'AL CLERO. tor pórti voluptatem , poftremo qua fitta funt, non qua Jefiu Qhrifii, manifeftc prorfius & indubitanter, non ea, qua Deus efl Cbarttas> fed altena à Deo , & omnium radix malorum cupiditas > introducit. Quid fiud temeritatis , immo quid in fani a eftiUbi timor Dei ? Mbi mortis memoria ? Uii gehenna metus, & terribilis ex-peffatio illa judicii ? Sponfa , nec cubiculum, nec cellam ingredi , nifi Rege introducente , prafumit : Tu irreverenter irruis , nec vocatus , nec introduffus . Traherne poft te, ait illa, in odorem unguentorum tuorum curremus . Nunc autern trahit fua quemque voluptas, odorem turpis lucri feff antes , quaftum aftimant pietatem , quorum certa efi damnatio • Cotefti fon dunque portati dall* ambizione, dall’ intereflè , dall’ amor propio ; e fon portati al comando, a cui affittano, a’ tefori, che fi figurano , al ripofo, che fi promettono : Tanto batta , perch’eglino non fien portati da Dio. Iddio, quelli che porta alla Chiefa , li porta, perche vivano in eflà > non al ripofo, ma alla fatica. Ed il primo argomento di ciò, fia, il penfar, che pochi foru* quelli, che fon portati da Dio , perche fi fa , che pochi fon quelli, che nella Chiefa , prima di entrarvi , penfano alle fatiche, che debbon foftenere in efia, e molti gittan rocchio agli agi, che in cfià fi Infìngano di godere. Ditemi con fincerità,nuei Cariffimi, prima che ricevefte il cherical carattere , vi mettefte mai con ferietà di penfieri, e coiu» fodezza di fentimenti, a confiderare il gran pefo, che con elfo vi dovevate addoflàre ? Penfafte mai alle virtù , che fon niciflarie al voftro Ordine, ed alle fcienze, che convengono al voìiro grado ? Ri-fletteffe, che la voftra vita, come confegrata all* Var.L £ al;