P O È S I A L r B. IIL 0/ nè fcriverè tutti i vocaboli d' Italia , nè penfarono tutti quegli infiniti , e varj concetti , che poteano cadere in mente di loro ftellì , non che di tutti gli altri uomini dopo loro nati, e che hanno da nafcere . E di fatto ci fa fperar la medefnna Accademia un’altro Vocabolario affai più ricco , e più copioio degli ftampati finora , conofcendo effa , che non fon peranche adunate in un corpo tutte le ricchezze della noltra Lingua. Ragion dunque vuole , che s’ ami, itimi , e lodi la diligenza , e fatica della dottiffima Accademia della Grufca , ficccme quella , che ficura-mente è il miglior Tribunale dell’ Italica Favella . Dee parimente defide-rarfi , che tutti gl’ Italiani , amanti delle lettere ( a ) gareggino con elfo lei nel maggiormente coltivare, nobilitare, ed arricchir quella Lingua. E tale lenza dubbio è il defiderio di lei . Che le in quegli eruditi Accademici pur volelfe cercarfi qualche cofa da riprendere , altro per avventura non fi potrebbe notare in elfi , che la foverchia Modeltia . Imperciocché per folo eccello dL quella Virtù ( b ) egli non vogliono conofcere il valor proprio , e fi fanno a credere , che 1’ Italiana Favella fia men perfetta, men pura, e meno (limabile ne’tempi noltri, paragonata a quella, che s’ ufava nel fecolo quattordicelimo, appellato” perciò da loro il Secolo c? Oro. Ma potevano per mio credere il Cavalier Salviati, e gli altri, che compilarono il Vocabolario sì vecchio , come nuovo della Crulca , elfere meno modelli , ed aver migliore opinione del fecolo , in cui viveano . Si ha bensì da commendare il merito degli antichi ; ma non fi dee , per innalzar quegli , abbalfare , ed avvilire il pregio de’ moderni . Poiché ben pelandoli la gloria degli uni , e gli altri, fi può di leggieri comprendere, Della Perfetta Poefta . N che ( a ) Dee pure deftderarji , che tutti gl’ Italiani , amanti delle Lettere , gareggino con ejfo lei ( 1’ Accademia della Crufca ) nel maggiormente coltivare , nobilitare , ed arricchir que-fla Lingua. ) Ma fia la gara nel comporre, e nel fuperarfi nella gloria dello fcnvere . ’Aj«e-fi) f’ spu nS't-TSpoTo'itrir , per parlare con Efiodo . Quella è la buona lite , P emula ione nel comporre in volgare Italiano , e nel divenire in quello eccellenti . Poco importa il nome . La Lingua Latina è detta dal Lazio , in cui già fi parlava . L’ Italiano , il Franzefe , lo ¿tagliuolo , il. Tedcfco , il Fiammingo , P Olandefe , P Inglele , lo Scozzefe , il Danefe , ¡[„Polacco fe la fa fua ; e così è comune , ed è polla in mezzo a tutti ; e chi bene in elfa fcrive , colui fe P appropria. Per quefla via ( cioè col pregio delle loro fcritture ) di torcere la maggioranza amo ¡Indiato i migliori , dice il Salviati negli Avvertimenti Lib. 2. ( b ) E’ flato fempre Polito , che i Gramatici [pongano gli antichi , e di quelli fac-cian più conto , che de ¡ moderni ancorché famofi : laonde fu notato Quinto Cecilio Liberto Gramatico , il quale oriundo d’ Epiro , non ottante inlegnava i-,n fatino , non come gli altri in Greco , eh’ egli leggelfe 1 Poeti moderni , e fpiegaffe Vergilio . Di lui parla Svetonio de illujlribus Grammaticis , dicendo Primus dicilur Latine ex tempore di/putajje , primufque Virgilium , & alice Poetar novos perlegerc ( leggo pralegere ) ccepifle : quod etiam Domitii Marfi verficulus indicai : Epirota tenellorum mitricula vatum . che è un verfo minchionatorio, quafi faceffe una cola, che non convenilfe. L’ uilbanefe Mejfer , de’ tenerini , Poeti msfchinetta allevatrice, z Veggianfì gli antichi Gramatici Latini , ancora de’ tempi più baffi . Non citano fe, non gli àntichiffimi . Vanno alla prima Pòrgente . Non degnano i Vnoder.ni . Non per modeftia adunque foverchia il fecero i nollri ; ma perchè così era il dovere , e perchè avevano quei, motivi di farlo , che fi fon detti . • ,