——■ -." Di Lodovico A n t o n i o • M.u r a t o r i* 53 affermano, o negano; e che intendano bene i termini, e ’lfenfo dell’ interrogazióne, che loro è fatta. Similmente fi farà capitale affai de’ Teftimonj , che dipongono d’ aver colle proprie orecchie udito o co’ proprj occhi veduto ciò che affermano. Ma non molto vaierà il detto di colui, che foiamente creda, o porti opinione di qualche cofa, fenza faperla bene, o fenza-averla effo udita, o veduta. Dalie parole di quell;’ ultimo fi caverà bensì un’ efficace indizio, ma-non una vigorofa Pruova. Che fe ugual numero di Teftimonj ufciffe in campo da ambedue le parti, e quelli foffero egualmente degni di fede : niuna delle parti ne trarrà, vantàggio. Ma sì ne trarrà quella: che avrà in fuo favore Teftimonj piu di numero, e più idonei, e più degni di fede, come i Nobili ili paragon de’ plebei i ricchi in comparazione de’ poveri’, potendoli di leggieri prefumere , che quelli ultimi lì fieno lafciati corrompere con danaro a cagione della lor povertà. 7. Vengo ora alla seconda ipezie delle Eruove proprie ,-ei-oè >alle Scittu-re, fotto cui fi contengono tanto le pubbliche , ed autentiche, quanto le private, come .gl’.Inllrumenti, le fedi giurate, le lettere , i biglietti, i cartelli, i libri, ed altri fini ili’Atti regi-ftrati in carte, o membrane . Speffo può la morta voce di quelli fomminiftrare una Pruova certa, e forte,più ancora della viva de’ Teftimonj. Pongali che Tiberio nieghi d’ aver tentata la morte di Jacopo, o d’ avergli tramate infidie, o d’ averlo sfidato, o* voluto far cadere, fia da qualche grado, fià dalla grazia del Principe, ~ Ai nirflr v!nnT□ 7innp o d’ effernli debitore di certo da- copo provare il contrario, e convincere r awwwuu wij*» zo qualche Scrittura, lettera -, fatira, ed inftrumento, in cui non per mano c i Tiberio, o d’altrui, ma per commeffione di Tiberio, fia notata la proporzione, che coftui niega. E tuttoché quella Scrittura efpreffamente non, la notaffe, purché ciò fi poffa comodamente, e verifimimiente argonen tare, né rifulterà un robufto fondamento di credere piu all accia A 1 Jacopo, che alla negativa dell’ altro. Solamente noi potremo o pen eie o diminuire , o abbattere la forza di fimili Pruove col negare, c e e cri ture prodotte centra di noi fieno formate di nollra mano, o pei no ra commeffione, obbligando 1’ avverfario a provarlo; o col ren ere o pe a la loro autorità, anzi provando che fieno finte; o col dichiarare i ma niera diverfà dalla mente dell’ avverfario i fenfi, e le parole contenu e r quelle Scritture; o col provare in altre g.uife,, che noi con e e non a biamo intefo di obbligarci, o d’ offendere, o d ingiuriare altiui. 8. La pubblica voce, e Fama, cioè la terza fra le Pruove.prepw, lei-ve aneli’ effa di pruova, non già piena, ma di qualche pefo pei re il Giudice a creder vera una cola; falvoche fe foffe controver ia fatto anticoped eccedente la memoria de gli-uomini, o di coia^ 1 ? momento, o di poco pregiudizio, o che di fua natura non può c mete provarli, come I’ effere figliuolo di tal padre, ne quali ca ì a ~ ma farà una gagliardiffima, e piena pruova. Ne’proceffi Privati, e^_