Introddz’oné ALit Paci Private carità, che abbiamo miglior opinione di quel Ceffo .» Che fe al Tribunal Dpnnefco nè pure piaceffe la prima ragione da me prodotta, che certo e molto mera dura di quell’ altra : noi. foggiugneremo per non irritare lo ideano altrui, che fon ributtate le femmine dal teftimomare, folamente per cagione della loro oneftàT acciocché non s’abbiano da mifchiar troppo negli affarir e ìielle adunanze degli uomini, La qual ragione fe per avventura a noftri giorni non pareffe molto gagliarda , tale forfè fu al tempo de’ primi Legislatori.- Contuttociò trattandofi di far teftimonianza nelle li- ti private , noi non difprezzeremo le femminili atteftazionipurché non fi polla dubitare della-pubblica oneftà , e del Cenno di quelli non mafchi teftimonj ' e molto più‘ne faremo cafo , ove la Nobiltà folle congiunta all’ altre due doti . - ■ - - e ■ ' • /,• ' - ; - 5. finalmente moltiffimi fon coloro, che non hanno la qualità di Telli-monj idonei, perchè poffono trar comodo, onore, ed utiltà dalla loro tefti-monianza. Tali fono i fervidori, i famigliari, i partigiani, i parenti, i compagni, gli avvocati i tutori, gli amicigl’ innamorati, dell’ una parte , fenza effere ancor tali, ed egualmente tali dell’ altra ; ovvero i poco amorevoli , 0 nimici del! una parte , e amici solo dell’ altra. In coftoro noi prefumiamo, che non fi poffa trovare con ficur,ezza la verità, perocché probabilmente vorranno per quanto ira loro permeilo , e anche fenza avvederfene, aiutar la parte amica, 0 nuocere alla contraria. Tuttavia nè pure a fintili Teftimonj fi dee negar fede, quando fieno provveduti d’una ben nota pietà, e bontà di coftunii, e conofciuti per uomini d’ Onore, e zelanti del Vero. Allora cella affatto, 0 quafi affatto, in efli la fufpizio-ne di parzialità, o menzogna, e molto più fe fi tratta di difendere un reo?, di provar 1’ innocenza d’ alcuno, e di aiutar la concordia. Si ammettono parimente, e fanno pruova quelli inabili Teftimonj, fe la contro-verfia non è di gran rilievo, oè di cofe occulte, e difficili a provarli, o fe la loro teftimonianza fi accorda con quella d’ un’ altro Teftimonio degno di fede ; e crefce il pelo delia loro anellazione, ove fièno molti di numero, e concordino tutti nella medefima fentenza. d. E appunto quella concordia de Teftimonj in affermare, o negare una ftena cofa, e fempie neceffaria, a fin di formare, una forte, e le°ittima Pruova. Altrimenti non daremo fede a fior detti, perchè l’uno diftrtmge 1’ altro, quando fon contrarie, e notabilmente diverfe,ed incollanti le loro deposizioni. E dico notabilmente diverfe, poiché quando la difcrepanza con-fiftefle in poco, o non foffe intorno alle cofe foftanziali, o a qualche rilevante^ Qualità, come di Luogo, o di Tempo, npn rimarremo per quello di credere alla teftimonianza loro. Anzi per quanto fi può dobbiamo ri- dJirV ^COrdiaÀe ^r° Par<>le> nè favillare, nèfofifticar troppo intorno ad effe. Oltre, a ciò al pan delle Confeffiom dell’ avverfario, fi • richiede che fieno pure , chiare determinate , non equivoche, non ofcure , nonin-venfimih, e nfpofte de’ Teftimonj; e che feififcano precifamente e ma-fellamente Muffitone loropropofta; e eh’ affi alleghino^ ragione dìquanto affer-