Poesia L i b. ìli. j3i fi 'dagli uni , condannandoli dagli altri moltilììme voci, e locuzioni praticate dal volgo , e adoperate dagli Scrittori . Per tal cagione l’Autore delle Nuove ojfervazioni dianzi da noi mentovato intitolò il fuo Libro Guerra Civile de' Franzefi ; e pofcia derile i tre più gravi Mae-firi di quella Lingua il Faugelas, il Menagio, e il P. Bouhours, paragonandoli a i tre ineforabili Giudici dell’ Intèrno, Eaco , Radamanto e Minos . »Noi Tappiamo ancora , che fono ben parecchi i Libri pubblicati da’ Franzefi contra il Vocabolario della loro Accademia , e contra quello dei Sign. Furetiere ; laonde non fa intenderfi, come fia sì perfetta quella Lingua (a) , di cui non è ancor certo il Alterna, e che da qualche Scrittore fi crede oggidì via più impoverita di vocaboli , ch’ella fi fofse ne’ tempi addietro . Oltre a ciò è noto, che alcuni Franzefi, e infin lo ftefso Genfore , confelsano finceramente , non poter la loro Lingua alzarfi alla maelìà , e fortuna dell’ Epico Poema ; anzi il Malerbe Autore sì ftimato in Francia diceva : che la Poefia Franzefe ( per difetto , come io m’ immagino , della Lingua ) non era propria che a far delle Canzonette popolari ; que la Poèfie Franpnfe n éroit propre que pour des chanfons , & des Faudevilles . Così afferma l’Abbate Menagio nelle Annotazioni da lui fatte all’ Opere dello fteffo Malerbe. Contuttociò , e con altre cole , che potrebbono conliderarfi e eh’ io voglio tralafciare , torno a dire , che non mi porrei a condannare con univerfali fentenze o la Lingua, o gli Scrittori della Francia e molto meno a dileggiarli ( h ) . Amo , e lìimo la prima , che ci’ha dato tante belle Opere , e che da me fi crede capace di cofe maggiori • di-flinguo pofcia i fecondi in buoni , e cattivi , ficcome fi dee fare eziandio in Italia , augurando a i cattivi migliore intelletto , e rallegrandomi co’ buoni per la lor fortuna , e virtù : Molto però più amo , e venero la Nazion Franzefe , perchè univerfalmente 1’ Idioma Italiano’ è amato ed apprezzato in Francia . Nè fi fanno già fcrupolo que’ valentuomini di confelfar l’obbligazione, che ha la lor Lingua alla noltra; e un certo Autore, che pubblicò 1’An. 1Ò73. un Libro intitolato: De ìa connoijfance des hons Livres , nel cap. 4. ove tratta della maniera di ben parlare, e fcri-vere nella Lingua Franzefe , favella in tal guifa : Dappoiché gl’ Italiani furono ricevuti in Francia /otto i Re Carlo FUI. Ludovico XIL Francefco I. e Arrigo II. ejfi fecero cangiar la Lingua Frangefe piu d'un terzo . Truovafi pu- ( a ) Se la Lingua Franzefe fi argumenta , che non fia perfetta, perchè non è certo ancor di quella il Siiiema, e vi ha delle guerre fopra di quella ; fi potrà dire , che nè anche la lingua Italiana fia nel noftro tempo perfetta , mentre altri col rifuÍGÍtare contra ella le dette, e ridette, e tante volte rigettate opinioni, fa effere il fiftema di quella non ancor certo , e ficuro; ma vacillare, e fluttuare continuamente. ( b ) L’ Autore raoftra il fuo buono coftume eoi non voler dare fentenze univerfali , e diffinitive fopra la lingua Franzefe, e fopra gli Scrittori di quella , e molto meno dileggiarli. Símil coftume defidererei alcuna volta , che egli fervaffe fopra la noftra , e fopra i noflri più accreditati Scrittori, cofa che non fecero fu ’1 povero Petrarca i Modenefi famofi critici Taffo-ni, e Caflelvetro •