IMPERIALI ED ESTENSI CAP. IL
rum iter peTàgcndi, ¿7 caufa? Italica? dijßonendi , & cum Mìffìs Injfferqtord? fìacitum babendi de Conve» icntiis eorum. Quod ita. fadium efi. Nei medefi-mi Annali fi truovano all’Anno antecedente, quelle altre parole: (a)Rex eßt irne Re gens Regnum Francorum, atque Longol^ardorum , Romanorumque, to quod Coedorum Rex ßtotacior ejus effe comßrobatur . E Paolo Diacono Autore contemporaneo, e che potea ben fapere, quanto egli afseriva, nel Trattato de’Velcovi dt Metz fcrifse , che Carlo M. prima dell’800. IPrbém Romuleam Sui? FLddidit Scettri? C le quali parole danno lume ad altre firn ili, che fi leggono nell’Èpitafio della Regina Ildegarda com coito dal medefimo Autore juffu'gloriofi,Regis Caroli , cioè dello fiefib Carlo .Me di cui ferivo t
Cumque vir armißoten? Seeptris junxiffet amici?
Liniferumque Padum , Romuleumque Hib.rim ..
Lo fìeflb Paolo Diacono in una Lettera fcritta a Carlo Magno , non eletto peranche Imperadore, gli dice (à): Et ßrsecipue Civitatis ÌCESTRJE Romulea?viarum C ßortarum &c. vocabula dijerta	. All’incontro
penfa il fopraccitato de Marca (<?),.che il Patriziato di Pippmo, e di Carlo M. non efcludefie l’ Autorità fuprema dell’Imperadore Greco in Roma fteffa , e nell’Efarcato , foggi ungendo ancora : P&ntiffce?ea temßeßa^ te nondum ab imßeratorum majeßate colenda receffìffe ,	¿7 ii/dem conditionF
bus cum illis e^qiffè, qua? Exarcbi ¿F Patricii olim imple^antCon che volle dire , che allora i Papi erano come Efarcbi e Patrizj ; e il diffe fenza aver veduto le parole di Agnello Storico Ravennate : laonde fipuòfcor* gere quindi , quanto fia giufto lo fìrepito degli Oppofitori Romani contra di me , quafi io abbia propofìa una gran novità nel proporre dipoi,, fenza però afferirla , l’opinione medefima . Di quelle notizie pero fo io qui menzione , non perchè io voglia con effe determinar cofa. alcuna , o fia per prendere 1* affunto d’accordarle tutte infieme, e con altre, che poifono- addurli ; ma fidamente per conchiudere , non efiere chiaro , qual folle prima deH’affunzione dr Carlo Magno alla Dignità imperiale il Dominio temporale de’Papi in Roma : il che bafta all’ ifìitato mio.
In quanto pofeia alla fignoria d’efll Pontefici full’ Efarcato dopo la Donazione loro fattane da Pippina-, e da Carlo M. infino all’Anno 800. gli Oppofitori neffufi paffo degli antichi apportano , che chiaramente la pruovi affoluta e fovrana . E però ì palli da me recati per la nofìra,
{ cioè per mofirare la loro dubbiofa almeno ed incerta ) luflifiono tuttavia in vigore . Vìen citata dall’Autore della DiffJft. (d) 1’ Epifi LXXV. del Codice Carolino , ove Adriano I. prega Carlo M. di non afcoltare due Ravennati rieorfi a lui contra d-’elfo Papa, nxa che tam'quadi inimico? B. Petri , ¿T VESTROS exißenfes , eorum fußerbam^loriationem refpuen-te?, ad no? debaneßati ber fideliffimos Miffo? Veßros bumiles venicint ò ?. quatenu? qui agunt tolta iniqua , per Eos, emendentur, & illabata ablatio , gu<£
crinito»
(a)	Du<-Ct}?fne Vfrz/ r..	Tom. 2.	5»
(b)	In Tra}. «d Feßum.
(c\ De-Morc» L. 3. C. ir. n. 7. (d) £/# Hß. C.	83;