YOfi L A • P A G È' 237. Ma il' rlmètterfi non ha fcufa,nè di fortuna, nè di violenza, e dàir* te del nimicò'; e deriva intieramente da chi fi rimette , il quale non‘perciò può- diftinguere perdita di-vita, e perdita di querela ; ed alla fola viltà s’ at* tribuifce il fuo voler piu tofto darft all’arbitrio altrui, che potrebb’ effere in* grufto, dond’ egli rimaneffe aggravato per termini irragionevoli ed ignorai-moli, ’ che il voler cercare-pàce onorata ,-ó giuda guerra- " , ' , - ? 238. ' La terza ragione è, che chi s’arrende per viltà, ha l’uno atto della: fortezza in fuo favore, che.e d’intraprendere iraprefa bellicofa, perchè almeno andò armatamente, ed aifaltò V awerfario ; 1’ altro atto, che e di refi-fiere-, che in vero è il più impattante, gli venne a mancare, poiché non dette in propofito. Ma il rimetterli è privo totalmente dell’uno , e dell’altro atto della fortezza , ed è perciò di maggior viltà . Sicché è da concludere., che fe 1-arrènde rii è tanto abbonito,, molto più dovrà eiferé sirimetterfi» £' quello è quanto a chi fr rimette . 23p. Quanto a chi cerca, che ih lui, fia fatta remiffione, dico che fimil* niente vi è errore ; perciocché'quando fi vuole maggior medicina di quello^ che convenga , nons’alleggerifce, ma s’aggrava l’infermità ; nè può'edere offe-fa, che tu ricevi cosà grave , che vi. bifógni la remiffione. Adunque tu Tempre in ogni còfa ti farai-{dannò con Taccettare, che altri in te fi rimetta., 2140. Pruovo,' che quello rimedio fia maggior del male; perchè prefup-pongafi, che contrailgiufto, e con brutto modo tu fia fiato ferito., quella opera dell’offenfore è• in fe trilla; ma yi è la riparazione del dare una fatisfazione equivalente , perchè come colui fece opera ria a offenderti., donde tu folli-ingiuriato, così potrà con la fua confeifione levar l’ingiuria. Ma fe fi rimette ,'cade in un’altra operazione obbrobriosi , e. fa più di quello, che ricerca ilìtuo bifogno •241’Segue pariménte, che tu faccia contrai! dovere, volendo maggior fatisfazione di quella, che ti bifogni ; e farebbe, come fe ti foffe rubata, una tua; velia, e che volefii' dal ladro non folo la tua, ma la fua ancora. 242. Oìtijc di' ciò quella- è una indignità, sì- perche fi moftra, che s abbia avuto briga con un infame, come anche perchè fi tollera, che poiché è .tale., venga a trattare con noi. . ■ - -- 243. Si fa ancora'cosà impropria , perciocché o darai 0 non darai al rimeffo in te . Se gii darai -, quello farà atto crudele y ' ancora. che vi fia quel detto : » - •' ‘ -Fu /eco cortcjia / ej/er Villane. - • ' 1 perche fi parlava dei 'non far"benefizio ad un* anima dannata,,., fe ben glien era fiata fatta la promeffiòné.’Se nóhgli darai; parendoti che 'non s fia da dargli , fuperbia, e vanità farà fiata la tua-a ufarc quella oftentaziona 244. Mi 'dipenderai col -ritorcere fi argomento;- o-gli dia, o non «gli dìa , tutto é»’buono ;. perchè fe gli- dò ,, ufo f arto della giuftizia, effètti do cola certa, che i rifentimenti o fono per icarieo-, si io fono caricato) 0 per cafttgo, s’ io fono ingiuriato; e cosà vengo ad efercitare operai ne grafia- Se hon gli ¿0; faccio eonofcere, che l’animo mio- è'benigno^ ' Poi'