Della Perfetta i8'o lecito di dire , che quando anche foffe vero tutto ciò , che da loro fi rapporta o in commendazione dell’ Idioma Franzefe ; o in biafimo degli altri, tuttavia 1’urbanità richiedea, che con maggior modefiia , e cortefia fi parla fie di Tutti gli altri Popoli, da’quali ( iecondochè affermano que’ due Dialogifli ) fi porta sì grande affezione alla Lingua, e. Nazion Franzefe. Ma quanto più dovea fervarfi quella difcrezione, ora che, s’io mal non m’ appongo , appare , che nè tante lodi proprie , nè tanti biaftmi d’ altrui fono fondati fui vero ? Potevano eglino a lor fenno efaltar la propria Lingua, e defcrivere il genio, e le virtù non folam.ente di lei , ma degl’ Ingegni , che fpezialmente ne’ due fecoli proffimi paffati ha la Francia prodotti , e faranno fenza dubbio P ammirazione di tutti i fecoli avvenire . Noi liberalmente avremmo potuto o credere , o far villa di credere tutto; avvegnaché da loro la Lingua , e gl’ingegni Franzefi foffero fiati defcritti , come Ciro da Senofonte, cioè non come fono tutti , ma quali dovrebbono effere tutti . Ciò parve poca gloria della lor Nazione a que’giovani Dialogifli. Vollero eziandio dileggiar gl* Ingegni, e gl'idiomi firanieri ; affinchè maggiormente compariffe la propria ricchezza , e mae-fta, in taccia all’ altrui povertà , e baffezza . Io per me non oierei giammai fchernire , e vilipendere i Franzefi , o fia per la loro Lingua , o fia per gl’ Ingegni loro ; perchè crederei di non potere agevolmente giudicar della prima, e di non dover condannare fenza diilinzione i fecondi . E pur’ egli può parere , che la Lingua Franzefe in paragon dell’ Italiana fia alquanto povera di vocaboli, e locuzioni 0. Il che parimente fembrò certiffnno a un di quegli Autori Franzefi , di cui abbiam fatta menzione di fopra, e che fu riferito nel Tomo 7. della Bibliot. Univerf. 1* Anno 1687. dove fi poffono leggere le prove di quello . Può parere altresì , che quella Lingua abbia appetto alla nofira minore armonia , e minor maefi'a ; che fia difetto in efla quel non potere allontanarfi dall’ ordine naturale ; quel tutto giorno ricevere fenfi-bili cangiamenti ; quell’ avere la maggior parte delle fue voci di una fil-laba loia , di due , le vuole attenderli la loro pronunziazione ; quello in certa maniera non ufare , in pronunziando , che un folo accento , il qual fempre fi pofa nell’ ultima fillaba pronunziata ( perchè le Rime femminine , cioè le parole terminate nell’ E muta , benché paiano aver l’accento nella penultima , pure non profferendofi quell’ E , propriamente fi polfono dire anch’ effe accentate nell’ ultima fillaba ) ; e finalmente non meritar lode quell’ effere priva di parole brevi , 0 fdrucciole , con cui ì Greci , i Latini, e gl’ Italiani variano cotanto , e rendono sì armonio-fi i loro ragionamenti . Per altra parte è certo , che i più dotti nella Favella Franzefe fon fra loro continuamente difeordi, approvando-fida- ( a ) Perchè la lingua Franzefe non è così doviziofa di vocaboli , e di forme di dire, come l’Italiana, per quello è più facile ad imparare, e per quello è più comune.