LIBRO CXL. 137 di Avila, e di Burgos, e avendo'trovati i popoli difpófti ad entrare ne’lorofen- Alfonfo é timenti fecero proclamar 1’ Infante Re di Gattiglia fotro nome di Alfonfo XII. ° Quella nuova fu portata al Re Enrico, il qual era a Siviglia fenza danaro, fenza ft.glia. truppe, e fenz’ amici. Egli fi ritirò a Salamanca con la Reina e la Principefla del- An. le Afturies . Intanto i congiurati conduffero il giovane Re ad Avila, e in una gran f ”,a"'s. pianura, eh’ era alle porte della città, fecero formare un vatto teatro, fopra il quale rapprefentarono 1’ effigie del Re Enrico in abito di duolo con la corona fopra la tetta, Io feettro Ila mano diritta, la man di giuftizia nella finiftra, e la fpada reale collocata dinanzi a lui. Si portarono poi tutti in quella piazza avendo il giovane Re alla lor tetta. Si lette ad alta voce un atto, il quale conteneva quattro capi di accufa contra Enrico, e lo dichiarava decaduto dal trono . Al primo articolo della fuppofizione dell’infanta Giovanna 1’Arcivefcovo di Toledo levò di capo all’effigie di Enrico la corona reale; al fecondo della dichiarazione dell’ infanta Giovanna di Principefla dell’ Afturies, il Conte di Piacenza gli levò la mano di giuftizia ; al terzo concernente le cariche dello ftato conferite a foggetti indegni, il Conte di Benavant gli ttrappò il feettro ; finalmente al quarto dell’ alleanza contratta co’ Mori, Diego di Stunica rovefeiò dal trono l’effigie . Allora i Signori prefero fopra le loro fpalle il giovane Re, lo proclamarono di nuovo a fuon di trombe, ed a bandiere fpiegate, e lo collocarono fui trono. Ogn’uno venne a baciargli la mano . Tutto ciò fegui il dì 5. Giugno 1465. Intanto il Re Enrico raunò truppe da tutte le parti, e avendone fatta la ratte- Jx gna trovò la fua armata di cento mille uomini, poco agguerriti invero, mafor- ji Re£nr;. midabili almeno pel loro gran numero . I congiurati avevano attediato Simanca, co fiftabUì. e il Re attediava Valladolid, ed ebbe una conferenza nella campagna vicina col aCfFari.u°l Marchefedi Villena capo della confpirazione. Quefto promife tutto, ma nulla An. 1465-. efeguì. Si fece intendere al Re Enrico, che fe congedafle le fue truppe, lafazio- Z,'o ne fqbito fi diffiderebbe, e che il giovane Principe Alfonfo co’Signori, li quali lo foftenevano, rientrerebbono inceffantemente nel loro dovere. Onde Iicenzia-ronfi le truppe da una parte, e dall’ altra, e il Re colmò di prefenti e grazie i principali confederati. Il giovane Re Alfonfo annojavafi di effiere come prigione nel mezzo di que’Signori, e penfava ritirarli pretto al Re fuo fratello. I congiurati minacciaronlo di farlo perir di veleno . Onde ricominciò la guerra ; ma il Re Enrico non cercando che il ripofo, afcoltò nuove propofizioni fattegli da Enrico di Villena. Egli s’impegnò di far abbandonare da Alfonfo il titolo di Re , e di ricondurre i confederati all’ ubbidienza di Enrico a condizione, che il Re bandirebbe dalla corte il Duca di Albuberque, eilVefcovo diCalagorra, e che accorderebbe in matrimonio l’infante Tabella al gran Maftro di Calatrava fratello del Marchefe di Villena . Il Re accordò tutto, e mandò a Roma per dimandar dif-penfa dei voti del gran Maftro ; ma quelli morì al principio dell’anno 1466. men-tr’ era in viaggio per celebrare l’accordato matrimonio. La guerra per tanto ricominciò piu forte, che prima. . Il Re Enrico avendo ordinato a Giovanni di Velafco Conteftabile di Caftiglia x. di arrifehiar la battaglia, ella fi diede a Olmedo il dì 13. A gotto . Si combattè tut- di to il giorno, e li due partiti fi attribuirono la vittoria . Ma ciò, che prova, che Anm^“7' fi partito dei congiurati riportò il vantaggio, fi è, ch’egli s’impoffiefsò di Se- Maria*. jgovia, ov’erala Reina con l’infanta forella di Alfonfo. La Reina non ebbe 13 c- ,0 T che