PRESENTAZIONE Caduta ormai la grande illusione di uno sviluppo sempre crescente ed illimitato dei compiti dello Stato, si assiste oggi alla riconsiderazione delle «virtù» di rilevanza collettiva presenti nella sfera privata, spesso ignorate dalla radicata credenza che in essa non siano rintracciabili motivazioni ed interessi diversi da quelli dell'utilità individuale. Rovesciando il famoso detto di Mandeville, si potrebbe dire che la crisi del welfare state rende la realizzazione del benessere collettivo sempre più connessa al riconoscimento e al rafforzamento delle «virtù» private. Il recente sviluppo di un settore di organizzazioni formalmente private ma senza finalità di lucro e perseguenti obiettivi collettivi sembra offrire sostegno a questa ipotesi. Al tempo stesso apre però nuovi interrogativi sulla possibilità di instaurare un raccordo efficace tra queste organizzazioni e le politiche pubbliche di welfare. Lo scopo non è soltanto di evitare sprechi e dispersioni, ma anche di verificare se un rapporto tra pubblico e privato non più fondato sulla commistione e la reciproca supplenza possa innescare un miglioramento complessivo del nostro sistema di welfare. Il contributo delle organizzazioni non profit può essere rilevante sia sul piano dell'efficienza e dell'efficacia dei servizi rivolti alla popolazione, sia sul piano dell'allargamento della partecipazione dei cittadini alla realizzazione del bene comune. Al tempo stesso non è però esente da limiti, derivanti dal carattere intrinsecamente particolaristico e discrezionale della loro attività. Per entrambi i motivi il coinvolgimento di queste organizzazioni nel sistema di welfare richiede un'attenta regolazione da parte dell'autorità pubblica; essa da un lato deve evitare l'influenza degli interessi del mercato economico e del mercato politico, attribuendo al settore un profilo giuridico chiaro e garante dell'indipendenza delle organizzazioni che ne fanno parte; dall'altro deve valorizzarne l'azione senza incorrere in pratiche assistenziali o clientelari e, soprattutto, senza perdere di vista l'obiettivo di rendere più eguali le condizioni di vita e le chance dei cittadini. Lungi quindi dal richiedere «meno Stato», la crescita delle organizzazioni non profit esige lo sviluppo di una nuova politica pubblica, meno preoccupata di gestire autoritativamente o di ricondurre a sé ogni espressione della società civile, e più capace invece di raccor- 9