Poesia	L i b. III.	g?
dere la Lingua Greca , e Latina , fe fofle lor badata la Volgar materna ( a ) ?
Nec levis ingenuas pettus colu'tjfe per artes Cura fit , & Linguai edidicijfe duas.
Non dovea certo edere purgato , e lodevole T ufato Volgar Linguaggio de’ Romani : altrimenti non fi farebbero da Tullio lodati sì fpeflo quegli Oratori , che fapevano favellar Latino . Fuit in Catulo ( dice egli nel Bruto ) fermo Latinus • qu<e laus dicendi non mediocrii ab Oratoribus plerifque negletta efì . E appreffo ragionando egli del vecchio M. Antonio , dice : che gli mancò la gloria di parlar pulitamente Latino, benché non parlaife molto corrottamente , come dovea fare il volgo . Dili-genter loquendi laude caruit ; neque tamen efl admodum inquinate loquutus. Ma più apertamente di tutti Quintiliano afferma nel cap. 6. lib. i., che il volgo Romano parlava barbaramente , e che perciò non fi dovea da effo prendere 1’ ufo del parlare , ma bensì dal confentimento de’ Letterati . Non fi quid ( fono fue parole ) vitìofe multis infederit , prò regala fermanti accipiendum erit . Nam , ( ut tranfeam quemadmodurn vulgo imperiti loquuntur ) tota feepe Tbeatra , & omnem Circi turbam exclamajfe barbare fcimus . Ego confuetudinem fermonis vocabo confenfum erudì forum . Fu ancor da un certo antico Zoilo riprefo quel yerfo di Virgilio : Die mìbi Damata , cujum pecui ? an Melibai ? quafi non fofle Latina parola , quel cujum. E la Satira fu da colui elprefl'a in quelli due verfi.
Die mìbi Damata , cujum pecui ? Anne Latinum ?
Non : verum JEgonts. Nojìri fic rute loquuntur .
Potrebbe parimente coll’.autorità, di Varrone, di Colutnella, di Vitru-vio , di Plauto , di Valerio Maflimo , d’ A. Gellio , e con altri palli di Cicerone confermarfi quella fentenza . Adunque il vero Linguaggio Latino era quello , che fi apprendeva non dalle balie , ma fi ufàva dalle perfone letterate , lafciandofi al volgo quell’ altro , che abbondava di barbarifmi , e folecifmi . Ed è ben da olfervarfi , che la Lingua Gramaticale , o fia degli eruditi , propriamente foleva chiamarfi Latina; e non fi diceva , che alcun parlaffe Latino , quando egli prima non avea ftudiata , ed apprefa la detta Lingua Gramaticale (A) . Ciò appare dalle riferite parole di Cicerone , altro non intendendo egli col dire Latine
[«] La Lingua, che apprendevano dalla balia , e dalla Madre i Romani ; non era Volgare materna ; in quel fentimen.ro , che noi diciamo Lingua Volgare la nofira , rifpetto alla Latina , che fon due Lingue «diverte ; ma era Lingua Latina della fina , e della buona ; ma che però a perfezionarli, e a far le maraviglie , che ella faceva negli Oratori , avea d’uopo di luftro, e di pulimento. Il Linguaggio Latino era tutt’uno , quel del Popolo , e quel de’ Letterati, ma i Letterati fi fervivano in euifa del Linguaggio avuto dal Popolo, che non parlavano , come il. Popolo .
( b ) E non fi diceva , che alcun par.lafle Latino , quando egli prima noti avea ftudiata , td apprefa la detta Lingua Gramaticale A Le Gentildonne Romane , che non andavano a fcuoia a imparare la lor Lingua, parlavano ottimamente Latino, con fervandone l’antica fch ¡ertezza e purità ; e parlavano fenza Audio la Lingua Gramaticale,