5 rINDJCF ' ibdei libri oelmesebh Architettura Babele. Osservatorio sulla proliferazione semantica Cinema, s. tri. Nel 1834 compare in francese la "cinematica", ossia la meccanica che stu- dia i moti indipendentemente dalle cause che li hanno prodotti. La "cinetica" è del resto, pur essendo un termine usato talvolta in chiave metaforica, la parte della dinamica chimica che studia la velocità delle reazioni. E "cinetico" è ciò che si riferisce al moto. A un certo punto, negli anni ottanta del Novecento, e per un tempo non lungo, compare negli insegnamenti delle facoltà umanistiche italiane la "cinematica dei fatti economici e sociali", disciplina mutuata dalla "storia economica e sociale dell'età moder- na" ed estesa anche all'età contemporanea. Sempre in francese, nel 1893, viene coniato, a opera di Léon Bouly (dal greco kinema-movi- mento e gràphein-scrivere), cinématographe, che all'epoca è l'apparato capace di riprodurre una sorta di movimento attraverso una sequenza rapida di fotografie. Siamo ancora nell'ambito del cosiddetto "pre-cinema". Il cinematografo vero e proprio - sinonimo inizialmente sia della macchina da presa che del proiettore delle scene "girate" - nasce comunque, com'è noto, nel 1895, a opera dei fratelli Auguste e Louis Lumiè- re, i quali depositano E brevetto deUa loro inven- zione E 13 febbraio e organizzano la prima proie- zione pubblica E 28 dicembre. I fratelli Lumière pare tuttavia che, sul piano sostanziale, siano stati preceduti a Berlino dai frateUi Skladanov- sky, sulla cui fantastica avventura, cominciata nel 1892, non va perduto E magnifico e commoven- te fEm di Wim Wenders Die Gebruder Sklada- novsky (1995, anno del centenario deEa realizza- zione dei fratelE tedeschi e di quelE francesi). Appare poi nel 1899, e si diffonde neEa stessa ItaEa, E termine "cinéma" (accorciamento di "cinematografo"), un termine che personalità intellettuaE di gran caratura come Cocteau e Bresson troveranno sempre piuttosto volgare, laddove considereranno nobEe e "buono" E ter- mine originario cinématographe. L'effetto valan- ga non ebbe comunque a tardare. Addirittura al 1912 risale E "cinefilo", al 1921 la "cinemateca", al 1922 E "cineasta", mentre occorre ovviamente attendere E 1953 per trovare E "cinemascope". Precoce è anche la nascita del "cine-club". Oggi "cinema", in ItaEa, con l'eccezione di qual- che personaggio o molto anziano o molto snob, è pronunciato quasi esclusivamente in forma sdruc- ciola. AE'EEzio prevalse tuttavia la forma piana (appunto "cinéma") e non di rado l'accento, infranciosando sonoramente E termine, fu posto sulla a finale: "cinemà! che frenetica passion (...) cinemà! tormento e Elusion!". La dimensione semantica ad ogni buon conto si ampEa. Trascen- dendo e abbandonando la macchina da presa. E il cinematografo diventa, nello stesso tempo, E locale attrezzato dove si assiste alla proiezione del film (letteralmente pellicola, ma anche prodotto deE'industria), lo spettacolo e/o l'arte, la tecnica specifica, la stessa peUicola, la successione rapida di eventi, l'esibizionismo pacchiano e persino sempre in chiave metafori- ca, E caos dominato da un incontroEabile e inar- restabEe movimento di più soggetti che agisco- no come in una "finzione". La stessa "cinemato- grafia" è ora un'industria, ora una tecnica poli- morfa esercitata da diversi professionisti (il regi- sta, gli attori, E soggettista, lo sceneggiatore, E costumista, E fotografo, E compositore ecc.), ora un'arte con programmatiche ambizioni esteti- che o una forma popolare di intrattenimento, ora una riproduzione documentaria deEa realtà. Le stesse parole vengono d'altra parte usate con un significato assiologicamente diverso. Per Alfredo Panzini, ad esempio, E "cinematografa- ro" è un termine spregiativo, mentre per EmEio Cecchi, per E quale cinematografari sono Char- Ee Chaplin e René Clair, è nettamente positivo. Bruno Bongiovanni I cantieri ovunque di Cristina Bianchetti Paolo Nicoloso MUSSOLINI ARCHITETTO Propaganda e paesaggio urbano nell'Italia fascista pp. 318, €32, Einaudi, Torino 2008 Norberto Bobbio ha scrit- to più volte della frattura tra cultura e politica caratteri- stica di un regime dittatoriale. In conseguenza della quale, per fare un esempio, Pirandel- lo e Ungaretti potevano essere e dichiararsi fascisti senza che le loro opere avessero una relazio- ne diretta con E fascismo, cosa che si poteva dire anche e al contrario per le opere di un autore notoria- mente antifascista come Montale. E una vecchia questione. Che questo studio di Paolo Nicoloso declina diversamente. Mussolini architetto è la tappa più recente di una più vasta ricer- ca sui rapporti tra l'architettura e E fascismo (Gli architetti di Mus- solini, FrancoAngeE, 1999). Uno studio che prende il via da alcune considerazioni di ordine quanti- tativo: nessun altro stato, neEa prima metà del Novecento ha in- vestito neh'architettura pubbEca come l'ItaEa nel corso degE anni venti e trenta. Questa straordina- ria produzione segna, a suo mo- do, un'aUeanza tra architettura e poEtica. Ma che tipo di aUeanza è? Come si costruisce e cosa pro- duce? Qual è E significato dei viaggi continui e infaticabiE di MussoEni nei cantieri? Dei suoi legami con gE architetti? DeH'as- siHo sui problemi di stEe? E trop- po sempEcistico dire che l'appel- lo agli architetti miri a un uso del- l'architettura unicamente come strategia di consenso. C'è qualco- sa di diverso: l'idea è di forgiare un'identità nazionale (esasperata, negE anni trenta, un po' dovun- que: in Europa come negli Stati Uniti). Un mito, la costruzione deE'identità attraverso l'architet- tura, che si rovescia oggi neUe azioni di salvaguardia di queEe stesse architetture neUe quali ri- conosciamo ormai un patrimonio comune. Architetture che, quan- do sono meno minacciose, diven- tano più efficaci. Uno dei tanti paradossi che questo studio aiuta a mettere a fuoco. Per mostrare le imphcazioni dei legami tra architettura e fascismo, E Ebro opera due mosse, da un la- to mette al centro MussoEni (ope- razione bene espressa dallo sfitta- mente del titolo nei confronti del- lo studio condotto nove anni fa), daE'altro ricostruisce con fonti di archivio inedite alcune vicende, contribuendo all'avanzamento de- gE studi in questo campo. Ogni capitolo solleva questioni specifi- che, ma, al fondo, la questione che E lettore trae è la seguente: se l'ar- chitettura è, per E potere, una sua forma, per gE architetti essa rima- ne irrinunciabilmente autonoma dal potere. La vecchia questione di Bobbio. Si sarebbe portati a un giudizio sprezzante. In ogni caso (che ne abbiano tratto vantaggio o non ne siano stati capaci), gE ar- chitetti hanno perso l'opportunità di esprimere un minimo di intelE- genza poEtica. Qualcuno, natural- mente, ha cercato di variare lo schema. Altri lo hanno interpreta- to a proprio vantaggio. Altri anco- ra ne sono stati, tragicamente, vit- time. Ma aEa fine, per quanto ge- nerose e tragiche possano essere state le traiettorie individuaE, è poca l'intelEgenza che abbia sapu- to intuire con chiarezza, fin da su- bito, la posta in gioco. La cosa è naturalmente più sfu- mata, opaca e articolata. È facEe immaginare gE sdegnati distin- guo a una tale lettura deUo studio di Nicoloso. La pietas verso se stessi si direbbe un esercizio qua- si doveroso. E, in ogni caso, E giudizio su una questione così com- plessa non può risol- versi in un'affermazio- ne sprezzante che ignorerebbe, insieme, quaEtà deUe opere e dirittura morale dei protagonisti. E dunque necessario formulare qualche diversa do- manda suH'architettu- ra come forma del potere. Sotto- lineando che ciò che la rende tale non può essere ridotto né alla se- parazione, né aH'asservimento. Il Ebro aiuta questa riflessione ri- fuggendo dalle consunte questio- ni circa E valore deU'architettura fascista. Buone forse negli anni del dopoguerra, quando ancora il coinvolgimento era alto. Ma che ora hanno perso ogni attrattiva. Anche perché la categoria dell'ar- chitettura fascista è troppo com- prensiva. Tiene dentro episodi banaE e altri capaci di destare an- cora la nostra emozione. Ciò che Nicoloso ci propone è di muoverci altrimenti. Di osser- vare l'uso che MussoEni fa del- l'architettura. Pragmatico e intui- tivo. Almeno aE'inizio. Un uso che si fa strategico nel tempo, cambia e diventa sempre più importante. Come "si fa" una tale strategia? Con poche parole. Con alcune scelte, anche contradditto- rie o ridicolmente smentite. Scel- te che si mostrano sbagEate. Il duce prende atto, approva, cam- bia, si indispettisce, accentra, non usa intermediazioni. E sospettoso nei confronti deEa modernità di Terragni, quanto deU'enfasi stori- cista di Brasini. Ma poi premia E secondo indicandolo come "ar- chitetto dell'ItaEa imperiale" e finanzia personalmente le manife- stazioni degE "artisti italiani mo- derni". È un muoversi a zigzag, spesso in autonomia dai suoi con- siglieri, affidandosi al proprio intuito. E un compiacersi dei pro- pri giudizi e deEa propria compe- tenza ("Io mi ni tendo di architet- tura"). Che rimangono tuttavia sempre ambigui. Anche quando si schiera nettamente, come nel- l'incontro con i progettisti deEa stazione ferroviaria di Firenze e di Sabaudia, convocati proprio per- ché non dubitassero deEa sua posizione a favore deH'architettu- ra moderna, le sue parole non sono divulgate con la stessa enfa- si. I messaggi pubbEci rimangono in qualche modo neu- tri. Quasi fosse sostan- ziale un richiamo aH'ar- chitettura che non si traducesse immediata- mente in un invito a perseguire una direzio- ne stilistica precisa. Almeno fino al 1936- 37, quando molti fatto- ri (e principalmente l'accelerazione to- taBtaria) spingono a un atteggiamento meno altalenante. Di nuovo, l'aspetto straordina- rio è l'incapacità da parte degli architetti di interloquire nei con- fronti di tutto questo: deEe scelte giuste come di queEe sbagEate, deH'uso, spesso banale oltre che retorico, deE'architettura. Che finisce con l'essere un uso politi- co del tutto esphcito, forte e dichiarato. Combattere e costrui- re. "La guerra forgia E guerriero. L'architettura l'uomo". A fronte di questo uso (me- glio, di questi differenti usi) dell'architettura da parte del po- tere vi è una grande difficoltà. Non può essere solo questione di opportunismo. Sembra piuttosto che nel momento del massimo potere, gli architetti abbiano, collettivamente, poco da dire. Al di là, naturalmente, di questioni tecniche e artistiche: sorta di di- fesa, prima ancora che forma specifica del proprio fare. Se si torna a quella fase deEa moder- nizzazione del paese (i cantieri ovunque), è evidente che essa viene intesa a partire dai silenzi. Che non preludono tanto le ri- mozioni successive, E tirarsi fuo- ri del dopo, a suo modo quasi più comprensibEe. Ma che se- gnano quel momento, sono espressi suHa scena, neE'azione. È sul piano del potere e del si- lenzio che E libro con più forza guida la nostra attenzione. ■ sno^nigBmmn emanili rivista di letteratura diretta da Anna Grazia D'Oria - Abbonamento annuo (9 fascicoli) € 35.00 • estero € 70.00 • sostenitore € 100,00 IN QUESTO FASCICOLO • Prosa: Simone Cattaneo - Federico Di Leva - Alessio Fortino - Caria Nencioni • Poesia: Ariodante Marianni - Giorgio Luzzi - Marco Giovenale - Antonio Spagnuolo - Domenico Cipriano Rubriche • Le altre letterature: Antoine Choplin ed Boy Sarrtos • Per diritto e per rovescio di Nico Naidini • Il divano di Antonio Prete • Diario in pubblico di Romano Luperini • Pollice recto / pollice verso di Renato Barilli • L'intervento: Filippo La Porta - Paolo Febbraro - Nicola Longo • L'intervista a Ida Travi • Recensioni: Bavagnoli su Niffoi - Canali su Sobrino - Cascio su Pecora - Duca Ruggeri su Maiorino - Ferrari su Vitale - Frandini su Loewenthal - Guarracino su Lamarque e Roncoroni - La Porta su Bouchard - Lancellotti su Amisano - Lanzo su Romano - Lorenzini su Bertoni - Moiiterni su De Martino - Policastro su Calabresi - Ronfani su Bosio - Spagnolo su Rossi - Stirpe su "L'illuminista" - Tamiozzo Goldmann su Arbasino l'immaginazione oggisBniQBmmi'l I nuovi libri Manni Editori Cosimo Argentina, Maschio adulto solitario e i Chicchi: Raffaele La Capria, Amori Nico Naidini, Il Nobile Von. Marosia Castaldi, Televisione Antonio Prete, Un anno a Soyumba distribuzione in libreria PDE .mannieditori.it - info@mannieditori.it ì Kp> I * ,* 1 .m pi-ri . 2