— 46 — liuto il ristagno negli affari, il rallentamento nei pagamenti, taluni istituti (li credito si sono trovati impigliati di fronte a situazioni difficili, con larghi mezzi immobilizzati nei troppo ampi fidi concessi ad imprese ora pericolanti: più di un istituto di fronte alle rovine che una brusca restrizione del credito avrebbe cagionate e alla ripercussione che ne sarebbe derivata sulla propria azienda, ha preferito continuare nella perigliosa via della larghezza : in parecchi casi l’entità dell’esposizione bancaria, sia sotto forma di cambiali che di azioni ed obbligazioni, di fionte all’entità dell’azienda industriale, fa di questa una semplice propaggine della banca; per qualche istituto sembra che queste appendici siano numerose, multiformi e pesanti : e voci insistenti sono corse a questo riguardo lungo l’anno 1913 anche a proposito di un qualche grande istituto. Sono assai numerosi, inoltre, gli istituti che, tra la fine del 1912 e il 1913, da queste immobilizzazioni, da questi eccessivi fidi, dall’arenamento negli affari, da rischiose speculazioni sono stati tratti alla rovina : la cronaca dei recenti dissesti bancari è assai lunga e narra specialmente episodi dolorosi di banche popolari le quali, obliando la missione propria degli istituti di credito cooperativo, hanno voluto gareggiare con le maggiori banche concedendo fidi relativamente enormi, avventurandosi in rischiosi « finanziamenti » fuori della propria sede, fuori della cerchia d’affari da esse facilmente controllabile ed investendo anche cospicui fondi in immobili. La lista degli istituti di credito gravemente colpiti o andati in rovina è imponente (Credito popolare di Milano, Lanca popolare cooperativa di Gubbio, Banca cooperativa progressista di Ve-nafro, Piccolo credito lecchese, Banca mutua popolare di Schio, Piccolo credito vicentino, Banca di Lecco, Banca monzese, Banca cooperativa « L’unione » di Torino, Banca cooperativa romana, Banca mutua popolare di Savona, Banca di depositi e conti correnti in Varese, Banca popolare di Vicenza, Banca scledeuse, Banca cooperativa udinese, Baucu cooperativa di Livorno, ecc.)1: alcuni fra questi dissesti — specialmente quelli avventiti a Varese e a Vicenza — hanno destato viva emozione per le circostanze che li accompagnarono, per la grande deviazione dal cammino normale che rivelarono nella direzione degli istituti e per le ripercussioni gravissime su molte economie private e sul generale andamento dell’economia regionale. Riguardo alle banche maggiori, si è rinnovata insistente nel 1913 la voce di trattative per una fusione fra il Banco di Roma, la Società bancaria italiana e la Società di credito provinciale: prescindendo da considerazioni relative all’indole presente e passata di taluni fra questi istituti, si può ritenere non sarebbe benefico all’economia nazionale che il fenomeno, già tanto grave, della concentrazione bancaria avesse ad esplicarsi anche riguardo ai grandissimi istituti, rac- 1 Cfr. il foscicolq del 28 dicembre della rivista L’economia nazionale.