Uj ' L A ; ? A C E prefo una cofa per un’altra, ola collera f aveife fatto prevaricare : fi direbbe dipoi, che approvando il fallo commeiTo, la fuà foffe fiata fin da principio fina ma-la intenzione, e, che "allora foffe una iniquità. Sicché nafcendo la dif-colpa noftra dai far certo ognuno, che il noftro animo non fiafiato, nè fia cattivo ( perchè altrimenti non fareffimo più uomini d’onore ) bifogna avvertire , che altri col voler comprobare una cofa ingiufta, l'a ove era in fua potefta il ritrattarla, come lontana da ogni fuo pensiero, non fi governi così inavvedutamente, che fuori di propofito, e eontra il dovere, e con difonor fuo fi fcuopra di natura malvagio, nè anche perciò confeguifca l’intento fuo, che è di difendere quello $ che ha detto. Perciocché l’impugnare il vero evidente in pregiudizio dell’ onore altrui, effere cofa non folo di maligna volontà , ma anche di -riufcita impoifibile. Che ove la verità è notoria, è maligniti il non volere accettarla per non reintegrare chi. è offefo ingiuftamen« te, ed il cercare di foperchiarla è una impoffibfiità. Sicché se prima fu errore, ma liève, il-moverfi poco eircofpettamente ,,e molto ¿ratamente a ufar parole ingiuriofe verfo Marco , e che anche dir fi poffa , che fintili falli ap-pQrtino non intieramente buona riputazione-, il. volere, poiché la verità è chiara, affermare ancora le parole ifteffe-, per rifpetto dell’animo maligno è una triftizia, e per rifpetto del non poterli mantenere effe parole, è una pazzia.E così chi in tal cafo s oftina duramente contra-il-ben proprio per far quello che non può à ingiufto danno altrui, di pòco accorto fi fa pazzo, e di molto collerico fi fa- trillo ; e per non (offerire di reftare alquanto intaccato nella riputazione, la quale fuol’alterarfi dal più al meno nelle azioni, fenza che perdiamo l’onore, viene a reftare difònorato. - ‘255. Per più ftringerlo gli chiederebbe, che cofa penfaffe di fate - perchè non volendo annullar le parole, che avea-fietto, e reftando però mentito, bi-fognava che confideraffe, che nonpotea rimanere di quella maniera, e che era in obbligo di. torli, da doffq quél-carico. .Farlo per fcritture, o per altra via civile, effere impoffibfie, còme gli avea detto di fopra, poiché conftava la verità eontra di lui#'Farlo per via dell’arme, non convenirli, per non effere la querela combattibile per quel rifpetto medefimo del conftare la verità; e pollo che-fi metteffe in nuova quiftione, e delle anche molte ferite si nimico , non poter però farfi, che non reftaffe fi mentito. Levarfi la Mentita o con la lingua del mentitore in crii ambigui quanto al fatto, & in cafi chiari quanto all’ intenzione; 0 con-la chiarezza del'fatto, la.quale in quello cafo non' toglie la Mentita, ma per contrario la. fa valida. E perciò non effervi altro partito, se non che il mentitore, conofeiutafi la verità, e levate le parole promoffe da falfo riporto, che 1-ingiuriavano, levi la mentita. Che peti fi-a quello, che dira il Mondo di lui-, che avendo potuto onorata-mente (caricarli della Mentita, abbia voluto reftare mentito difonorata-mente. ' ’ . .....- . ’ - 25Ò. Quefto difeorfo farebbe in fògge tto d ella Mentita , che dicemmo ef-fere il primo capo dell offefa. Ma prima che venire al fecondo, che ha riguardo alla ferita, perfuafo che avelie Lucio circa il detto primo capono alme-