Poesia Lib. HI. 45? a»li uditori una paffione , che vien loro dipinta , non come una debolezza umana, ma come una Virtù -? Q_uindi è, che prudentemente il me-defimo Autore dopo aver conceduto al Teatro gli Amori, dopo efìerfi contentato , che gli Eroi fi fingano innamorati , vuole che 1’ Amor loro confervi la gravità , nè s’intenerifca al pari del Paftorale, e del Koman-zefco ; e che fpejfo combattuto da i rimorfi comparifca una debolezza, non una virtù.. Et que F amour fouvent de remors combattu Paroijfe une foiblejfc , & non une verta , Colle quali parole tacitamente fenza dubbio furono da lui condannati alcuni fuoi Nazionali, che nelle Tragedie difavvedutaménte conducono la gente all’ effemminatezza, e perfuadono gli Amori col rapprefentarli sì dilettevoli, sì teneri, e sì proprj di tutti gli uomini grandi . Aggiungafi finalmente , che il bailo Amore non ha quell’ aria di gravità, e maeità , che richiedefi dalla Tragedia. Egli con feco porta un non fo che di ridicolo , di piacevole , di puerile , e in fontina un tal’ abito , che non fi convien molto alla ferietà della Tragedia, nè alla gravità degli Eroi. Perciò gli antichi lo permifero di buona voglia alla Commedia , non 1’ ubarono nelle Tragedie. Da quelle fi vuol’ inipirare nel popolo il terrore , la compaifione , 1’ amor delle azioni Eroiche , e virtuofe , e 1’ abborrimento de’Vizj, e delle altre umane leggerezze. Ciò non otterrà la Tragedia piena d’ Amori , di ragionamenti teneriiììmi , e di lezioni amorofe ; nè per mezzo d’ ella rifvegliaranfi nel cuore degli Spettatori que’ fani affètti, che per purgare gli animi fi ricercano ne’ componimenti Tragici. Della Commedia poi non fono men’ evidenti , anzi fon più danhofi al tempo noftro i difetti .. In Italia non fenza vergogna s’ è per poco fpento affatto il coftnme di comporle in verfi , da che fi è in effe introdotta la mefcolanza di tanti Dialetti della Lingua Italiana. A me già non difpia-ce l’ufo di quelli, ma folamente la fua confeguenza , cioè il doverli perciò far la Commedia tutta in profa ; perciocché non fi fa poi dagli Autori porre in verfi una Babilonia (zz) di tanti , e sì differenti linguaggi. Sarebbe nulladimeno affai comportabile quella Commedia profaica, fe tan-t!> non peccaffe contro alle Regole principali del buon Teatro . Confitte Oggidì non poca parte di quelle Commedie in atti buffonefchi, e in idonei intrecci , anzi viluppi di azioni ridicole , in cui non troviamo un briciolo di quel Verifimile, che è tanto neceffario alla Favola. Effendofi dato il Teatro in mano di gente ignorante , quella pone tutta la fua cura in far ridere ; ed altra maniera , come dianzi dicemmo , non han colloro per ciò confeguire, che 1’ ufar’ Equivochi laidi , e poco onetti , il far degli atteggiamenti giocoli, delle beffe , de’ travellimenti, e fomiglianti buffone- Della Perfetta Poefia. G rie, (zr) Babilonia .. ) L’ idiotifmo Fiorentino , BabbiHonìa . Ma ciò fia per non detto , che quella il Muzio appellerebbe in fuo linguaggio Fioxentinaria ■; e Babilonia è buono.