AL CLERO. 305 fi miran le piazze, vi fi fcuopron Cherici vaga* bondi ,che buttano prodigamente il tempo,che folo pofion confervar con rifparmio, quando di tutt’altro fono avarifsimi. Non è combriccola, in cui eglino non fieno a coppie, e pur’anche a dozzina .Non è rumore , in cui efsi non fi ritrovili-, de’primi. Non è piato, di cui efsi non ne fieno, o gli autori, o i man tenitori. Si dirà, che ciò fie-gua , perch’ eglino fon molti. Io dico, che ciò avvenga , perche efsi non fon ritirati. Più numero!! eran gli antichi Solitari, ma erano Solitari. In cafa , in cafa, dunque , miei Carifsimi, io vi difidero più fermi, perche men vaganti vi of-fervi ne’ corfi, men fifsi ne’ teatri, meno erranti nelle ftrade . In cafa vi fofpiro più permanenti, perche men leggieri vi ritrovi nelle fale , men faceti nelle anticamere, men litigiofi ne’ tribunali. In cala vi voglio più applicati,perche non vi pianga più oziofi nc’ trebbj, più sfaccendati nelle botteghe , e più fcialacquaù nelle converfazioni. Ma in cafa che fi avrà a far tanto ? Molto, molto, io vi dico, molto avrafsi a fare, quando voi far vogliate tutto quello, che fiete obbligati a fare. Primamente , voi credete, che la folitudìne fia fola-mente propia de’Monaci ; ed io fo dirvi, eh’ ella è propia puf anche de’ Cherici. Non fon’ io, che il dico, è Girolamo, che il dice per bocca mia. Cie- Hieron ricumfotitudofacit, non pMicum. Si lamentava Ifaia, eP« ad o perche non poteva egli, al fuo credere , fodisfar’cean’ il fuo debito di Profeta, qual’ era cantar’ a Dio le glorie , e predicare a’ Popoli la verità ; e ciò, perche contaminate credea aver le fue labbra, e la fua bocca immonda. Va mihi, 7///^ taciti, quìa. Vir poi-1^, v<-, Par»!. Qjl ^us