N. 10 1 rilevamenti demoscopici dicono dove stanno i cittadini, la politica dovrebbe indicare loro dove andare Il vento dei sondaggi e il centrismo fasullo di Nicola Cacace Negli Stati Uniti i repubblicani hanno governa- to quasi ininterrottamente per ventotto anni, dal 1980 con Ronald Reagan al 2008 con George W. Bush, periodo interrotto solo da Clinton. Il lungo dominio repubblicano è stato infranto da Barak Obama che, a differenza dei suoi predeces- sori, si è presentato con un programma molto ca- ratterizzato in senso progressista, lontano dalle chimere centriste espresse dai sondaggi. Chimere centriste che, secondo molti analisti, erano alla ba- se del decennio horribilis dei democratici, i quali, malgrado l'America vivesse il periodo più lungo di spoliazione del ceto medio e della classe operaia a favore di una minoranza di ricchi e super ricchi, perdevano tutte le battaglie presidenziali anche contro le espressioni più di destra dei neocon. L'analisi più corrosiva delle sconfitte democra- tiche "da sondaggi" è stata fatta da Robert Rei- ch, professore alla Brandeis University ed ex ministro di Clinton (Perché i liberal vinceranno ancora). "Molti democratici sostengono di es- sersi dovuti spostare al centro per venire eletti perché i sondaggi mostravano un elettorato americano diventato più conservatore". "Non serve convinzione né coraggio per spostarsi verso il centro come viene definito dai sondag- gi prevalenti sui potenziali elettori. Se vuoi es- sere un politico duttile ti presenti come centri- sta; ma se sei un leader sei tu che stabilisci il centro secondo i tuoi valori, non lasciando che i sondaggi ti dicano dove andare. Al massimo i sondaggi ti dicono da che parte sta la gente ed è inutile portarla dove già si trova. L'essenza della leadership politica è di attirare l'attenzio- ne pubblica su temi difficili e topici che molti preferiscono evitare o ignorare". "Il centrismo è fasullo. Non c'è un centro ben definito in America. La corsa di tanti democratici, negli ultimi anni, verso il cosiddetto centro, è un pa- tetico surrogato di una riflessione chiara e di un discorso sincero su quello che la nazione deve fare, e perché, per poi farlo davvero, una volta giunti in carica. Nel frattempo il centro continua a spostarsi verso destra perché i rad- con restano fermi, mentre i democratici vanno loro incontro a metà strada". Reich è molto critico anche nei riguardi di Clinton, troppo succube dei sondaggi. "Alla fine degli anni no- vanta il bilancio federale presentava grandi at- tivi e Clinton e Gore avrebbero potuto investi- re sulla popolazione, in particolare su istruzio- ne e salute, ma l'unica cosa che fecero fu quello di estinguere il debito con un anno di anticipo, perché i sondaggi mostravano che era quello che volevano gli elettori incerti delle comunità subur- bane". I sondaggi ormai si fanno in tutto il mondo e possono essere utili ai politici con personalità defi- nite, come dannosi ai politici "capitani di ventura" che operano più seguendo il vento che i valori. Co- me scrive Stefano Folli ("Il Sole 24 Ore", 31 luglio 2009), "anche Berlusconi, come è noto, legge i sondaggi e gli deve essere sembrato rischioso la- sciare a Bossi la rappresentanza dei pacifisti. Così il premier se n'è uscito con una frase sorprenden- te sull'Afghanistan, parlando di exit strategy, setti- mane dopo aver promesso al presidente Obama un rafforzamento del nostro contingente". L'ambiguità dei sondaggi non sta solo nel modo "impersonale" di interpretarli, ma anche nell'am- biguità metodologica. Paolo Natale, in un saggio breve ma ben documentato {Attenti al sondaggio), evidenzia la dipendenza dell'esito quantificato dal- l'impostazione della domanda. Illuminante il caso citato da Natale di due sondaggi fatti nello stesso giorno, sullo stesso argomento, il doloroso caso di Eluana Englaro, con esiti molto diversi. Quello pubblicato da "la Repubblica", fatto da Ipr Marketing, informa che il 61 per cento degli italia- ni è favorevole a interrompere alimentazione e idratazione, solo il 26 per cento è contrario, 13 per cento sono gli indecisi; mentre quello pubblicato dal "Corsera" fatto da Ispo dà un paese spaccato in due, 47 per cento a favore, 47 per cento contro, 6 per cento indecisi. Non c'è nessun imbroglio, co- me i maligni potrebbero pensare; le differenze de- rivano dalle domande, Ipr chiedeva "se si era fa- vorevoli alla sospensione dell'alimentazione forza- ta", mentre Ispo chiedeva "se si era favorevoli o no all'interruzione di nutrizione e idratazione". Venendo più vicino ai fatti di casa nostra, Biagio De Giovanni {A destra tutta. Dove si è persa la sini- stra?) motiva le ripetute sconfitte della sinistra, ol- tre che con le proprie divisioni e riaggregazioni po- co convincenti, con la sua incapacità di capire il berlusconismo nella sua vera consistenza culturale e sociale. E a riprova cita la prontezza con cui Giu- lio Tremonti, all'alba della grande crisi mondiale, economica e finanziaria, si è messo al centro del di- battito politico con un vero e proprio manifesto, il libro La paura e la speranza (cfr. "L'Indice", 2008, n. 5). Capovolgendo tutti i canoni passati sul liberi- smo e sullo stato minimo, sul pensiero unico ame- ricano e sull'avversione all'economia sociale di mercato, bandiera della socialdemocrazia europea, Tremonti ha scoperto che la globalizzazione mette in difficoltà i paesi industriali e va combattuta con più Europa e più localismo. Anche se alla fine rive- la i vecchi amori con uno slogan tipico delle destre, tanto abusato, un po' fuori moda, molto fuori te- ma, "Dio, patria e famiglia". Restando in Italia, è sperabile che il prossimo congresso del Pd sappia operare chiare scelte di linea politica, lontano da fallaci sondaggi, basate su analisi serie delle trasformazioni della società. A giudicare dai prodromi del dibattito, si delinea uno "scontro" tra due opzioni estreme, una ver- sione debole di liberismo sociale post-socialista, I libri Biagio De Giovanni, A destra tutta. Dove si è persa la sinistra?, pp. 189, € 12,50, Marsilio, Venezia 2009. Paolo Natale, Attenti al sondaggio, pp. IX-129, € 12, Laterza, Roma-Bari 2009. Robert Reich, Perché i liberal vinceranno an- cora, pp. IX-255, € 19, Fazi, Roma 2004. Giulio Tremonti, La paura e la speranza, pp. Ili, € 16, Mondadori, Milano 2008. tipo blairismo, e una versione forte di economia sociale di mercato più egualitario, tipo obami- smo. I sostenitori della linea che per brevità chia- merò "liberista" partono dai risultati delle ele- zioni europee, che secondo loro avrebbero sanci- to la definitiva sconfitta della socialdemocrazia, essendo socialisti e progressisti arretrati a van- taggio delle destre e di gruppi populisti e xe- nofobi. E questo proprio quando la crisi mon- diale sta evidenziando i guasti del liberismo sre- golato. Non è un fenomeno nuovo, la storia del socialismo è piena di annunci mortuari seguiti a una sconfitta elettorale, poi smentiti. In Europa, dalla Spagna alla Svezia, nel dopoguerra, e per decenni sino agli anni novanta, i partiti socialisti e socialdemocratici hanno governato più anni dei conservatori, a differenza degli Stati Uniti, dove i repubblicani hanno governato venti an- ni su ventotto e solo da ultimo Barak Obama, con un programma chiaramente alternativo, è riuscito a prevalere nettamente. Eppure l'ulti- mo ventennio di globalizzazione è stato un pe- riodo caratterizzato da deregulation selvaggia, dominio incontrastato del mercato, stato mi- nimo, aumento delle diseguaglianze, arricchi- mento di un'esigua minoranza a spese della classe media e operaia. Ciò nonostante le per- dite elettorali maggiori delle sinistre si sono re- gistrate nella classe operaia e nella classe me- dia, proprio fra quelle persone che hanno per- so più terreno con le politiche conservatrici. Ed è quello che ha denunciato Obama, che si è presentato con un programma chiaramente al- ternativo, lotta alle diseguaglianze, più tasse ai ricchi, regolazione della finanza, difesa della scuola pubblica, riforma sanitaria, politica estera multilaterale basata sui diritti e il rispet- to di tutti. Anche la paura da anni gioca un ruolo nelle elezioni, ruolo amplificato dai sondaggi. Le passate sconfitte americane dei democratici e le presenti europee e italiane delle sinistre sono derivate anche dall'uso spregiudicato fatto dal- le destre delle paure che aumentano in paralle- lo con le crisi e da insufficienze culturali e ten- tennamenti delle sinistre nel contrasto a queste paure. Il mantra dei repubblicani della genera- zione dei Reagan e dei Bush era che tutti i pro- blemi erano colpa di immigrati, gay, comunisti e sindacalisti, e il mantra dei Bossi e dei Berlu- sconi è simile, "tutti i guai vengono da comuni- sti e immigrati". A questo proposito, di fronte a cambiamenti radicali della vita dei cittadini co- muni, che in una generazione sono passati da condizioni di relativa stabilità al precariato a vita, la reazione della sinistra europea è stata debole e confusa. Si è andato dalla rinuncia a regolare il mercato, con la terza via di Tony Blair, a posizioni altale- nanti sull'immigrazione, con visioni diverse tra spagnoli e italiani, tra il centro e la periferia. Sen- za spiegare chiaramente che la clandestinità va combattuta, ma che, come ha calcolato Eurostat, avendo molto ridotto le nascite, l'Europa ha bi- sogno di immigrati per evitare il declino econo- mico. Per l'Italia, che dal '75 ha addirittura di- mezzato le nascite da un milione a cinquecento- mila, l'Istat ha calcolato almeno trecentomila im- migrati l'anno per non chiudere ospedali, fabbri- che, alberghi e servizi e non lasciare milioni di an- ziani senza cura, oltre ad avere una politica per la famiglia all'altezza di paesi come la Francia che spende il 3,5 per cento del pil (noi l'I per cento) e ha infatti una natalità quasi doppia. La destra ha trasformato le paure in voti anche per deficienze culturali della sinistra, povera di analisi serie, prona ad accettare ricette sbagliate, balbettante nel contrasto dell'avversario, incerta sui programmi, succube dei sondaggi e delle loro manipolazioni e amplificazioni mediatiche. cacacenicdtin.it HO <5 N. Cacace è ingegnere, economista e editorialista de "L'Unità" £ ÌS CU co