L i b. III. Poesia Pi» putazione dell’ Italico parlare ; e moftrando con ciò di credere, che oggidì per ifcrivere , e parlar con lode , fia non che utile , ancor neceffa- rio il copiare ( a ) affatto il Linguaggio di Dante , del Boccaccio , e degli altri vecchi ( b ) , benché' in molte cofe affai difpiacente agli orecchi , e alla leggiadria de’ moderni . Perciocché , fe diritto fi giudica , altra lode ( c ) non è dovuta a Dante , al Petrarca al Boccaccio, N 2 e a nella Fantafia, e nella vivezza delle efpreffioni, il Petrarca gentìliffimq, e teneriffimio ;. e. che quelli fieno Maeftri di Lingua impareggiabili , e a’quali non ne verranno , ne fien venuti de fienili ; che il Boccaccio fia il difertiffimus Italorum quot funi, quotque fuere, quotque poft aids erunt in ann'is, come nel Vfglietto poetico di R nfgraziamento dice all’Oratóre Tullio il Poeta Catullo, fieno tutte vificni; e che il Bembo, e il SaLqiati con tutta la grande fchiera degl’ Italiani loro . feguaci , e ammiratori e imitatori de’primi noftri da, tutto.il Mondo eternamente celebrati Autori , fi fieno ingannati , che non abbiano fatta giuliizia al loro fecolo , dovendo pigliare da quello le regole della Gramatica , e il bello itile , non da quell’antico e flantio 5 che la vera luce della verità'cortéfamente fi fia comunicata al Tefauro , al Palla-vicino, in quefti ultimi tempi. Io voglio creder tutto. Ma pure f’.univerfale de’dotti di quelli medefimi preferiti Secoli non si inganna , che quelli cercato ha Tempre di ftudiare, e