uà Della Perfetta dano , e fimili altri Autori di quel fecolo iuppofto d’oro ( a ) , non van« / no vage fucidò , e uno ¡'quali-ore venerabile . Quanto effì dunque riconofceranno quella dote di favella in que’buoni antichi ; e oltre al regolare fu quelli il proprio parlare, fceglier fapranno le pure e nette voci, delle quali eflì ne’loro componimenti han fatta conferva e teforo ; tanto più fi potranno eternità di nome promettere . Che non tanto le cole , quanto la Lingua, è quella, che gli Autori vivi mantiene, e frefchi , e per più e più Secoli, incorrotti. Or perchè tanto armarli contro di noi, o Signori Italiani ; e quella Lingua , le cui ricchezze noi non conolcevamo , e che voi i primi avete polla in luce , e bella , e cara rendutala , e in cui con tanta voftra gloria avete fc ritto, rinnegate ora, per così dire, e più non cono-fcerla? Non vogliate'difputare del Nome, quando del fuggetto medefimó voi tenete così glo-riofamente il poffeffo. Ella è Tofcana ; ma non per quello rolla d’ elfer Italiana . Tofcana la vuole la fua Gramatica , i fuoi primi famofi Autori, il fuo terreno , il fuo Cielo , che con più parzial córtefia B ha riguardata . Ella è Italiana ; perciocché voi folte i primieri , che la regola-ite, e precetti ne delle ; e che tuttavia co’ rari, e molti , e maravigliofi componimenti voliri, la coltivate le 1’ arricchite . I vollri natii Dialetti vi coftituifcono Cittadini delle fole voltre Città; il Dialetto Tofcano, apprefo da voi , ricevuto , abbracciato,, vi fa Cittadini d’ Italia ; poiché egli di particolare .viene ad eifere per le volfre diligenze comune ; e 1’ Italia , di regione di più e llravaganti climi e Lingue , che la moltitudine e llravaganza di quelli feguono , non più un paefe in più Città e dominj partito , ma una Città fola d’ una fola Lingua addiviene: il che non poco contribuifce a poter eifere d’un folo fpirito, e d’un cuore, per quell’antico valore riprendere , che ne gl'Italici cuor non è ancor morto . Che non fi pub dire; quanto la comunione dell’Idioma leghi in ifcambievole carità , e fia come un fimbolo, e una téffera d’amicizia , e di fratellanza . Il fare quella unità di Lingua , che poi influifce nell’unità degli animi, neceffaria al ben’eifere degli uomini, delle cale, e degli Stati ,. a voi tocca, o Letterati, o dotti; de’quali fertililfimo è fiato fempre , ed è , e farà quel bel paefe, Ch’ Appennin parte, e’l mar circonda , e l’Alpe . Voi Col coltivarla , coll’efercitarla , con ifcrivervi, e trattarvi materie d’ogni ragione , neceffaria la renderete , ed invidiabile alle altre Nazioni, che vedendo in effe ufeir tutt’ora alla luce Libri pieni della gravità , e del giudizio Italiano , crederanno le lor premure in apprenderla ; e noftre coll’affezion fi faranno, e col genio, ed il bene, e l’accrefeimento noftro vorranno. Ma è ornai tempo di raccogliere le vele, e tornare al noftro propofito. (a) E ftmili altri Autori di quel Secolo fuppoflo d’oro , non vanno fenza molti Solecif-mj ■> e fenza moltijjìmi Barbarifmi. ) Quello è quello , che fi niega . Vuoili provare . Molti pajono Solecifmi , e fon grazie : molti , Barbarifmi , e fono proprietà . L’Ufo è quello , che falva tutti quelli apparenti falli ; 1’ ufo del Popolo,, a 'Cui fi aggiunga il confentimento degli eruditi , dandogli pefo e autorità , e facendolo correre . Morir eji , per voler dire Mot ef > ® ‘n mentem illiur temporii, cioè, Venir in mentem illud tempus: fono in apparenza Solecifmi contra le regole , contra la coftruzione , contra la ragione Gramaticale . Pure il lopolo Latino quelli Solecifmi, e Cimili infiniti , mife in ufo ; e dall’ufo del Popolo gli pre-Ìifiù1 buoni Autori, che non .per quello reftano d’effer Latini. E in realtà fona leggi ad ridimi fl' 6 j°rciatole’ P*r dir così, di parlare , curiofe e vaghe . Poiché quando dicono Morir ■ ì, inten. no >"« morir, cioè rér more tradita, consueta res . Venit in mentem iìlius temporis , cioè negottum illiur temporis. ß Zej , tò ^»cutraix luKrxi’öaor Avip-froii , ouLetot' liptpa- ytwirca, nel principio delle Nuvole Ariftofane , che il Mureto traduffe elegantiffimamente nelle fue vane Lezioni. R-èx Jupiter, quam immefifa.rer tejì'noLliurn !. , _ Numqùamne pulrä nelle nafeetùr dier ? E io nella mia Traduzione di quella antica Commedia. O Giove Re! La co fa d’ eße notti Z ,• Oh quanto è fenza fin ! non fia- mai giorno ? ■La cofa di quejle notti è lo fteffo che quefla notte , Così tutto l’intero di quello Venit in mentem tlltur temporir, fi è, Venti in mentem rer, negotium illiur -temporir . Ad Catonir , pare àolecilmo; eo-AIw Plutoms. Ma vi s’intende a&tó, domum. Trifte lupus ftabttlis, dille Virgilio nella Buccolica . La concordanza farebbe triftis ; ma trifte è quivi , in virtù , negotium trifte xaxor fipt^a, orpa^ce ^lap„ ca;tlva e trfta cofa \„ba doloro fa . Egli è cento anni, eh io non ho vtfto , cioè uno fpazio , una mifura di tempo , la quale è cento anni Noi baffa-