DEL DOMINIO DI COMACCHIO. ix 24. del Codice Carolino al $. Itaque. Veggafi anche 1’ Epifì. 26. al Interea . Sicché non fi può affermare con tanta ficurezza, che la pre-tefa ftefiituzione delEEfarcato fatta da Pippino , foffe fienijfima■> e con tutta la Sovranità, e indipendenza . Nè quefìa Sovranità de’ Romani Pontefici appare dalla Lettera LXXXV. del Codice Carolino , citata da cotefìo Autore alla pag. 9. Dimanda quivi Adriano I. a Carlo Magno , che rimetta quegli uomini, e le caufe loro al giudizio Ponti» ficio , per fare la giufìizia ne* luoghi del loro delitto , o fia delle liti loro . Ma da quello non fi può inferire , che que’ Luoghi non foriero anche fotto la giurifdizione di Carlo Magno . Ut eo/ homines no* bis dirfieretis, Jìcut Beneventano! Duci fecifiis , dice Adriano . Quello era, ed è tuttavia Tufo in fìmili cafi , e fotto un Principe padrone di Regni, e Provincie fonane ; e il Duca di Benevento era vaffallo di Carlo Magno . Dirò di più : Adriano mofìra ivi , che Carlo mandava a Roma , e nell’Efarcato i fuoi Meflì , cioè i Puoi. Giudici , e Legati, per mantenervi il buon governo . E.allo Beffo Carlo ricorrevano que’ Popoli per ottener giufìizia in Francia j nè Adriano chiama ciò illecito , ma fplo brama, che quàlijcunque ex Nofiris, aut prò falutationis caufa , aut queerendi JUSTITDIM, ad WS properaverit, porti foco 'una lettera dimilìoria del Papa . Parla ancora di quei dell* Efarcato , come di Gente , che tutto dì ricorreva a Carlo , nè voleva punto riconofcere il governo del Romano Pontefice , e dice altre cofe , che perfuadono affai diverfamente da quello , che cofìì Pi Pappone * E qui merita offervazione lefempio di Leone Arcivefcovo di Ra* venna, riferito anche in cotefìa Lettera alla pag. 6. Quell’ Arci ve (covo governava le Città dell’E (arcato fenza dipendenza alcuna dallo Beffo Adriano , a cui fi dicono donate . E perciò egli s9 intitolava Itali# Fxarchus . ìì che ofièrvato da alcuni Storici moderni t se immaginarono , che il Papa avelie a lui conceduta,, quella Dignità coìVamminifìra-zione delPEfarcato . Vero è, che Adriano fi dolfe di ciò a Carlo Magno con due fue Lettere , dicendo , che Leone nullo modo nofiris pr#* ceptionibus , jìcut ante a , obbedire voluit-, c Leone vien chiamato quivi tirannico, atque procaeifiìmo intuita rebellis JB. Petro . Ma in ninna delle fue parole mofìra Adriano d’effere fiato indipendente Padrone , e Sovrano deli’Efarcato . Leone Arcivefcoyo , ficcome cofìa dalla medefi-xna Lettera , in fua potefiate dive fia s Civitates bdìm ilice detinere videtur9 fcilicet Faventi am &c. Comiaclum , Ducatum Ferrar ice &c. ajjèrens , quod a vefira Fx celienti a ipfce Civitates una cum uni ve fia Pentacoli UH juijjènt concejfe . Lo fìeffo Leone avea mandato in Francia a.Carlo Magno per quello . Adunque la donazione, che fi dice fatta del!Efarcato al Sommo Pontefice , non veniva creduta tale , che Carlo non patelle dare ad altri il medefimo governo . Almeno quel ricorlò , tanto "di Leone, quanto d’Adriano a Carlo , ci fanno intendere 5 che quel Re, e noù B 2 il