Sopra lEuang. Cum introi fiet Jcfus Capro, eie. p y A a percuotere i Religiofi,a bruciar le cale, a guadar i campi , è le biade, a facclleggiar Gittadi, a sforzar le fanciulle, adulterar le maritate. O milìtia Romana,cómefei degenerataci militia fatta malitia. Qual buona mente non deteftarebbe i frutti cattiui delleguer-re mondane?1 la (prezzataReligione, la infatiabilcauaritia, la crudeltà grande, la fuperbia infinita,lalufiuria intollerabile,la federa-tiffimavita,ilbeftemmiar horribile,l’orgoglio bcftiale,il far fiuper-chieria ad ogn’uno,il giuocar continuo, il rinegar Dio ogni hora, l’ontcggiar i Santi.gli homicidij fienza ragione,le violentiegraui,la crapula, la ebrietà, le dishoneftà innumerabili, cheli fan no dalle in-famiffimegenti, che folto quefto honoraro nome di Soldati vitto-li no al mondo ? Procul hinc , p ocul bine eftoteprofani. Fuora,fuora della Città di Chrifto quefti foldati. Colai dunque non era il noftro Capitano, co me di (àngue, coli di animo nobile,- perciò a tutti i Magiftrati di Cafarnaum,oue habirauacon centofoldati, in nome di Tiberio Imperador di Roma, allhora, non meno,che i propri; cittadini, era cariffimo. Ouehoggidì i Soldati noftri, come fudero la peggior gente del mondo, ad ogni homo fopramodo fono otiofi. Vedete che bel fegno di amoregli moftrarono. Haueuavn fuo Paggio,che egli alleuaua nelle arme,diletto come figliuolo.in-fermo,paralitico,pien di dolori che ftaua femprc nel letto,nè vi era fperanza di rifanarlo, crucciauafi il Capitano fenza fine,di que to C giouane, Non era come quello ingratififimo Padrone Amalechita, che come il fuo feruidore fi infermò , che mille uolte haueua polla la vita per lui (ò padrone ingrato,)gli tolfe le veftimenta, lo cacciò di caia in farfetto. Dereliquit me TOominus meus vefie corrcija, & pulite- r.Rcg. 30. re confperfum M/?z/t,(diceua il mefehino al Rè Dauid,)^ww ^rotare capi. Non fà cofi il Centurione, l’haueuaferuito il fcruo,quando era fono, hora ferue egli il feruo,perche è infcrmo.Muouonfi tutti a pietà di lui i Magiftrati Giudei, e vanno a Giesù Chrifto , di cui già era venuta la fama, che haueua fanaco il leprofo, e lo pregano, che vengain Cafarnaumapofta per confidar con la fanità pcrilfierui-dorè, sì degno Padrone. O Principe (àuto. Pcnfia tu, Roma, qual era quefto Céturione,che mode all’amor fino quelle Vipere,e quelle Tigri, quei crudeli Giudei, che Chrifto huomo e Dio , non piegò mai. Partefi Giesù, e viene.. Medici, che non vifitate fie non igrandi, vedete, che Chrifto viene aguarire vn picciolo feruido-re, non di vn Rè,di vn Papa, di vn Duca, ma di vn Soldato. Vdi-te, Dotti, per (coprir meglio la gran virtù del Capitano . Impartente dell'amore, fi muoue tantofto, non men con l’aftctto dello fpirito,checon i paffi del corpo,incontraChrifto,glis’inginocchia a piedi, loriconofice per Dio , l’adora,- giunge i prieghi (noi a gli alieni, e dice. Domine ,puer meus iacet in domo paralitica , & male torquetur. lo ti fion fcruo,Signore,come Signor ti adoro,mi inchino,non voglio