: una decisione molto contrastata, che favoriva però la scolarizzazione di massa. Sarà la pubblicazione di Lettera a una professoressa a svelare le possibi- lità e le ambivalenze della rifor- ma, proponendo idee che anima- rono le mobilitazioni del decen- nio successivo. I tradizionali rap- porti fra scuola, lavoro e società furono messi in discussione da una serie di importanti esperien- ze: i corsi per gli operai svolti nel- l'ambito delle 150 ore, le scuole popolari, i doposcuola e le scuo- le serali promossi nei quartiere di Firenze e di altre città. La libera- lizzazione degli accessi all'univer- sità e dei piani di studio fu decisa dal governo nel 1969 come rispo- sta alle mobilitazioni studente- sche. Queste decisioni non furo- no però seguite da riforme orga- niche e coerenti della secondaria superiore e dell'università. La crescita dei livelli di istruzione universitaria fu frenata dalle resi- stenze delle prassi e degli ordina- menti accademici tradizionali ge- stiti dalla casta dei titolari di cat- tedra. La spinta di massa all'i- struzione che aveva raddoppiato gli iscritti all'università nel de- cennio precedente si ridimen- sionò fortemente dopo il 1978. Gli insegnanti più attivi e impe- gnati diedero vita al sindacato scuola Cgil che fu costituito nel 1971, superando molte resisten- ze nella confederazione, nel Psi e nel Pei. I decreti delegati del 1974 cercarono di offrire un ri- sposta alle mobilitazioni che si erano sviluppate nelle scuole, trasformando parzialmente le forme di governo delle istituzioni scolastiche e lo stato giuridico degli insegnanti. Ma il carattere contraddittorio di molte soluzio- ni proposte ne favorirono una gestione che lasciava sostanzial- mente inalterato il funzionamen- to tradizionale delle scuole. Mentre negli anni ottanta altri paesi europei attuavano impor- tanti riforme del sistemi scolasti- ci, in Italia prevaleva un sostan- ziale immobilismo. Solo nell'ul- timo decennio sono state varate riforme significative: i progetti promossi dai ministri Moratti e Gelmini sono però soprattutto orientati al ridimensionamento della scuola e dell'università pubblica, a favore di un gestione privatistica dell'istruzione, mol- to lontana dagli ideali che aveva- no animato i padri costituenti. All'ombra dell'ideologia del me- rito e della concorrenza, la scuo- la torna a essere soprattutto un problema dei singoli e delle loro famiglie, mentre tendono a di- minuire nettamente i livelli di scolarizzazione oltre la scuola dell'obbligo. ■ roberto.biorciogunimib.it R. Biorcio insegna scienza della politica all'Università Bicocca di Milano □ ✓v\/wwwv\/wvw\ □ X x x x x x x << x << > X s X ✓ X ✓ X ^ X ^ X s X >> X * X ✓ X ✓ X X >> X s X X X s X ✓ X □ /VVVVVVVVVVVWVVV\ □ EvolutivaMente di Antonella Faloppa Clare Vanderpool L'INDIMENTICABILE ESTATE DI ABILENE TUCKER ed. orig. 2010, trad. dall'inglese di Aurelia Martelli, pp. 387, € 15, Edt, Torino 2012 E 9 il penultimo giorno di scuola nella cittadina di Manifest, quando Abilene Tucker scende dal treno che l'ha condotta in quella "sperduta cit- tadina" del Kansas. La calda estate del 1936 è alle porte. Con una bussola, due monetine luc- cicanti da dieci cent e una lette- ra del padre nello zaino, inizia la storia di questa dodicenne man- data, senza apparente motivo, a trascorrere le vacanze estive nel paese paterno. Clare Vander- pool, l'autrice di questo bel ro- manzo al suo esordio nella nar- rativa per l'infanzia, tratteggia con delicatezza la fisionomia della protagonista e dei perso- naggi che le fanno da contorno, in una storia dalle tinte evocative per chi ha apprezzato le pagine di Oliver Twist o di Tom Sawyer. Abilene è senza madre e con- duce con il padre Gideon una vita nomade: case diverse, scuo- le diverse, molti "universali" da affrontare, come lei definisce le situazioni che si ripetono, sem- pre uguali, a ogni cambiamento, a ogni svolta della sua vita, come le domande curiose e sfrontate dei compagni, smaniosi di sape- re dei suoi genitori, della sua ca- sa e dei luoghi dove è vissuta. La trama del romanzo è co- struita su due piani cronologici distinti: il tempo presente, quel- lo abitato da Abilene, e il 1918, anno in cui si svolgono i fatti vis- suti da due giovani amici, Ned e Jinx, le cui storie rivivono attra- verso le parole dell'indovina Miss Sadie, l'anziana polacca della "Bottega divinatoria" di Manifest, dove si predice il futu- ro e si scava nel passato. FU rou- ge della narrazione, 0 Notiziario di tìattie Mae, "pionieristica ru- brica del Manifest Herald" inau- gurato nel 1917 da Hattie Mae, allora studentessa e fondatrice del giornalino del liceo. La narrazione trae spunto da un ritrovamento: Abilene scopre, sotto le assi consunte della casa in cui è ospitata dall'amico del pa- dre, Shady, una scatola misterio- sa, dove sono conservate alcune lettere scritte da Ned e Jinx e di- versi oggetti che per la ragazzina non hanno alcun apparente signi- ficato, eppure trovano una loro collocazione nel racconto dell'in- dovina, voce narrante e insieme coprotagonista dei fatti che si svolgono sia nel presente sia negli anni della Grande guerra. La sto- ria, che per Abilene si rivela un vero e proprio percorso di forma- zione e di conoscenza delle sue origini e di quelle del padre, ha un finale inatteso, una sorta di deus ex machina che ricompone le fitte trame di due esistenze, quelle di un genitore lontano e di una figlia, insieme a quelle dei coprotagoni- sti del romanzo. L'indimenticabile estate di Abilene Tucker racconta lo spaccato di vita di una ragazzi- na ed è destinato a giovani lettori. Lontana dal linguaggio sensa- zionalistico di certa narrativa per l'adolescenza, che ammicca alle suggestioni della tecnologia e del virtuale, ma anche dalla sem- plificazione eccessiva del linguag- gio infantile, cui parte della lette- ratura per bambini e adolescenti relega la narrazione, Vanderpool costruisce un racconto dal sapore antico per la prosa semplice ep- pure mai banale, al contrario, ric- ca di spunti linguistici. L'autrice è tuttavia moderna nel ricostruire i timori, le fragilità, gli stati d'ani- mo dell'età che si colloca tra in- fanzia e adolescenza, sottotraccia costante di un racconto capace di rivolgersi ai giovani lettori e a quelli adulti. Da dodici anni. ■ antofaloppa@gmail.com A. Faloppa è dottore di ricerca di storia medievale e insegnante