Poesia Lib. III. 143 confervaffe vergine . Lo fleffo affatto , e colle fleffe ragioni fu già riputato in Roma di quel favellare., eh' era vivuto nell'età di Scipione , e d' Ennio. E Tullio, non eh' altri, ne formò un ftmil giudico, 0 almen così finfe a cagion di non irritare eontra di fe la turba , la quale per non ammirare i contempo -ranei vuol fempre che fieno adorati i cadaveri. E pur la fenten^a di tutta la poflerità fovrapofe intorno a ciò la dicitura di Cicerone alla fentenza di Cicerone , Potrei rapportare altri Scrittori di molto grido, che furono, di'quello parere , e s’ oppofero al fuppoflo Secolo d’oro; ma ci ballerà la fentenza manifefta di Lorenzo de’ Medici , che fiorì verfo il fine del fecolo quin-dicefimo , cioè prima del 1500. Nel Contento , ch’egli Hello fece alle fue Rime , ragionando della Lingua Colgate , così appellata da tutti gli antichi per diltinguerla dalla Latina , lcrive in quella maniera : Forfè faranno ancor fcritte in quefla Lingua cofe fottili , e importanti , e degne d effer lette , majfime perchè infino ad ora fi può dire l adolefceruga dì quefìa Lingua ( , perchè ognora fi fa piu elegante , e gentile • e potrebbe fa- cilmente nella gioventù , e adulta età fua venire ancora in maggior perfezione &c. Quella fua profezia fi è verificata finora, e maggiormente ancora potrà verificarli , quando gl’ Ingegni Italiani rivolgano lo itudio loro a fempre ■vrapofè intorno à ciò la dicitura di Cicerone , alla fentenza di Cicerone . Sovrapofe per antipoji non io quanto convenga alla purità , e alla proprietà dello itile ; quale è il iuolo e il fondamento delle altre virtù di quello , che alla purità, e proprietà fi lovrappongono . Il dire che Tullio nel parlare degli antichi non diceffe il fuo vero fentimento , e non parlaffe , come fi dice , di cuore è cofa calunniofa , e da Sofifta. A tempo di Lorenzo de’Medici ; che nel comento alle fue Rime dice , che fi poteva dire , che allora fuffe /’ adolefcenza di quefla lingua , fi coa.ofce , che non era per anco venuto , a chiarirli , come la cofa flava , lo che ha fatto ottimamente il Bembo , feguitato poi con tacito confenfo da tutta Italia ; ma forfè era un poco guaito iti quella parte dalle adulazioni di chi gli flava d’intorno , fecondo il iato de’ gran Signori ; o più tolto .feguiva il giudizio degli amici , cui l’amore fa fpeffo l’occhio ben fa-no vedere torto . Quel Giovanni Pico della Mirandola, detto con una appellazione d’un uccello più nobile , la Fenice degl’ ingegni , non dubiti) di dire in una fua Epiftola , ehc Dante effendo buono fidamente ne’ penfieri , e il Petrarca fidamente andandofene in parole , Lorenzo aveva unito nelle fue Rime , e 1’ uno e 1’ altro e tutt’ e due in quella forma fu-perato . E’1 Poliziano di quelle fue ftanze , delle quali non s’erano vedute a quel tempo le più ornate , e le più viltofe ,- credo che fi teneffe ; E che gli'(ludi delle feienze , e della lingua Latina , e Greca , che dopo tanti fecoli fotto quella Reai famiglia rilorfe , faceffero un poco-'(pregiare gli antichi noitri , che di tanta dottrina, e erudizione non erapo corredati ; E non fodero dopo que’gran lumi della Greca , e della Romana favella così peravven-tura letti , e aflàporati , e coltivati . Quantunque nel Poema del Poliziano intitolato il Baliatico , che ì Greci direbbero rpopa« ', ed egli in Latino fi compiacque di dire ; Nutricia , con molta Jode fa entrare que’ gloritìfi dell’ antichità , anche i noitri tre Maeftri fempre venerandi , a’ quali chi vuole fcrivere nel migliore idioma Italiano , cioè nel Tofcano , duopo è che ricorra . ' Nec tamen jiligerttm fraudarim hoc mùnere Dantem Per Stj/ga, per ¡iella: , mediique per ardua montis Pulckra Beatrici: fub Pirginis 'bra volantem ; Quique cupidineum repetit Petratcha triumphum q Et qui bifquinìs centùm argumcnta diebu: Pingiri, & obfcuri qui {emina monflrat amori: ; Unde. {ibi immenfc vemunt preconix -laudi: Ingenii: opibufque ptaens Flarentia mater .