88 PIENA ESPOSIZIONE DE I DIRITTI egli fìeffo cioè clemsntìfjìmus Imperato? » eos fecundum Romanam legem in-fìituit judicare• Che fe v’ intervenne il Sommo Pontefice , fu quello un1 Onore fatto all’ altifiimo ino grado , e fu ancora fecondo il rito di que’ tempi . Veggafi la Diplomatica del P. Mabìllone (a) , ove fi truova il Re Pippino inPalatio noftro unaCUFl Proceribus rtojìris ad univerforum caufas audieudas , vel retto judi io terminandar , refidens . E Carlo Magno una curii fidehbur noflris giudicando , tenne varj Piaciti ; e niuno ficuramente dirà, che quei Baroni e Vaffalli foffero i Sovrani, e che Pippino e Carlo Magno ciò face fièro per qualche Prefettura . Veggafi una formola di Marcolfo Lib. i. num. 25. colle note del dottif&mo Girolamo Bignon , ove fi ha lo fìefib . Tacerò altri efempj, bafìando qui ricordare il Placito tenuto in Roma da Lodovico III. Imperatore nell’Anno 901. (£) Ivi fi legge: Dum Dominus Ludovicus Serenifs. Imp. .ttug. Cf. Cum endem Reverentìfs.Pa-tre ( Benedetto Papa ) Cum . Santtifs. Remanis feu Itali cis, Rpifco'pis , atque Regni fui Ducibus , & Comitibus &c. inPalatjo juxta Baflica B.Petrl pari-ter cum eodem Summo Pontifice in fudicio^refedijfit , fingulorumqde caufe intente auribus J'uce Clementi^ per ciperi conatus ejjèt &C. All’Imperadore ancor qui fi fa il richiamo ; ed egli, dopo aver’ udita ed efaminata la caufa , praecipit . In fomma non men quello, che quell’ Atto, ci fa vedere, chi foffe il Giudice Supremo , e il Sovrano ancora di que’ tempi in Roma , e che fecondo gli efempj addotti a nulla giova quel CVM di Anafiafio , cioè l’intervento de i Papi a que’Giudizi, intendendo ben eia-feuno , che fe Fatto Dominio foffe fiato ne i Papi, e la fola Prefettura ne gli Augufti, quegli , e non quefii avrèbbono ivi fatta la prima figura. Anche oggidì alcuni Principi Vaffalli dell’ Imperio conofcono talvolta le caufc ne’Feudi loro fottopofii, coll’ ammettere in lor compagnia al Giudizio la Camera de i lor Vaffalli . Ma fenza anche tali notizie il fucceffo narrato da Anafiafio fa per forza intendere una tal verità; perciocché fi feorge chiaro, che que1 Romani erano imputati di voler fi Ribellare , cioè levare di fotto il Dominio de’ Franchi , e darli lòtto quello de’ Greci , e che non fi trattava d’ una fempìice Prefettura dipendente dal volere de i Papi; altrimenti non farebbe corto a Roma l’ìm pera-dove fdegnato in perfona , fenza nè pure avvitar preventivamente il Papa, e il Senato della fua andata ; e non avrebbe egli fìeffo a dirittura prefo a giudicare di un tal delitto ; ma avrebbe dovuto fare ifianza preffo il Papa per la confervazione della fua Prefettura . Leggali attentamente Anafiafio , e fi figuri bene il calo , nè fi potrà intendere in altra maniera, e maflimamente perchè dal medefimo Scrittore fi ha, che acca fato quel Graziano (e) , eo quod divifionem ipfefacere dsberetinter Regnimi, & Sacerdo-tinnì , Imperiumque mutare deberet Canfantiuepolim , conoscendoli da ciò , che Fadvoeam.ua Grcecos lignificava il rimettere appunto i Greci nel dominio di Roma . E poi fi notino P altre parole d’ Anafiafio , fecondo il qua- le [a]- Mobili. de Re Dipi. L. q.pn. 49. 51. 5$. 6z. (b] Fiortntin. Mero, di Mattiti. C.3. pag.iiA- [cj ex edit. Reg. Porif. Fttbror. pag.. zpo.