chezza ivi compresa l'intensità del loro sfruttamento. Il partito del mercato sussiste, così almeno sembra, a lungo sotto il dominio del partito dello stato il quale deve in sostanza adottare una sorta di "stato di polizia" (è uno dei drammi dei paesi a socialismo di stato), proprio per controllare il partito del mercato che tenta di emergere in varie forme, come il contrabbando e la piccola produzione "per deroga". Difficilmente però questi comportamenti possono diventare partito del mercato, e movimento di massa, essendo una somma, non organizzabile, di comportamenti individuali. Viceversa, il partito dello stato — pure tra molte difficoltà, ha modo di organizzarsi ed esprimersi nell'interno dei vari partiti che rappresentano forze ideologiche diverse. Il partito dello stato al potere, con i suoi aspetti polizieschi, è stabile, ma la sua stabilità consiste precisamente nella sua irriformabilità. Allo stesso modo però il dominio del partito del mercato' non può, pena la propria sopravvivenza, esagerare in controlli polizieschi. Esso è minacciato dal potenziale coalittivo e mobilitatorio del partito dello stato tutte le volte che cerca di estendere globalmente e radicalmente il principio di mercato. Oltre una soglia critica perde il consenso delle stesse "forze di mercato", cioè delle forze portanti e legittimanti di una regola di concorrenza, di massimizzazione del profitto, di estromissione dello stato da ogni accordo di lavoro e, talvolta, della rivolta fiscale. Con questo abbiamo accennato in via molto generale, ai termini del problema che impegna tutta la sinistra italiana, dal secondo dopoguerra in poi, dalla "ricostruzione" alla crisi delle materie prime e all'inflazione degli ultimi anni Settanta. Non vi è partito dello schieramento politico italiano che si identifichi interamente col partito dello stato o col partito del mercato: oggi, neppure il PCI. Ecco perché è interessante analizzare in quale misura, nella progettazione politica e sociale, i due proto-partiti, di stato e mercato, entrano e si combinano nell'articolazione dei partiti della sinistra italiana, delle loro ideologie e delle concezioni che hanno ereditato della gestione dell'economia e dell'ordinamento dello stato; quali sono le forme specifiche di compatibilità tra una certa forma di stato e una certa gestione dell'economia. Quando abbiamo accennato alle ipotesi intermedie, 2 e 3, nelle quali ormai tutte le forze dello schieramento politico italiano, e non solo della sinistra, si riconoscono, abbiamo accennato a compatibilità assai generali. Non affrontiamo qui tutta la tematica riguardante "lo stato nel capitalismo maturo"5 che non a caso è nata e si sviluppa proprio nelle condizioni in cui il mercato ha, in qualche modo e tra alti e bassi, esercitato una egemonia sullo stato, impresso alcuni principi a quest'ultimo, di solito circoscrivendolo al settore della redistribuzione del reddito nazionale parallelamente alla distribuzione operata dal mercato "concorrenziale". Questa 7